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Giovedì, 25 Aprile 2024
Politica

Il Pd e le larghe intese: governo a rischio dopo il congresso?

Dopo gli affondi di Renzi e dei renziani è la volta di Cuperlo e l'area dalemiana del Pd. Epifani e Letta proveranno a fare i pompieri ma il governo, a sinistra, è appeso a un filo

“Sarebbe un atto di sensibilità sotto il profilo istituzionale se, a fronte degli eventi di questi giorni, il ministro Alfano scegliesse di rimettere le sue deleghe nelle mani del presidente del Consiglio”. Così Gianni Cuperlo, candidato alla segreteria del Pd in area D’Alema (per tutti fuorché per il diretto interessato). Dopo Renzi e i renziani, Cuperlo e i dalemiani. Insomma cresce e si allarga l’insofferenza a sinistra sul caso Shalabayeva. Parliamoci chiaro: se la vicenda Ablyazov fosse scoppiata in Francia o in Germania, i ministri dell’Interno e degli Esteri sarebbero già con le valigie in mano. Cosa che sarebbe successa anche in Italia, se non fosse per le larghe intese. Si perché la via maestra, l’ipotesi A, sarebbe percorribile solo se il Parlamento fosse governato da un'unica maggioranza. Qui invece i colori a capo della faccenda sono due, e non si accostano neppure troppo bene. E allora l’ipotesi B: il caso Alfano che prende le fattezze di una crisi di governo bella e buona. Se arrivasse una sfiducia politica il ‘governissimo’, infatti, la durata del governo si limiterebbe ai saluti e ai titoli di coda.

Strana davvero la vita di Enrico Letta che a questo punto rischia di passare alla storia come il premier appeso per antonomasia: prima le minacce sull’Imu, poi le vicende giudiziarie di Silvio Berlusconi e ora la patata rovente Alfano. Se prima tuttavia le turbolenze sono sempre arrivate da destra, con qualche pallida controreazione sulla sponda sinistra, stavolta la bufera sopraggiunge dal Partito democratico. La prima scossa telluriche, bella decisa, è arrivata ieri da Renzi: “Letta vada in aula e prenda posizione lui su Alfano, se le sue parole lo hanno convinto o meno”. Un minuto dopo la presa di posizione del sindaco, il ‘tana libera tutti’ dentro al Pd. Il solito copione: Renzi e i suoi a martellare Letta, il ‘sindacato’ interno Bersani - Franceschini (inevitabilmente Letta) ad accusare il ‘rottamatore’ di voler minare la vita del governo. Roba già vista.

Fino a questa mattina quando la fronda avviata da Renzi si è pericolosamente allargata. Questione di coscienza, non c’è dubbio, ma soprattutto vicende politiche. Quelle legate alla segreteria dei democratici, messa ‘all’asta’ da qui al prossimo inverno. E qualcuno a Largo del Nazareno, qualcuno dell’apparato, si deve essere accorto che le posizioni di ‘Matteo’ cominciano ad essere ‘pericolosamente’ aderenti con il sentire della base. In pillole: la cassazione rimanda Berlusconi al 30 luglio, il Pd avalla la sospensione dei lavori del Parlamento. A dir di no, Renzi e diverse migliaia di iscritti del Pd. Cosa che matematicamente si è ripetuta nel caso Shalabayeva. Il Pd zitto, Letta a sperare che le ferie arrivino presto, Renzi che piccona e prova a diventare primo ministro in autunno.

Ma stavolta il colpo di scena. Un altro big del partito, magari suo avversario alla corsa per la segretria, gli va dietro: “E’ stata una ricostruzione largamente insoddisfacente – sottolinea Cuperlo su Rai Tre – . Siamo di fronte ad un fatto gravissimo, di gravità enorme. Parliamo del rispetto dei diritti umani fondamentali e il nostro Paese ha una macchia che l'Europa guarda con grande allarme e preoccupazione”. E ancora: “Abbiamo ceduto una quota della nostra sovranità nazionale, di un grande paese democratico dell'Europa, ad un regime autoritario, ad una dittatura che viola sistematicamente i diritti umani si è determinato un vulnus, una ferita e che noi non possiamo ritenere conclusa con le dichiarazioni, rese ieri in Parlamento, dal ministro dell'Interno”.

DIMISSIONI – Se Cuperlo alza l’asticella dell’insofferenza, Renzi è lesto ad andargli dietro. O chi per lui, come il senatore in area ‘rottamatore’ Stefano Lepri, che assieme ad altro 12 colleghi chiederanno “al Pd di sostenere la richiesta di dimissioni del ministro Alfano”. Per questo il vertice interno sul tema, si preannuncia infuocato. Da Repubblica.it:

“L’assemblea, a cui dovrebbe partecipare anche Guglielmo Epifani, deve decidere la linea da tenere in vista del voto sulla mozione di sfiducia delle opposizioni nei confronti di Angelino Alfano, fissato per venerdì a palazzo Madama. Mozione che verrà votata solo al Senato e non alla Camera. E alla quale sarà presente anche il premier Enrico Letta”.

Epifani, Letta proveranno a ricucire lo strappo ma la partita è tutta in salita. Il rischio di spaccatura interna è davvero sopra i limiti di guardia. A darne misura ci ha pensato Davide Zoggia, responsabile nazionale Organizzazione del Pd: “L’alleanza con il Pdl per noi è complicata; l’abbiamo fatto nella cornice del discorso del Presidente della Repubblica per far uscire il paese dalla crisi”, tuttavia “la situazione è complessa e va gestita in modo unitario. Immagino che Letta sappia benissimo quello che deve fare. Aspettiamo le prossime ore”.

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