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Sabato, 1 Aprile 2023
Politica

Sì alle stepchild adoption, la Cassazione supera la politica

I giudici della Suprema Corte vanno oltre la legge Cirinnà sulle unioni civili. Uno dei due partner potrà adottare il figlio biologico del convivente ma con dei limiti: ne sarà solo il "genitore sociale"

Una sentenza fondamentale quella che la Corte di Cassazione ha protocollato con il numero 12962/16. La Suprema Corte ha stabilito in via definitiva la liceità della "stepchild adoption" che potrà essere accolta dai tribunali quando in una coppia gay uno dei due partner vorrà "adottare" il figlio biologico del convivente.

La giurisprudenza va oltre la legge sulle unioni civili approvata un mese fa dal parlamento, e che proprio sulla normativa della "stepchild adoption" aveva visto una delle battaglie più infuocate proprio all'interno della stessa maggioranza: l'istituto venne stralciato e poi archiviato dal testo approvato dalle Camere nella legge Cirinnà sulle unioni civili a causa della contrarietà di un fronte trasversale di cattolici.

LA SENTENZA - La prima sezione civile della Suprema Corte scrive un altro pezzo di storia nella normativa che disciplina le unioni omosessuali. I togati hanno confermato una della prime stepchild adoption concesse in Italia da Tribunale di Roma , respingendo il ricorso del procuratore generale e confermando la sentenza della Corte di Appello di Roma con la quale è stata accolta la domanda di adozione di una minore proposta dalla partner della madre. 
Secondo quanto stabilito dalla Cassazione questa adozione "non determina in astratto un conflitto di interessi tra il genitore biologico e il minore adottando, ma richiede che l'eventuale conflitto sia accertato in concreto dal giudice". Ancora, per la Suprema Corte l'adozione "prescinde da un preesistente stato di abbandono del minore e può essere ammessa sempre che, alla luce di una rigorosa indagine di fatto svolta dal giudice, realizzi effettivamente il preminente interesse del minore". 

LA COPPIA DI ROMA - Una decina sono le coppie che hanno visto riconosciuto negli ultimi due anni la stepchild adoption, il primo caso di adozione cogenitoriale in Italia ha fatto giurisprudenza sin dall'agosto 2014, quando il giudice aveva garantito ad una coppia lesbica di diventare co-genitori: in quel caso alla partner della madre biologica, il giudice aveva concesso la possibilità di adottare la bimba partorita dalla sua compagna. Nel dicembre scorso la sentenza era stata riaffermata dalla Corte d’Appello ma la Procura di Roma si era opposta alla decisione dei giudici con argomentazioni molto dure.
"Adesso la stepchild adoption è definitiva - festeggia Maria Antonia Pili, l’avvocata che ha seguito la coppia di donne -  La Corte ha pronunciato una grande parola di civiltà giuridica e soprattutto ha dato un orientamento chiaro per tutti gli altri tribunali italiani."

Unioni Civili, le piazze di Roma e Milano

GLI ALTRI CASI - A fine maggio fece scalpore la decisione della Corte d’appello di Torino che ha concesso alle madri non biologiche di due coppie lesbiche la stepchild adoption dei bambini partoriti dalle rispettive partner. In questo caso si tratta, in termini giuridici, di un’adozione incrociata.
L'istituto della stepchild adoption riconosciuta dai giudici è però una forma di "adozione in casi particolari" e come tale limita moltissimo diritti e doveri dei genitori e dei bambini. In particolare con questo tipo di adozione il bambino non acquista la parentela da parte del secondo genitore senza entrare nella linea familiare: non avrà né fratelli, né nonni, né zii, né cugini dalla parte del genitore sociale.

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