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Venerdì, 19 Aprile 2024
Nuovo Centrodestra

Alfano fa il Mastella e avverte Renzi: "La vita del governo dipende da noi"

Il giorno dopo la decadenza di Berlusconi il vicepremier avverte Letta e Renzi: "Abbiamo parlamentari sufficienti per tenere in vita il governo ma anche viceversa"

Per Angelino Alfano, il leader del Nuovo centrodestra, ieri è stata un giornata “triste”. Il ‘Capo’ è (de)caduto. Il ‘padrino’ politico della sua ascesa fin ai gloriosi giorni, Berlusconi, non c’è più. Attenzione, qui ci sta un bel nota bene: ascesa ai gloriosi giorni, con tanto di leadership con quid, arrivata dopo la pugnalata inflitta proprio al padre. Questa la versione cattiva. Poi c’è quella buona: l’aver fatto una scelta rigorosamente lineare alla formazione e ai convincimenti politici, senza indugiare su estremismi pericoloso e derive anti-governo-Letta. Insomma l’essersi caricati degli impegni con il Paese presi a destra nella scorsa primavera.

Eppure ieri in via del Plebiscito qualcuno ha deciso si “non esserci”. E giù bordate di fischi, con le parole “vergogna” e “traditori” tra le più gettonate nell’hit-parade della piazza forzista (dopo “libertà”, ma quello riguardava il palco). Così tanto per calcare l’umore di Sandro Bondi, fedelissimo falco alla corte del Cav che, prima, in Aula, ha sfiorato la rissa con un suo caro ex amico, Roberto Formigoni, poi ha commentato con parole durissime i virgolettati rilasciati da Alfano post cacciata: “Sono profondamente disgustato dall’ipocrita messinscena. Dicono che è stato inferto un colpo mortale alla democrazia e confermano il pieno sostegno al governo e l’alleanza con quella sinistra che è artefice dell'estromissione”.

Se questi sono i presupposti, oggi, possibile, domani allearsi con Forza Italia per dar vita ad una coalizione di centro-destra in salsa ‘Casa della libertà’? Certo, in politica, quando si tratta di vincere si torna ad essere amici a velocità di curvatura. Anche perché i sondaggi, mettendo tutte insieme le anime di destra (compresa Lega, Fratelli d’Italia e la nuova An di Storace), li danno vincenti. Se uniti.

Tuttavia, oggi, nel Day After, non c’è stato tempo per il domani. Oggi, dopo la fiducia al Senato della legge di stabilità, con Renzi che soffia forte sull’agenda di Governo, Alfano ha fatto quadrato sulla creatura che, scissa da Berlusconi, punta ad essere determinante nelle logiche di governo. Altro che ricatti. Se c’è uno che può fare ricatti a Letta oggi è proprio lui. Questione di numeri e sopravvivenza.

Se ‘Matteo’ pone i suoi “finish”, ‘Angelino’ va di aut-aut: “Abbiamo parlamentari sufficienti per tenere in vita il governo ma anche viceversa”. Vita da Enrico Letta, verrebbe da dire…e chissà quanto gli si sarà allungata la giacca visto che tutti i giorni è strattonato qua, a sinistra dal sindaco segretario in pectore del suo Pd, e là, quel vicepremier che non ci sta a passare come la scialuppa di salvataggio della sinistra. Anche perché, ribadisce l’ex delfino del Cav, noi stiamo “al governo per realizzare alcuni obiettivi importantissimi e per fare scudo ad alcuni provvedimenti di politica economica che non farebbero gli interessi degli italiani”. E ancora: “Subito dopo l’approvazione definitiva della legge di Stabilità e la conclusione della vicenda congressuale del Pd, l’8 dicembre, in modo tale che ci sia un contraente, vogliamo fare un contratto di programma che chiameremo ‘Italia 2014’, per dire cosa fare nell’interesse del Paese”.

Ecco, l’interlocutore a sinistra post primarie. Che al 99,99% sarà Matteo Renzi. Appunto. Lo stesso che da qualche ora, vista la decadenza del Cav, e visto la fuoriuscita di Forza Italia dalla larghe intese, con il Pd che si è fatto numericamente l’asso piglia tutto, si è messo a spingere per ipotetici rimpasti di governo. Pressioni che non stanno piacendo ad Alfano che, in dieci minuti dieci, si è fatto di nuovo minaccioso: “Renzi vuole un rimpasto? Aspettiamo il congresso Pd. Vediamo chi sarà il prossimo segretario democratico e se come primo gesto vorrà far cadere un governo presieduto da un esponente del suo partito. Se è una questione interna alla vicenda congressuale io spero che non ricada sull'Italia e che il conto non lo paghino italiani”. E bravo ‘Angelino’ che in un colpo solo ha messo a nudo il dilemma cruciale del futuro prossimo del rottamatore. Strappo o patto d’acciaio per il 2014?

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