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Giovedì, 25 Aprile 2024
Addio dottrina Mitterand

Terroristi arrestati: la differenza tra voglia di giustizia e sete di vendetta

Sulla consegna degli ex delle Brigate Rosse (e non solo) in Francia, il Ministro italiano spiega come l'operazione fra Italia e Francia non abbia nulla di politico. "Sono persone processate non per le loro idee politiche, ma per le violenze"

"Non è sete di vendetta, che non mi anima e spero non animi nessuno in questo Paese, ma sete di chiarezza e di reale possibilità di riconciliazione", così la ministra della Giustizia Marta Cartabia parla dell'arresto in Francia di sette brigatisti Enzo Calvitti, Giovanni Alimonti, Roberta Cappelli, Marina Petrella e Sergio Tornaghi, tutti delle Brigate Rosse; di Giorgio Pietrostefani di Lotta Continua e di Narciso Manenti dei Nuclei Armati contro il Potere territoriale. Sono in fuga Maurizio Di Marzio e Raffaele Ventura. Mentre stamane Luigi Bergamin si è presentato a palazzo di Giustizia di Parigi assieme al suo avvocato per costituirsi. Nell ore successive anche Raffaele Ventura, condannato per l'omicidio del poliziotto Antonio Custra nel maggio del 1977 a Milano, si é presentato alle autorità parigine. 

La ministra Cartabia spiega come questa operazione congiunta di Italia e Francia non sia una decisione politica ad orologeria. Risponde a chi, come Irene Terrel, storica avvocata degli ex terroristi italiani in Francia, ha parlato di un "tradimento senza nome da parte della Francia" descrivendo questa operazione come “una piccola retata". A chi ha parlato di una mossa propagandistica per qualcosa avvenuto 50 anni fa. Ma per i familiari delle vittime non sembrano 50 anni.

“Abbiamo ricordato la legittima richiesta di giustizia dei familiari delle vittime. - continua Cartabia - Abbiamo anche voluto, una volta per tutte, chiarire il doppio equivoco che negli anni aveva ostacolato la decisione politica di Parigi: stiamo parlando di persone, che non sono state processate per le loro idee politiche, ma per le violenze commesse e l’Italia li ha processati nel pieno rispetto delle garanzie difensive previste dalla Costituzione e dal nostro ordinamento”. E così, dopo il pregresso colloquio tra i ministri dei due paesi, sarebbe stata decisiva una telefonata fra Draghi e Macron stesso. Perché, come ha detto Dupond-Moretti, citato anche dalla ministra, “la dottrina Mitterand non doveva coprire chi avesse le mani sporche di sangue”.

Arresto dei brigatisti in Francia, il commento del Ministro Cartabia 

Dunque è stato fondamentale agire e farlo ora perché contro la giustizia c’era il fattore tempo visto che , fra pochi giorni, sarebbero scattate le prime prescrizioni. "Per la prima volta, la richiesta italiana di estradizione è stata riportata nell`alveo corretto dell`amministrazione della giustizia. Dopo quasi 40 anni, la Francia ha compreso appieno quale ferita abbia subito l`Italia negli anni di piombo e per la prima volta ha rimosso gli ostacoli politici, trasmettendo le domande di estradizione alle autorità giudiziarie, affinché la giustizia segua il proprio corso", continua la Guardasigilli, che invita a guardare questo fatto come un segno di forte collaborazione bilaterale tra due paesi.

Dunque per il governo Draghi non ci sono dubbi sul fatto che quanto avvenuto ieri si tratti di giustizia, non di vendetta politica. Resta il fatto che sono passati 40 e se da una parte ci sono i familiari per cui non esiste prescrizione per chi ha ucciso, ci sono anche persone come Mario Calabresi che parlano di una soddisfazione relativa: “E’ stato ristabilito un principio fondamentale: che non devono esistere zone franche per chi ha ucciso. La giustizia è stata finalmente rispettata. Ma non riesco a provare soddisfazione nel vedere una persona vecchia e malata in carcere dopo così tanto tempo”.

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