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Martedì, 23 Aprile 2024
BAGARRE NEL PD

Gay e primarie, nel Pd è tutti contro tutti

Due ordini del giorno vengono presentati ma non votati. Il primo sui matrimoni tra omosessuali: e insorge l'area "laica" del partito. Il secondo sulle primarie: e insorge l'area "giovane". Bersani: "Il paese non è fatto delle beghe nostre". Quanto alla linea del partito: "Sostegno alle riforme e lealtà al governo Monti"

Si chiude come peggio non si poteva l'assemblea del Partito democratico. E l'elemento più significativo è che lo scontro non è sulla linea illustrata dal segretario Bersani, bensì su alcuni ordini del giorno, in particolare sui matrimoni gay e sulle primarie

I promotori degli ordini del giorno a favore dei matrimoni tra omosessuali contestano il documento approvato dal comitato per i diritti, che ha messo a punto un testo sulla materia: Paola Concia, Ivan Scalfarotto, Sandro Gozi e un'altra quarantina di delegati chiedevano il voto sul loro ordine del giorno, voto negato dalla presidenza perché in contrasto con il documento del comitato diritti già approvato.



Stessa situazione sulle primarie: Civati, Gozi e altri chiedevano che venissero votati tre ordini del giorno che chiedevano di fissare una data per le primarie, di stabilire le regole per la consultazione e di indicare il limite dei tre mandati per i parlamentari.

In entrambi i casi Marina Sereni ha provato a spiegare: "Sono ordini del giorno che contrastano con i voti che abbiamo già effettuato, chi sta in Parlamento dovrebbe saperlo...".

Parole che non hanno placato i 'ribelli' che hanno continuato a gridare "voto, voto".



LA RABBIA DI BERSANI - A questo punto ha preso la parola il segretario Bersani, piuttosto spazientito: "Sentite un attimo.... nel momento in cui per la prima volta il Pd assume un impegno per la regolamentazione delle unioni omosessuali ho sentito dire 'me ne vado dal Pd'. Ma non l'ho sentito dire quando non c'era un impegno così. Poi, su questa questione delle primarie: siamo un partito che deve dire una cosa chiara al paese. Ho detto: non partecipa solo il segretario, primarie aperte; ho detto: si fissa una data ma le primarie non le convochiamo noi, le dobbiamo fare con gli altri. E' chiaro o non è chiaro? O facciamo noi tutto? Dopodiché, ho detto che alla ripresa, avendo discusso un pò con i contraenti (gli altri alleati, ndr), saremo in condizione di affrontare sia gli aspetti regolamentari sia gli aspetti statutari. Siamo il primo partito del paese e dobbiamo dire all'Italia cosa vogliamo fare. Il paese non è fatto delle beghe nostre. Se si vuol votare, io propongo per il punto uno di votare contro perché la data non la decidiamo solo noi".

LA LINEA DEL PD - Non è vero che la misura del cambiamento la dà la "resistenza" che oppongono le parti sociali, si possono fare le riforme "con un Paese convinto", come accadde nel '93. Con queste parole il segretario Pd Pier Luigi Bersani,  ha voluto dare la linea al partito sul tema 'opposizione': "Ma dico: è meglio poter dire al mondo 'guarda che cambiamo con un Paese convinto', o è meglio dire 'guarda come cambiamo, metà del Paese non è convinto'. Non è detto che la ricetta che preferisco (la riforma con il consenso, ndr) sia così facile da gestire. Però il '93 è stato questo: è stato dire al mondo 'guarda che siamo tutti convinti assieme e la stiamo affrontando'".



Insomma, almeno bisogna provarci, poi se "non ci riesci, peccato. Ma cosa sarebbe più desiderabile? Bisogna partire da lì, secondo me. La prova di un cambiamento spesso è la resistenza, ma non è detto. Qualche volta può essere uno sforzo comune".

SOSTEGNO A MONTI - Il Pd ribadisce "lealtà" al Governo, ma lo fa rivendicando "autonomia". Il segretario democratico Pier Luigi Bersani ha chiuso così, durante la replica finale all'assemblea del partito, la discussione sulla necessità di dare continuità all'azione del Governo attuale: "Continuità, discontinuità... Mi pare che ci siamo capiti. Noi diciamo: lealtà verso il governo Monti. E' una parola amichevole, ma dice anche autonomia di pensiero, personalità, identità di chi la promette questa lealtà".



In poche parole, "confermiamo lealtà al governo Monti, con la nostra identità, la nostra personalità, e un nostro progetto per il futuro della democrazia". Quindi, ha concluso: "E voglio metterci qualcosa in più per Monti: ci metto la stima, il riconoscimento vero dello sforzo enorme per tenerci fuori dal precipizio".

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