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Venerdì, 29 Marzo 2024
Politica Bologna

Insulti e minacce di morte all'assessora in piazza con le 'sardine' dopo il post di Salvini: parte la denuncia

Silvia Benaglia, 29enne assessora alla Cultura del comune di Pianoro, a guida Pd, si è rivolta all'avvocata Cathy La Torre, che citerà in giudizio Salvini e la candidata dalla Lega in Emilia Romagna Lucia Borgonzoni

È bastata la sua foto in piazza Maggiore a Bologna con le "sardine", accompagnata da un commento ad hoc, pubblicata sulla pagina Facebook di Matteo Salvini perché Silvia Benaglia, assessora alla Cultura di Pianoro, si trovasse travolta da centinaia di messaggi violenti e minacce di morte. E così lei ha deciso di presentare una denuncia nei confronti del leader della Lega.

Un passo indietro: Benaglia, 29 anni, lo scorso 14 novembre ha partecipato alla manifestazione organizzata da quattro giovani in concomitanza dell'avvio della campagna elettorale della Lega a Bologna. Qualche giorno dopo, sui canali social di Matteo Salvini è comparsa la foto di Benaglia, assessora in una giunta a guida Pd, in piazza Maggiore e la didascalia: "Ormai il giochetto si è capito: gratta la sardina trovi la piddina. E questa 'democratica', assessore in un comune della provincia di Bologna, dice anche che siamo dei 'delinquenti prestati alla politica'… Amici, più ci insultano, più vinciamo!".

post salvini pianoro benaglia-2

"Dopo la pubblicazione di quel post mi stanno arrivando centinaia di messaggi di odio dai leghisti, minacce di morte o di persone che invitano chiunque a venire ad ammazzarmi. Tutto questo è assurdo", aveva detto Silvia Benaglia a Angela Carusone di BolognaToday.

Nella foto pubblicata sui social di Salvini compare anche un commento che Benaglia ha scritto su Facebook: "Anche io me lo chiedo, e mi rispondo che questi non sono politici ma delinquenti prestati alla politica, con l’unico scopo di infangare l’avversario … Se per provare ad emergere e farsi notare a livello provinciale e regionale arrivano a dare dati sensibili in pasto ai media, sono davvero capaci di tutto". Benaglia ha effettivamente scritto quel commento e non lo rinnega, spiegando: "È una cosa che ho scritto su un profilo privato di una collega e comunque non aveva nomi o riferimenti a nessuno. Un post scritto quando a Pianoro è scoppiata la vicenda dei dati sensibili dei bambini diffusi online. In ogni caso non credo che tutto questo giustifichi cosa sta accadendo".

"Mi stanno insultando in tutti i modi, dandomi della 'zecca' fino a insultare in modo sessista me e mia madre. In quella piazza c'erano tantissimi sindaci della provincia di Bologna, amministratori, consiglieri e cittadini. La cosa che più dà fastidio è che l'odio online colpisce sempre le donne, le critiche che mi vengono mosse non sono politiche, ma solo sessiste, senza considerare gli insulti e minacce che aumentano di minuto in minuto, e inizio ad avere seriamente paura. Mi sono subito attivata per tutelarmi"

Alla gogna sui social di Salvini, la denuncia

Benaglia si è quindi rivolta all'avvocata Cathy La Torre che, scrive Repubblica, citerà in giudizio Matteo Salvini e Lucia Borgonzoni, candidata della Lega in Emilia Romagna. "Chiediamo a un giudice di esprimersi sulla legittimità – ha detto La Torre ieri in visita a Repubblica Bologna insieme a Benaglia – di un'operazione simile. Può l'immagine di una persona che ha partecipato a una pacifica manifestazione pubblica essere presa, manipolata, accostata a una frase pronunciata in un altro contesto e poi usata come propaganda elettorale che viene vista da 10 milioni di persone?".

"Questa non è semplicemente una fake news", ha spiegato La Torre, "visto che Benaglia non è iscritta al Pd e soprattutto quella frase non era riferita né a Borgonzoni né a Salvini". Il commento dell'assessora era riferito infatti a un caso di cronaca specifico: un consigliere leghista di Pianoro aveva trovato in un armadio dei vecchi archivi di un progetto per monitorare eventuali disagi scolastici (il progetto Patchwork), sollevando uno scandalo sulla "schedatura" dei bambini. La segnalazione del consigliere, ricorda Repubblica, è finita in Procura, che ha poi chiesto l'archiviazione del fascicolo e "in quella contingenza, Benaglia a proposito della diffusione dei dati sensibili che avvenne su Facebook scrisse di 'delinquenti prestati alla politica' senza ulteriori specifiche, anche se poteva desumersi dal contesto".

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