rotate-mobile
Giovedì, 25 Aprile 2024
ECONOMIA

Tar-tassati: via l'Imu, aumenta l'Iva?

Lo studio della Cgia di Mestre evidenzia l'impatto del possibile aumento dell'imposta sugli stipendi più bassi e i pericoli per la ripresa economica nel Paese: "Saranno penalizzate le famiglie meno abbienti"

ROMA - La cancellazione dell'Imu per il 2013 sottrae risorse destinate allo stop dell'aumento dell'Iva che, "irrimediabilmente" dovrebbe scattare il primo ottobre. Lo ha detto ieri il viceministro dell'Economia in quota Pd Stefano Fassina. E in effetti, dopo l'abolizione della tassa sulla prima casa e l'introduzione della "service tax" a partire dal 2014, un nuovo "caso" agita le acque della politica italiana e promette di far piangere le tasche dei cittadini: la questione dell'Iva.

La Cgia, associazione degli artigiani e delle piccole imprese di Mestre, lancia l'allarme: con l'aumento dell'Iva a pagare il prezzo più alto saranno le famiglie meno abbienti. A calcolarlo è l'Ufficio studi dell'associazione, che ha stimato l'incidenza percentuale dell'aumento dell'imposta sul valore aggiunto sullo stipendio netto annuo di un capofamiglia.

Ebbene, "l'eventuale aumento dell'imposta peserà maggiormente sulle retribuzioni più basse e meno su quelle più elevate. A parità di reddito, inoltre, i nuclei familiari più numerosi subiranno gli aggravi maggiori".

VIA L'IMU, ECCO LA SERVICE TAX: PAGHERANNO ANCHE GLI INQUILINI

Ecco perché "bisogna assolutamente trovare la copertura per evitare questo aumento - ha sottolineato il segretario della Cgia di Mestre, Giuseppe Bortolussi - non si possono penalizzare le famiglie e in particolar modo quelle più in difficoltà. Nel 2012 la propensione al risparmio è scesa ai minimi storici. Se dal primo ottobre l'aliquota ordinaria del 21% salirà di un punto, subiremo un ulteriore contrazione dei consumi che peggiorerà ulteriormente il quadro economico generale. E' vero che l'incremento dell'Iva costa 4,2 miliardi di euro all'anno, ma questi soldi vanno assolutamente trovati per non fiaccare la disponibilità economica delle famiglie e per non penalizzare ulteriormente la domanda interna".

LA POLEMICA: "LA TASSA SULLA PRIMA CASA RIMANE"

Le simulazioni realizzate dalla Cgia riguardano tre tipologie familiari (single, lavoratore dipendente con moglie e un figlio a carico, lavoratore dipendente con moglie e 2 figli a carico). Per ciascun nucleo sono stati presi in esame 7 fasce retributive: in relazione alla spesa media risultante dall'indagine Istat sui consumi delle famiglie italiane, su ognuna è stato misurato l'aggravio di imposta in termini assoluti e l'incidenza percentuale dell'aumento dell'Iva su ogni livello retributivo. In queste simulazioni si sono tenute in considerazione le detrazioni e gli assegni familiari per i figli a carico, le aliquote Irpef e le addizionali regionali e comunali medie nazionali.

IMU, MUTUI E CASSA INTEGRAZIONE: ECCO COSA CAMBIA

A seguito dell'aumento dell'aliquota Iva al 22%, si è ipotizzata una propensione al risparmio nulla per la prima fascia di reddito, pari al 2,05% per il reddito annuo da 20.000 euro, del 4,1% per quella da 25.000 euro e dell' 8,2% per le rimanenti fasce di reddito. Quest'ultima percentuale corrisponde al dato medio nazionale calcolato dall'Istat nell'ultima rilevazione su base nazionale. In buona sostanza si è ipotizzato che a fronte dell'aumento dei prezzi di beni e servizi a ridurre le spese saranno principalmente le fasce di reddito medio-alte. Infine, l'analisi della Cgia non ha considerato eventuali spinte inflazionistiche che una scelta di questo tipo potrebbe produrre.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Tar-tassati: via l'Imu, aumenta l'Iva?

Today è in caricamento