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Venerdì, 19 Aprile 2024
L'intervista

Tajani a Today: "Per il clima non sacrificare posti di lavoro: il nucleare è la salvezza"

Il coordinatore nazionale di Forza Italia contro lo stop alla vendita delle auto a combustibile fossile dal 2035: si rischiano davvero oltre 70mila posti di lavoro? L'intervista a Today.it

L'Unione Europea si trova in uno dei momenti più importanti della sua storia recente. Tra allargamento ad Est con nuovi candidati, guerra in Ucraina, crisi energetica e inflazione, l'Unione cerca di portare avanti anche le riforme, soprattutto per sostenere la lotta ai cambiamenti climatici a partire dalla riduzione delle emissioni di anidride carbonica nell'atmosfera. La transizione ecologica verso modelli più sostenibili passa anche dalla rivoluzione di alcuni settori del mercato causando, magari nelle prime fasi, la perdita di diversi posti di lavoro, ma al contempo creandone di altri. Commissione Europea ed Europarlamento hanno chiesto di fermare la vendita di macchine con motori a combustione (diesel, benzina e Gpl) entro il 2035 per favorire la diffusione delle auto a zero emissioni alimentate dall'elettricità (e in futuro dall'idrogeno). Ci sono però delle stime prodotte da alcuni studi dei settore che parlano della perdita di 70mila posti di lavoro solo per l'Italia. La transizione ecologica può dunque minacciare i posti di lavoro? Today ne ha parlato con Antonio Tajani, coordinatore nazionale di Forza Italia ed ex presidente del Parlamento europeo, intervistandolo a margine della plenaria dell'Europarlamento, a Bruxelles.

Transizione ecologica in equilibrio

La transizione ecologica esclude la tutela dei posti di lavoro? Inoltre, c'è chi teme che l'Europa si stia muovendo da sola rispetto al resto del mondo, producendo un grande sforzo che però non avrà impatti significativi sui cambiamenti climatici del globo: "Ci deve essere la giusta strategia per il cambiamento climatico - ha detto Tajani a Today - L'Europa è responsabile solo dell'8% delle emissioni di CO2 a livello mondiale e la lotta per il cambiamento climatico deve andare di pari passo con la difesa dell'occupazione".

Parlamento europeo e Commissione hanno proposto lo stop alla vendita delle auto a combustione dal 2035, per favorire la diffusione delle auto elettriche (e a idrogeno, in futuro) ed eliminare le emissioni di gas inquinanti nell'atmosfera. "Questi provvedimenti toccano gli interessi industriali del nostro paese, che è la seconda manifattura di Europa insieme alla Germania - sottolinea Tajani -  Dobbiamo tenere conto di quali sono le conseguenze per l'industria, anche di scelte che, pur andando a giusta direzione, rischiano, a causa di una tempistica troppo accelerata, di fare dei danni all'industria dell'acciaio, della chimica, della ceramica e della carta".

Per contestualizzare: nel 2020 l'Unione Europea è stata responsabile di poco meno dell'8% delle emissioni di CO2 a livello mondiale, mentre Stati Uniti e Cina costituiscono il 44% delle emissioni totali.

Le scelte per il settore dell'auto

Il settore dei trasporti è responsabile di circa un quarto delle emissioni totali di CO2 in Europa, il 71,7% delle quali viene prodotto dal trasporto stradale, secondo l'Agenzia Europea dell'Ambiente. Per diminuire le emissioni dei trasporti si deve dunque iniziare dal settore dell'auto. Da qui la scelta dello stop alla produzione delle auto a combustibili (gas, diesel e benzina) dal 2035: "C'è un grande dibattito sulla questione dell'auto: abbiamo votato al Parlamento europeo una posizione che ha respinto le proposte della Commissione, cioè quella di ridurre al 90% il blocco delle emissioni di CO2 del settore dell'auto - ha detto Tajani a Today - Servirà a salvare tanti posti di lavoro. Noi abbiamo un'industria della componentistica molto importante, molto forte, che serve poi a produrre altre componenti fondamentali per la produzione delle auto tedesche, ad esempio. Non è solo una questione italiana. Serve più tempo per la transizione".

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Si perderanno 70mila posti di lavoro?

Le intenzioni della Commissione Europea e del Parlamento europeo sul settore dell'auto hanno messo in agitazione alcuni partiti politici, soprattutto il Partito popolare europeo, di cui fa parte Tajani. La preoccupazione riguarda la perdita di posti di lavoro nel settore, a causa del passaggio dalla produzione di motori a combustione a quelli elettrici. "Il problema è che l'Italia rischia di perdere circa 70mila posti di lavoro - dice Tajani a Today - Tutti i sindacati sono d'accordo sotto questo punto di vista. Stellantis è meno preoccupata delle altre imprese, ma siamo riusciti a tutelare le piccole imprese che aderiscono al comparto emiliano per Ferrari e Lamborghini, ad esempio. Fermo restando che è giusto l'obiettivo finale, le tempistiche sono sbagliate".

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L'Italia, insieme a Portogallo, Romania, Slovacchia e Bulgaria ha presentato ai tavoli diplomatici Ue un documento che chiede lo slittamento dello stop alla vendita delle auto a combustione dal 2035 al 2040: "Il mondo è cambiato, dobbiamo tenerne conto: coronavirus, crisi sanitaria ed economica, guerra in ucraina e ricadute economiche, ad esempio, come l'aumento del costo della vita e dell'energia - ha detto Tajani - Non si può decidere come se non fosse accaduto nulla. La difesa del posto di lavoro e del tessuto industriale è fondamentale. La lotta al cambiamento climatico va bene, ma se accompagnata dalla tutela sociale dei posti di lavoro. E noi non possiamo rinunciare a questa nostra vocazione del manifatturiero".

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Il dato dei 70mila posti di lavoro persi per l'Italia viene fuori da uno studio di un gruppo commerciale del settore dell'automotive che parla di una perdita di 500mila posti di lavoro in tutta l'Ue per il passaggio dai motori a combustione a quelli elettrici, di cui 70mila in Italia: "Le previsioni dell'impatto sul settore sono realistiche - sottolinea Tajani -. Bisogna lasciare spazio al settore dell'auto per produrre auto non elettriche anche dopo il 2035. L'istanza proviene da tutto il settore dell'automotive europeo". Se è vero che per costruire una macchina elettrica ci vogliono meno lavoratori rispetto a una col motore a combustione, altri studi di settore mostrano però che accanto alla perdita di posti di lavoro se ne creerebbero di nuovi. 

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Un rapporto del Boston Consulting Group ha riconosciuto che i lavoratori del settore auto a combustione saranno i più colpiti, con una perdita di 630mila posti di lavoro nel passaggio ai veicoli elettrici, ma al contempo, la domanda di batterie, infrastrutture di ricarica e altri servizi creerà 580.000 posti di lavoro.

Non c'è transizione ecologica senza quella energetica

L'Unione europea ha avviato un'ambiziosa politica climatica: secondo il piano stabilito dal Green Deal, il "nuovo corso verde" europeo, l'Ue aspira a diventare il primo continente a togliere dall'atmosfera almeno tanta CO2 quanta ne produce, entro il 2050. Alla transizione ecologica se ne dovrà accompagnare una energetica. Questo processo è stato accelerato dalla guerra in Ucraina, che ha messo in evidenza l'eccessiva dipendenza energetica europea dalle fonti non rinnovabili russe e ha portato alla proposta italiana di mettere un tetto del gas per fare fronte comune contro le speculazioni di prezzo della Russia. 

"É sempre un errore avere un solo interlocutore, un solo fornitore - ha sottolineato Tajani a Today - Adesso dobbiamo correre ai ripari per la guerra in Ucraina. Dobbiamo liberarci dal gas russo, ma per infliggere una sanzione non dobbiamo fare un danno maggiore a noi stessi: servono nuovi contratti, serve tempo e serve pensare alle energie alternative.

"Il nucleare è salvezza"

Dopo la presentazione del Green deal europeo, si era posto il problema di cosa poteva essere considerato "verde", quindi sostenibile, e cosa no. Ma non è una mera questione di etichetta: i progetti green saranno destinatari dei fondi europei per la transizione energetica reperiti sui mercati, circa 250 miliardi di euro. La Commissione europea aveva incluso l'energia nucleare tra le fonti verdi, ma il Parlamento europeo si è opposto. La votazione finale della risoluzione è prevista nella sessione plenaria del Parlamento dal 4 al 7 luglio a Strasburgo e il Parlamento e il Consiglio avranno tempo poi fino all'11 luglio 2022 per decidere se porre il veto alla proposta della Commissione. Se la maggioranza assoluta dei deputati (353) si opporrà alla proposta, la Commissione dovrà rinunciare al nucleare come energia verde.

Tajani è un sostenitore convinto dell'energia nucleare: "Serve pensare al nucleare - dice a Today -. Se noi non facciamo la scelta del nucleare a livello strategico non risolveremo mai il problema, perché ci saranno altre crisi energetiche e il nucleare è l'unico che ti garantisce la salvezza. Considerate che compriamo energia nucleare prodotta da centrali che stanno alle nostre frontiere, come quelle in Francia e Slovenia. Servono almeno 10-15 anni per avviare un processo simile, ma mai si comincia e mai si finisce. Come aveva anche dichiarato l'Avvocato dell'atomo a Today, all'Italia servirebbero almeno 15 nuove centrali nucleari, visto l'avanzato stato di smantellamento in cui versano quelle vecchie. "Il Governo deve avere un piano, una visione strategica della politica energetica che permetta al nostro paese di essere autonomo, deve anche esserci un mercato europeo certamente, e dobbiamo avere più fornitori, ma l'obiettivo finale è l'autosufficienza energetica - l'appello di Tajani -. Alcuni hanno delle riserve, ma la Commissione europea considera il nucleare una fonte green, e questo è stato un segnale positivo".

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