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Giovedì, 28 Marzo 2024
Il punto

Perché l'autonomia delle Regioni è un rischio sia per Salvini che per Meloni

Salvini è schiacciato fra il suo partito che spinge e cerca l'accelerazione e Fratelli d'Italia che frena. Calderoli: "Adesso basta con gli attacchi che sfociano in offese"

La questione dell'autonomia territoriale, per cui le Regioni acquisiscono maggiore indipendenza su alcune questioni oggi in capo al potere centrale, sta diventando un problema. È un grattacapo sia per il ministro alle Infrastrutture Matteo Salvini, sia per la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Per il segretario della Lega è una scommessa dalla quale può dipendere il suo futuro politico, pressato com'è dalle Regioni del nord e dalla fronda interna al partito. Per Meloni, già leader di un partito che non ha nel proprio dna il federalismo, è un guaio perché la proposta del ministro Roberto Calderoli non ha entusiasmato i suoi, inoltre la obbliga a far fronte alle proteste dei governatori del Sud. Così da una parte Meloni frena, dall'altra Salvini spinge. Il rischio, quando meno di impasse, è reale e non è escluso che l'autonomia possa anche diventare quell'ingranaggio sbeccato che esce dall'aasse e blocca l'intera macchina del governo Meloni.

L'autonomia è una mina per la stabilità del governo

Spinge, spinge tantissimo la Lega sull'autonomia. Per qualcuno come Umberto Bossi e per chi viene da quella esperienza lì, è la battaglia di una vita. È il sogno sul quale è nata l'esperienza della Lega nord e che oggi vogliono realizzare esponenti importanti del Carroccio. Su tutti i presidenti di Regione: Attilio Fontana in Lombardia; Luca Zaia in Veneto; Massimiliano Fedriga in Friuli Venezia Giulia. Poi c'è il pressing della corrente nordista interna alla Lega, quella che nei congressi locali si sta contrapponendo alla linea della segreteria di Salvini. Se si pensa che uno come Mario Borghezio, proprio in una intervista a Today, aveva anche detto che l'autonomia non sarebbe più bastata a salvare il Capitano, è chiaro come il futuro stesso di Salvini passi per quella riforma. Da qui l'accelerazione del ministro per gli Affari regionali Calderoli, che ha presentato un testo di legge direttamente alla Presidenza del consiglio dei ministri, bypassando la Conferenza Stato-Regioni. Un fatto che ha scatenato alcuni presidente del Sud, tra cui il numero uno della Puglia Michele Emiliano, che ha parlato di "atto ostile".

Se Salvini dimentica il quarto comandamento: onora il padre (della Lega)

"Adesso basta con gli attacchi che sfociano in offese e anche di peggio. - ha detto proprio oggi Calderoli - Sono stato paziente per settimane ma adesso si è passato il limite, sono stanco di leggere sui quotidiani frasi tipo lo "spacca Italia" del ministro Calderoli riferito al disegno di legge sull'autonomia differenziata o lo strappo di Calderoli. Io da ministro ho giurato sulla Costituzione, che sancisce l'unità nazionale, per cui scrivere che voglio spaccare l'Italia significa darmi dello spergiuro. Questa è diffamazione, forse addirittura calunnia, perché mi si attribuisce un'inventata volontà di spaccare il Paese".

Fatto sta che Calderoli la sua legge vorrebbe discuterla in Consiglio dei ministri nelle prossime settimane. Una corsa che ha dato una scusa ai governatori del sud e del Partito democratico di aprire un fronte di polemica. Le Regioni meridionali hanno paura di essere penalizzate dall'autonomia e non hanno condiviso il metodo di Calderoli.

La mossa di Calderoli per placare il Sud

Per questo Calderoli, nel suo disegno di legge, al primo articolo, ha specificato che il trasferimento di funzioni dallo Stato alle Regioni "è consentito subordinatamente alla determinazione dei livelli essenziali di prestazioni (Lep)". Si tratta di quei livelli di costi e fabbisogni che devono essere garantite a tutte le Regioni in egual misura. Senza quegli standard, le Regioni non possono chiedere l'autonomia. Insomma una specie di clausula di garanzia per evitare che l'autonomia porti a un eccessivo divaria fra nord e sud in termini di diritti civili e sociali basilari per tutta la popolazione italiana. Anche perché l’autonomia è prevista su questioni non di poco conto. Quali?

  • istruzione
  • ambiente
  • lavoro
  • salute

Non sarebbe invece previsto il "fondo perequativo" chiesto dalle Regioni del Sud. Si tratta di un fondo con cui si dovrebbero garantire maggiori risorse per le Regioni che partono meno avvantaggiate.

Come funzionerebbe l'autonomia

Quando una Regione chiede l'autonomia, nell'iter disegnato dal testo, si apre un negoziato con palazzo Chigi, che coinvolge prima il Mef, poi la Conferenza unificata (Stato-Regioni e Stato-Città) e infine la commissione parlamentare per gli Affari regionali. A quel punto, ottenuti i pareri non vincolanti, il premier o il ministro offre uno schema d'intesa che la Regione deve approvare e solo allora il governo elabora un disegno di legge da portare in Parlamento.

Fratelli d'Italia frena

Il più grande "forse" si chiama Fratelli d'Italia. Il partito di destra sociale è per antonomasia contrario a un eccessivo decentramento dei poteri e la mossa di Calderoli ha imbarazzato Giorgia Meloni. Sembrano esserci pochi dubbi sul fatto che il partito di Giorgia Meloni non abbia lo stesso entusiasmo dei leghisti nel portare a compimento la riforma sull'autonomia degli enti locali. Tanto che è stata la stessa premier a ribadire più volte come la riforma andrà fatta nello spirito della Costituzione, che tutela l'unità dell'Italia, e che "nessuno andrà lasciato indietro". È un concetto su cui continua a battere da settimane. Certo non è una chiusura sulla riforma ma ci sarà sicuramente da discutere sul metodo e sul modo in cui fare la riforma. Troppo facile e rapida l’azione di Calderoli rispetto a tempi e modi che invece sembra dettare Meloni.

Lega verso la scissione ma per i parlamentari non c'è problema

Anche le parole del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel suo discorso di fine anno, non hanno turbato il partito di maggioranza in Parlamento, anzi sembra abbiano trovato accoglienza nella sua leader, che le ha fatte proprie e rilanciate. Dentro Fdi poi, in generale, non è piaciuta la fretta di Calderoli. Non ha convinto neppure l'ambiguità del ruolo del Parlamento nella dialettica tra lo Stato e le Regioni sulle materie di competenza. Né che sia scomparso il fondo di compensazione destinato al Sud. 

Il peso del sud per Lega e Fdi 

Da non dimenticare come nell'esecutivo ci siano due ex presidenti di Regioni del sud: il siciliano Nello Musumeci e Raffaele Fitto, a cui Meloni ha affidato il ministero che accorpa Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il coordinamento del Pnrr. È scontato che abbiano delle perplessità di fronte al documento a firma Calderoli. Anche perché, se alla Lega interessa poco il sud Italia in termini di voti, è esattamente il contrario sia per Fdi che per Forza Italia, che invece si preparano a dare battaglia al Movimento 5 Stelle, con un Giuseppe Conte sempre più leader delle piazze da Roma in giù.

Le voci di Palazzo parlano di un governo pronto a portare avanti l'autonomia, sì ma di pari passo con la riforma del presidenzialismo. Calderoli ha già detto "che sono due cose diverse che non c'entrano l'una con l'altra". A questo punto però lo scenario più plausibile è che, se Fdi dovesse mettersi di traverso all'autonomia, la Lega potrebbe usare come arma di ricatto l'ostruzionismo sul presidenzialismo. Dunque l'autonomia, che è senza dubbio uno dei programmi di governo del centrodestra, verrà discusso e sarà un cantiere importante del governo. Tuttavia alla fine di quel cantiere, non è detto che tutti siano soddisfatti dell'opera finale. Ecco perché in gioco c'è anche la tenuta stessa del governo.

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