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Giovedì, 18 Aprile 2024
Politica

Autonomia, tutti i dubbi (anche del M5s): se è una mossa "spacca-Italia" ha già molti nemici

Giovedì sera il Consiglio dei ministri ha avviato il percorso delle intese con Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna che dovrebbe portare ad attribuire a queste regioni una serie di competenze che incidono sulla vita dei cittadini. Ma i pentastellati avvertono Salvini: "Non si può sbilanciare l'erogazione di servizi essenziali a favore delle regioni più ricche"

Autonomia o "secessione dei ricchi"? Il dibattito è aperto, ed è molto vivace. Giovedì sera il Consiglio dei ministri ha avviato il percorso delle intese con Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna che dovrebbe portare ad attribuire a queste regioni una serie di competenze che incidono sulla vita dei cittadini: dalla scuola alla sanità, dalle casse di risparmio fino alla sicurezza sul lavoro. Semplifichiamo, ovviamente, perché il tema è davvero molto complessoe fior di costituzionalisti cercano di vederci chiaro. Ma non si va molto lontani dalla verità se si scrive che esultano gli abitanti delle tre Regioni suddette, mentre chi vive al Sud teme che in futuro possano mancare risorse che assicurano i servizi di base.

Il vicepremier Matteo Salvini,parla di "traguardo storico" e rassicura: l'accordo con il M5s c'è. Ma non è proprio così. Il Cdm in ogni caso non ha deciso nulla: si è limitato a fare delle 'comunicazioni'. E sull'iter c'è confusione. Il ministro Stefani dice che "una volta firmata l'intesa è difficile che ci sia un ddl che possa essere emendabile, ma ci sarà un confronto parlamentare prima di firmare l'intesa".  "Il testo finale naturalmente verrà poi vagliato dalle Camere che saranno coinvolte in maniera adeguata nell'inter di approvazione, con i modi e i tempi che il Parlamento riterrà opportuno" dice invece il ministro Fraccaro. Insomma, "fuor dal politichese", è tutto ancora da definire. Un vertice Conte Salvini e Di Maio è atteso per la prossima settimana.

Autonomia, M5s frena la Lega: "No cittadini di serie A e serie B"

Il Movimento 5 stelle in passato ha sì appoggiato i referendum regionali in Veneto e Lombardia per una maggiore autonomia dallo Stato, ma oggi non mancano i dubbi. Un dossier interno del M5s è stato fatto circolare in queste ore, forse per dare un segnale nei confronti della Lega "In linea generale - si legge - il Movimento 5 stelle ha riconosciuto il valore dell'iniziativa referendaria in Veneto e Lombardia, di fatto mostrando disponibilità a recepire quelle istanze. Questo, però, in un contesto che salvaguardi in modo ferreo principi costituzionalmente garantiti. Il Movimento 5 stelle, infatti, è favorevole a un processo di autonomia soltanto a patto che questo sia solidale e cooperativo". Il rischio secondo il M5s è chiaro: "Il trasferimento di funzioni non può e non deve essere - ammonisce il testo - un modo per sbilanciare l'erogazione di servizi essenziali a favore delle regioni più ricche. Insomma, guai alla creazione di un contesto in cui ci sono cittadini di serie A e cittadini di serie B, esito espressamente vietato dalla Costituzione. Su questo, in conclusione, bisogna essere molto chiari".

Matteo Salvini getta acqua sul fuoco: "Non ci saranno cittadini di serie A e di serie B. Chi dice queste cose non ha letto" le bozze delle intese tra Stato e le tre Regioni. "Siamo favorevoli ad una maggiore autonomia ma teniamo in grande considerazione le ragioni del Sud", ha detto Silvio Berlusconi, ospite di Porta a Porta. "È certamente positivo che dopo il passaggio di dicembre oggi ce ne sia un altro in Consiglio dei ministri, con le comunicazioni relative a una bozza di intesa. Dunque, un passo avanti, ma non certo quello conclusivo, per un'intesa che va ancora trovata e sulla quale noi aspettiamo fatti e risposte concrete, non tanto delle intenzioni. Personalmente non mi sono mai impiccato alle date e quindi aspetto", dice il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini.

Regioni autonome, c'è la prima firma: "Un passo storico" 

Autonomia Veneto, Lombardia ed Emilia: i nodi da sciogliere

"Abbiamo fatto un passo enorme, storico. Con un giorno di anticipo abbiamo chiuso le fasi tecniche. Ci sono moltissime materie su cui c'è accordo, restano dei nodi politici su cui già nella settimana prossima troveremo un accordo e formuleremo le proposte definitive". Lo ha detto la ministra per gli Affari regionali Erika Stefani, al termine del Consiglio dei ministri, riferendosi alla richiesta di autonomia delle regioni Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. Alcuni nodi politici devono ancora essere sciolti.  

Un punto di criticità è legato anche alla possibilità di non emendare nell'esame del Parlamento il testo del disegno di legge che recepirà i contenuti delle intese. "Non si capisce in questo caso quale diversità dovrebbe essere garantita dalla prassi della non emendabilità delle intese" è stato scritto in un dossier preparato dai gruppi parlamentari pentastellati. "La conseguenza assurda - si legge ancora nel dossier pentastellato - sarebbe quella di impedire che il Parlamento, ossia l'assemblea rappresentativa di tutti i cittadini, possa formulare proposte di correzione a una legge che recepisce un'intesa che tocca la vita di tutti. Per questo il MoVimento 5 Stelle esige che il Parlamento mantenga un ruolo centrale nella valutazione delle legge che recepisce le intese, con la possibilità di correggerle se necessario".

La via dell’Emilia Romagna, autonomia senza spendere milioni per il referendum 

Autonomia, Muroni: "E' la secessione dei ricchi"

l’inizio del processo di disgregazione dell’unità e della solidarietà nazionali visto che le richieste delle tre regioni porteranno di fatto alla fine del Sistema sanitario nazionale, della scuola e della tutela dell’ambiente come li conosciamo oggi" dice Rossella Muroni, ex presidente di Legambiente e ora deputata di Leu. "Sono ben 23 le materie su cui Veneto e Lombardia hanno chiesto i poteri, 15 quelle sulle quali vuole competenze dirette l’Emilia Romagna e 21 i miliardi di euro che si stimano legati alle funzioni trasferite. Si va dalle materie a legislazione concorrente – come la tutela della salute e la sicurezza del lavoro, la protezione civile e il governo del territorio, le infrastrutture, l’energia e i rapporti internazionali – a quelle di competenza esclusiva dello Stato, quali le norme generali su istruzione e tutela dell’ambiente e dei beni culturali".

"Da una parte l’Italia dei ricchi, dall’altra quella del reddito di cittadinanza. Tra le regioni che più scalpitano per questa secessione dei ricchi c’è incredibilmente l’Emilia Romagna amministrata dal centro sinistra. Una secessione su cui il Parlamento avrà ben poca voce in capitolo e che in campo ambientale vedrà le singole regioni autonome anche sudifesa del suolo, dell’aria e delle acque e bonifica dei siti inquinati. Mentre la tutela delle matrici ambientali è tanto più efficace quanto più è estesa e uniforme. Non è questa malintesa autonomia differenziata la risposta alle drammatiche differenze che caratterizzano il Paese.Bisogna cambiare, ma non disgregando. Piuttosto immaginando nuove funzioni e sinergie che ci colleghino all’Europa e sappiano valorizzare anche il ruolo dei Comuni, sempre più frontiera strategica per la buona gestione della cosa pubblica".

I dubbi dei costituzionalisti

Il costituzionalista Sabino Cassese a Studio24 su Rainews24 spiega: "La sovranità del Parlamento non può essere limitata da un accordo a due tra il Governo nazionale ed una regione. Il processo decisionale non è stato reso noto al pubblico, non c'è stato un dibattito, non c'è documentazione". E inoltre "la costituzione prevede solo un'autonomia funzionale e non di risorse". Non si tratta di questioni di poco conto, anzi.

Sabino Cassese inoltre avverte: “Differenziare sui territori quelle materie in cui i pubblici poteri intervengono per assicurare l’eguaglianza dei cittadini – sanità, istruzione, tutela del lavoro – conduce al risultato paradossale di aumentare le diseguaglianze, visto quanto è difficile assicurare i livelli essenziali delle prestazioni”.

È difficile quindi che il Parlamento possa ratificare singoli accordi tra Stato e Regioni dove viene meno il ruolo regolatore dello Stato quale garante dei livelli essenziali delle prestazioni circa i diritti civili e sociali di tutti i cittadini.

De Magistris: "A rischio unità nazionale"

"Con questo provvedimento si vuole dissolvere l'unità nazionale e aumentare le disuguaglianze; io sono favorevole all'autonomia, ma il governo deve garantire l'unità nazionale e quindi stare più vicino ai cittadini e concedere forme di opportuna autonomia alle città. Invece quella attuale mi sembra una forma di secessione dei ricchi" dice il sindaco di Napoli Luigi de Magistris, contrario al progetto di legge sull'autonomia rafforzata: "In 8 anni ho guidato Napoli senza soldi - aggiunge - per questo dico che serve un'Italia coesa per fare ripartire il Paese. Dispiace vedere che il M5S, che ha preso tanti voti al Sud, si stia prendendo la responsabilità di portare avanti una norma che favorisce la dissoluzione del Paese. Serve giustizia sociale, abbiamo vinto tante battaglie, sconfiggeremo anche il governo del rancore".

italia dallo spazio-2

Il Nord Italia in una foto scattata il 26 dicembre 2010. E' una delle ''cartoline dallo spazio'' che Paolo Nespoli ha pubblicato su twitter. ANSA / NASA-ESA

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