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Mercoledì, 24 Aprile 2024
L'intervista

La senatrice Masini lascia Forza Italia: "Il mio coming out? Ho fatto un favore al centrodestra"

Passa con Azione di Calenda e spiega a Today: "Ho ricevuto un’infinità di mail e messaggi social da parte di persone da tutta Italia che mi hanno ringraziato per aver dato loro voce. Fi si è ormai adagiata su posizioni corporative"

Barbara Masini lascia il partito di Forza Italia e passa con Azione di Carlo Calenda. Lo fa nei giorni in cui il Pd è al lavoro per una modifica del regolamento parlamentare contro i facili cambi di casacca. Ma per la senatrice Masini, nota per il suo coming out poco prima del voto che avrebbe poi affossato il Ddl Zan, lasciare Forza Italia è stato doloroso. Parlando con Today, ha la rabbia di chi avrebbe voluto cambiare le cose e non ci è riuscito e il tono deluso di chi, alla fine, si è ritrovata a combattere, sola contro chi le recriminava sempre di non rappresentare l’ideale di centrodestra.

"Mi sono sempre detta che dovevo avere rispetto per chi mi aveva portato in Parlamento. Ho atteso che passasse il momento politico più importante, quello del Quirinale, evitando di mettere il partito in una posizione imbarazzante. Ho avvisato in modo trasparente la mia capogruppo, la senatrice Anna Maria Bernini, per poi formalizzare un addio e un malessere, dopo essermi sentita al posto sbagliato per troppo tempo".

Lei però si è trovata sola contro tutti soprattutto in occasione del voto sul Ddl Zan. Quanto ha pesato quella giornata?
"Non volevo che fossero solo le mie posizioni sui diritti Lgbt a farmi giudicare un partito. Alla fine avevo potuto esprimere la mia preferenza. Ma sentirmi sempre dire che "tu l’hai potuta portare avanti"…E vorrei pure vedere dico io. E’ il paradigma che è sbagliato. Sì, ho portato avanti quella battaglia ma era come cercare di seminare nel deserto perché poi l’hanno affossata. E allora mi è sembrato un po’ ipocrita".

Ma a lei piaceva quel disegno di legge?
"Non era la migliore legge possibile, ma si poteva modificare con un buon lavoro in Senato. Non c’era bisogno di votare il non passaggio all’esame degli articoli. E poi mi ha dato un fastidio quell’applauso che, va bene, è stato liberatorio perchè era andata sotto la sinistra. Ma in quel momento tu parlamentare lo fai alla faccia delle persone che sentono i loro diritti minati e quindi devi avere anche un certo stile nel portare a casa un risultato politico. Non solo quello. Io ho anche posizioni su fine vita, sulla legalizzazione delle droghe leggere per cui, mi sono detta che, se qui ogni volta deve essere una guerra, meglio lasciare".

Lei ha detto che non è stata mai ostacolata. C’era un "però".
"Però sono rimasta una voce isolata. Quindi ho portato avanti le mie battaglie, ma poi arriva un momento in cui ti chiedi a che cosa serve".

Cosa l’ha fatta stare peggio?
"Non mi riferisco solo ai miei colleghi, ma alla base elettorale, sempre pronta a commentare: "Ma questa non rappresenta il centrodestra" oppure "Buttatela fuori". Alla fine diventa pesante. Puoi lottare e portare avanti idee, ma se poi c’è una sponda per cui, combattendo dall’interno, queste idee possono far cambiare una situazione. Se tutto il tuo partito resta su idee opposte alle tue mentre ti dicono "dille pure", è evidente che ti stanno dando il contentino. Altro discorso è se si apre una riflessione, un varco, se si sfalda una posizione perché colpisci i colleghi con le tue idee e anche nel centrodestra si possono rivedere determinate posizioni. Ma se poi ci sono i soliti tre che decidono per tutti la linea, non serve a niente. Io volevo fare squadra".

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Si è sentita lasciata sola.
"Abbastanza, sì".

Si è pentita di quel coming out?
"No, assolutamente. Penso di aver fatto un favore al centrodestra che non ha saputo sfruttarlo. Ho ricevuto un’infinità di mail e messaggi social da parte di persone da tutta Italia che mi hanno ringraziato per aver dato loro voce nel centrodestra. Credo di aver aiutato delle persone e questo rende merito al mio impegno in politica. Poteva anche essere un’occasione per Forza Italia, non per prendere il Ddl Zan così com’era, ma per ritrovare una voce laica che manca nel centrodestra".

Non le viene il dubbio che è il centrodestra ad essere il posto sbagliato per lei?
"Forza Italia a livello locale è un’altra cosa, e in passato c’erano tantissimi esponenti del mondo laico, liberale e riformista. Io credo in un approccio laico, liberale ma anche riformista perchè, nel momento in cui tutto il centrodestra adesso si definisce liberal conservatore, c’è un problema. Non credo che le riforme possano essere solo di sinistra. Però sia chiaro, non me ne sono andata per il Ddl Zan: quella è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Mi sono esposta, è stato faticoso mettere la mia esperienza di vita. Volevo far capire come mai andava cambiato il punto di vista del centrodestra. Volevo si superasse una narrazione falsa su una legge che, lo ripeto, non era perfetta, ma su cui l’approccio doveva essere un altro. Sono diventata la prima senatrice di centrodestra che si è esposta. Mi hanno detto “Brava” ma è rimasto lì. Alla fine ho lasciato Forza Italia anche per altre questioni perché è  Forza Italia che oggi, rispetto al passato, ha idee equivoche su tanti altri temi".

Ad esempio?
"Questo europeismo enunciato, che mal si concilia con un centrodestra a trazione sovranista. Già questa l’ho sempre trovata una grande ipocrisia, che in Parlamento si è poi tradotta in votazioni in cui Forza Italia non ha avuto il coraggio di esporsi in condanne alla Polonia e Ungheria per alcune posizioni, a volte in contrasto con i voti espressi dal Ppe in Europa. E poi anche da punti di vista di liberismo, principio di impresa e concorrenza economica visto che Fi si è ormai adagiata su posizioni corporative".

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