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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Il Movimento 5 stelle contro Benigni: "E’ peggio di Berlusconi"

La senatrice Carla Ruocco attacca il comico toscano dopo la puntata di Report sui debiti dell'industria cinematografica. Durissimo Alessandro Di Battista che non esita a definire il Pd come "una ‘peste rossa’ che ha distrutto tutto quel che ha toccato"

Monta il caso Cinecittà dopo il servizio di Report dedicato a Roberto Benigni e ai debiti dell'industria cinematografica italiana a cui ora lo Stato dovrà suo malgrado mettere una pezza. Durissimo il deputato pentastellato Alessandro Di Battista che non esita a definire il Pd, come una ‘peste rossa’ che ha distrutto tutto quel che ha toccato".

Roberto Benigni e Nicoletta Braschi querelano Report

"Nell'interesse di Nicoletta Braschi e Roberto Benigni, sia in proprio che quali soci di Melampo Cinematografica S.r.l., comunico di aver ricevuto mandato - rende noto l'avvocato Michele Gentiloni Silveri - di sporgere querela presso la Procura della Repubblica di Roma nei confronti di Giorgio Mottola e Sigfrido Ranucci, nonchè di chiunque altro abbia con loro concorso o cooperato, in relazione alle notizie false e gravemente diffamatorie diffuse nel corso della puntata del 17 aprile 2017 della trasmissione Report". 

“Ma avete visto ‘Report’? Capite perché i ‘potenti’ del Paese fanno la guerra a questa trasmissione? In pratica anni fa lo Stato vende ai privati Cinecittà Studios. I privati l’avrebbero dovuta rilanciare. E invece l’hanno affossata. E, secondo ‘Report’, l’hanno affossata anche per essersi presi alcuni debiti degli studi ‘Papigno’, quelli di Roberto Benigni e di sua moglie Nicoletta Braschi”, scrive su facebook Alessandro Di Battista, deputato M5s.

E' successo che dopo Matteo Renzi e il Pd, che hanno annunciato querele dopo la puntata sul passaggio di proprietà de l’Unità, anche Roberto Benigni è pronto a sporgere querela nei confronti di Report, la trasmissione Rai fino allo scorso anno condotta da Milena Gabanelli e passata quest’anno sotto la guida di Sigfrido Ranucci.

Il servizio di Report tratta il progetto dell’attore di trasformare gli studi cinematografici di Terni-Papigno, dove girò La Vita è Bella e Pinocchio, in un polo capace di fare concorrenza a Cinecittà. Nonostante gli investimenti pubblici – che Report ha stimato con una cifra di almeno 16 milioni di euro (cifra smentita dall'avvocato di Benigni, Michele Gentiloni Silveri, cugino del presidente del consiglio Paolo) – il progetto di Benigni non vedrà mai la luce, e con debiti di circa 5 milioni gli studi verranno addirittura rilevati da Cinecittà stessa, società di Luigi Abete, Aurelio De Laurentis e Andrea Della Valle, che ora si trova in gravi difficoltà tanto che lo stesso ministro dei beni culturali Dario Franceschini ha confermato a Report la volontà dello Stato di ricomprare Cinecittà.

Un tema che ora fa ribollire il Movimento 5 stelle. Oggi, aggiunge Di Battista, “Cinecittà Studios se la passa male (pare oltre 32 milioni di euro di debiti con il gruppo guidato da Abete, De Laurentiis e Della Valle che dovrebbe pagare anche affitti arretrati). Tra l’altro quanti sono i film finanziati da fondi statali o europei che neppure sono stati realizzati? Comunque che succede adesso? Che sempre lo Stato – quindi NOI – si sta ricomprando Cinecittà. E a che prezzo?“.

Per Di Battista “sono sempre loro, Abete, Benigni, il Pd della riforma costituzionale ‘stranamente’ sostenuta dal premio oscar toscano. Quanti soldi ci rimettiamo tutti noi? E a che pro? Il cinema italiano è stato rilanciato o vengono ‘rilanciati’ sempre i soliti noti? Per rilanciare il cinema è necessario sbattere fuori la politica, a cominciare dal Pd, quella ‘peste rossa’ che ha distrutto tutto quel che ha toccato. E solo grazie al Popolo italiano non è riuscita a distruggere la Costituzione”.

“Nel giugno del 2011, Roberto Benigni era tra i firmatari della petizione di Articolo21, a difesa della trasmissione ‘Report’ della Gabanelli. In essa si chiedeva che la trasmissione ‘…uno dei simboli del servizio pubblico…, non venisse cancellata dal palinsesto televisivo’. A quei tempi governava Berlusconi ed era politically correct fare il paladino dei più deboli”, scrive su facebook la deputata 5 stelle Carla Ruocco in un post dal titolo ‘Johnny Stecchino’. "Ora che vengono toccati i suoi interessi personali, il comico toscano ha tentato di bloccare il servizio, dando incarico ai suoi legali di diffidare la messa in onda della trasmissione. Quando vengono toccati gli interessi personali, l’intellighenzia radical chic che si batteva contro il bavaglio della libera informazione, ricorre alla censura preventiva. Come, se non peggio, di Berlusconi“.

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