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Sabato, 20 Aprile 2024
Caos Pdl

Berlusconi al Consiglio nazionale Pdl: si riparte da Forza Italia

Il Pdl è finito, sarà solo "un contenitore": sì unanime al ritorno al 1994. I nemici sempre gli stessi e diversi: giudici e sinistra, Monti e Merkel. Berlusconi-Alfano, Forza Italia - Nuovo Centrodestra sarà solo una coalizione

Non è mancato neppure il momento thrilling quando è passato un bus da turismo bianco con la scritta ‘Angelino’ in blu sulle fiancate. Attimi di panico. Durati un istante, il tempo di farci una risata. No, al Palacongressi dell’Eur, a Roma, non ci sono stati scontri. E il grande assente non è tornato suoi propri passi: il ‘figliol prodigo’ non è tornato dal padre, Silvio Berlusconi. In ginocchio. Magari, in futuro, chissà.

Per ora Alfano fa le prove da nuovo leader dei moderati. E, al di là degli slogan, dell’arrivo dei “baby falchi” con tanto di striscione “Forza Silvio – Forza Italia” guidati da un Luca Zappacosta con maglioncino viola, occhiali da sole e basettoni –, dei sorrisi a 58 denti dei falchi delle prima ora, all’Eur l’aria è tiepida, quasi dimessa. Quel che è successo ieri ha chiuso un ventennio e c’è aria di slavina: “Vedrete quanti parlamentari perderemo dopo la decadenza”, dice uno dei tanti ‘berluscones’ arrivati al tempio del berlusconismo.

Sabato 16 settembre, poco dopo le 11, al Consiglio nazionale del Pdl arriva Berlusconi. L’ultima adunata del Pdl partito, buona solo a sciogliere le fila e dare il via ufficialmente a Forza Italia. Sale sul podio e parte subito di rincorsa: “Si ritorna a Forza Italia. Sono felice che noi siamo ritornati a questo nome che abbiamo ancora tutti nel cuore”. Poi arriva rapido al cuore della questione, lo strappo storico – che “va contro la visione di unire tutti i moderati che se stessero insieme sarebbero la maggioranza degli elettori” – consumatosi ieri alla fine di una giornata di trattative complicate. E lo fa facendo una premessa: le strade si sono separate non per questioni politiche ma “personali”: “Ci sono state delle differenze non su programmi e valori, ma delle distanze tra singole persone. Si è creata un’atmosfera grigia e si sono ricorse le agenzie dell’uno e dell’altro schieramento”.

Ha negato la possibilità materiale e tempistica per un nuovo ufficio di presidenza, ma ha voluto far chiarezza, la sua. Partendo dalle concessioni alla cordata dei governativi – “Avevo accettato un organismo direttivo che rappresentasse tutti. E questo da noi non è mai successo” – ma soprattutto rendendo chiaro a tutti il grande ‘No’, il suo e dei falchi: “Non si può stare al tavolo con qualcuno che vuole uccidere politicamente il tuo leader”. La fiducia chiesta da Alfano al governo Letta era irricevibile.

Uno strappo annunciato ma “doloroso”. Sul passaggio ‘Silvio’ prende fiato, si commuove, i falchi, i baby-falchi, e tutto il circondario si alzano in piedi tra urla di incitamento, “Silvio, Silvio”, e rabbia, “traditori”. “Stanotte per il dolore non ho dormito”, confessa. “Quel che mi ha fatto più male – continua – è che avevano già pronto gruppi e nome”. E da tradizione ci scappa la battuta….ma al veleno: “Il nome, Nuovo centodestra, non mi pare particolarmente efficace, e di novità c’è poco visto da chi è composto. Potevate fare, come vi avevo suggerito, ‘Cugini d’Italia’: abbiamo già Fratelli d’Italia, così siamo tutti una famiglia”.

Già, tutti in famiglia. Una battuta ma anche un vero programma politico. E pace se qui l’aria del tradimento e dei “traditori” è spessa come le mura del Colosseo. Sì, perché, dopo il dolore il Cav è stato cauto. E ha spiegato il piano, il suo. 

Siamo qui per la dipartita del Pdl un nome che potrà essere usato per la coalizione di centrodestra

Il Pdl quindi non più come partito ma come contenitore “inevitabile”. Per questo, prova a smorsare l’umore degli animi più accesi: “Vi invito a non fare alcuna dichiarazione contro di loro, anche se ora sosterranno la sinistra. Questo gruppo dovrà necessariamente far parte dei nuovi moderati, come Fratelli d’Italia e la Lega. Non dobbiamo scavare un solco che poi sarà difficile da rimuovere in futuro”. Come dire, tutto si fa per governare. Domani.

Finita la predica ad Alfano e ai falchi più ostinati, Berlusconi fa la lista della spesa dei drammi italiani: debito pubblico, la piaga del lavoro che non c’è, i mali della giustizia civile e penale –  "Abbiamo una giustizia civile vicina al Gabon al 126esimo posto, di quella penale meglio non parlarne...” – la lentezza della burocrazia, la palude della pubblica amministrazione. La lista è lunghissima, comprensiva di danni. Tanto che ci starebbe bene una domanda: scusi Presidente Berlusconi, lei è stato tre volte al governo dal '94 ad oggi, più ha appoggiato Monti e, fino ad oggi, Letta. Negli ultimi venti anni, oltre dieci anni al potere. La colpa è sempre degli altri? Della sinistra, dei Fini o Casini di turno ed oggi di Alfano?

No, la colpa è anche di Francia e Germania, del golpe europeo, dice Silvio, smascherato da Brunetta – "il bluff dello spread" – in cui si è fatto di tutto per eliminare l’avversario di Arcore. Storia vecchia, vecchissima, detta e ridetta. E tuttavia non manca la stoccata: “Alla Merkel e Sarkozy dava fastidio questo signore che era seduto al tavolo dei capi di stato e governo e aveva l’esperienza e la voglia di dire no a molte delle loro proposte che apparivano a me insensate”. Ecco la nuova veste di Forza Italia: cavalcare l’antieuropeismo e l’anti-euro di maniera. Un pezzo di nuova destra è servito (VEDI LA POSIZIONE DI STORACE).

E in ottica di governo, da ex padrone delle larghe intese, all’opposizione, appunto, non manca la seconda stoccata rivolta stavolta all’esecutivo Letta: “Non vedo dei ministri che trattino queste pratiche con coraggio e statura necessaria per farsi ascoltare in Europa, questa è la situazione”. E ancora: “Non possiamo pensare che una legge di stabilità come quella di adesso possa portare qualche pur minimo risultato, dobbiamo considerare la situazione globale in Ue a partire da un cambiamento della politica imposta a tutti dalla Germania e di cui beneficia solo Berlino”. Film già visto, insomma: la colpa è di tutti (compreso dei giudici di ‘mani pulite’), tranne che del 'Capo' che all’epoca e negli anni di Palazzo Chigi aveva le mani legate, era ‘sprovvisto’ di potere.

Poi la politica, i numeri parlamentari. Dopo questa esperienza, dice Berlusconi, “non ripeteremo l’esperimento con il Pd nelle larghe intese. E credo che il Pd farà lo stesso con noi”. E l’ipotesi Grillo? “Il M5S ha ormai diversi senatori, capitati quasi per caso al Senato, che fruiscono di questo titolo di nobiltà di essere senatori da più di 14 mila euro al mese, che non sarebbero stati disposti a perdere l’assegno” con la caduta del governo a soli sette mesi dall’inizio della legislatura. “Sono venuti fuori 20 nomi di componenti del M5S che hanno garantito il sostegno al governo”, per evitare che cadesse. E visto che lo stallo istituzionale si ripresenterebbe anche alle prossime elezioni, stando ai numeri e al ‘porcellum’ (“che non è una cattiva legge, ma che condanna alle larghe intese”), visto che “Pd e M5S potrebbero dar vita a nuove larghe intese”, per il Cav c’è un’unica soluzione: “Unire tutti i moderati e farli votare per Forza Italia”.

Non manca un classico: l'affondo sulla la giustizia, il piano segreto di magistratura democratica che vuol portare la sinistra e il comunismo – “La vicenda più criminale della storia” – al potere. E via al racconto dei suoi acciacchi personali. Venti minuti di ricostruzione storica dei fatti. La sua. Compresa la retorica dell’innocente, il piano Gramsci-Togliatti, la lotta per la sua libertà, che poi è di tutti. Anche questo, ampiamente visto e ascoltato. Infine la pratica, come sarà organizzato il nuovo (nuovo?):

Divideremo il territorio in zone con diversi club “Forza Silvio” (circoli o sezioni è comunista) e daremo vita ad una nuova “primavera per Forza Italia.


Un discorso interminabile, due lacrime di commozione, un po’ stanchezza – sul palco sale anche il medico personale – l’amore, la felicità, l’antieuropeismo di maniera, una spolverata, almeno a parole, di un nuovo radicalismo di destra….sempre 2.0.

Dopo le parole di Berlusconi, Brunetta sale sul podio e chiama la votazione del documento dell’ufficio di presidenza. Zero dibattito, zero contrari, zero astenuti. Forza Italia conferisce a Berlusconi i pieni poteri politici. Inno. Triplice fischio finale. Hallelujah. Hallelujah? No, ‘Silvio’, scatenato, torna sul palco, rilegge il discorso del ’94. Saluta. Parte l’inno di Forza Italia “dai che siamo tantissimi”…..Tanti? Di sicuro tra quei tanti non c’è ‘Angelino’. Che rimane? Una macchina vecchia a cui sono stati cambiati i tergicristallo, non il motore. Quel ’94 non tornerà mai più. Non se l’è preso Alfano e non l’ha ucciso Alfano. Quel ’94 non c’è mai stato.

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