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Venerdì, 29 Marzo 2024

Andrea Maggiolo

Giornalista

Berlusconi 2022 come Trump 2016: quando l'impensabile è realtà

Si avvicina l'elezione, e il nome che pareva impossibile fino a pochi mesi prima prende quota.

Sarebbe, secondo un apprezzato commentatore, "la vittoria dell’imbonitore, di chi spaccia ricette semplici e di immediata applicazione per risolvere istantaneamente problemi complessi e profondi. Si può sorridere e dire che non è la prima volta, ma l’importanza della posta in palio rende inadatto ogni paragone. Saremmo di fronte alla negazione di un sistema di valori, in più di un’occasione stravolti e negati ma formalmente sempre rispettati, che suonerebbe come una sorta di liberi tutti per populisti di ogni specie [...] Siamo ridotti a sperare di scampare il pericolo, in un mondo che viene giù, in cui saltano riferimenti, prassi e in cui non abbiamo più il tempo e la forza di far sentire la voce di fronte a quelle violazioni che ci hanno sempre indignati".

C'è anche il parere della nota scrittrice: "Non riesco nemmeno a immaginarlo in un luogo sobrio e di buon gusto come la dimora ufficiale del capo dello Stato. Che farà? Metterà il suo nome sulla facciata, ridipingerà d’oro le colonne e metterà lampadari sfarzosi nella camera da letto?".

Come non citare poi il pensiero dell'apprezzato sociologo sul possibile nuovo presidente. Secondo lui, in fondo, l'elezione di un uomo di destra apre le maggiori possibilità "che si inneschi una nuova dinamica politica che possa condurre alla massiccia radicalizzazione della sinistra". "Un paese in cui uno come lui ha l’opportunità di diventare presidente può davvero essere considerato grande? I pericoli di una sua presidenza sono ovvi: non solo si fa beffa delle regole del vivere civile e simboleggia la disintegrazione delle norme etiche fondamentali; si pone come difensore della gente comune in difficoltà, mentre in realtà è fautore di un brutale programma neoliberista con sgravi fiscali per i ricchi, ulteriore deregulation e così via. Ebbene sì, è un volgare opportunista, ma è pur sempre un volgare esemplare di umanità".

Spunta anche il professore universitario, progressista se ce n'è uno, che ci tiene a far notare che "è in fondo una buona cosa che il voto sia una procedura complicata, perché se bastasse premere un pulsante sul telecomando, è altamente probabile che il vincitore sarebbe lui che, come si dice con una espressione che fa riflettere, parla alla pancia della nazione".

L'intervento più pungente è quello del romanziere, che commenta così le chance di vittoria del celebre uomo d'affari prestato alla politica: "E' un segno dell’ignoranza e della frivolezza politica dell’elettorato; è il segno della poca sensibilità politica dei nostri concittadini e del fatto che molti sono completamente disinteressati a costruirsela, quella coscienza".

Ah, scusate. Urge una precisazione, visti gli strani tempi che stiamo vivendo. Pensavate stessimo parlando del Quirinale? Dell'ipotesi Silvio Berlusconi nuovo presidente della Repubblica? 

Macché: sono estratti di articoli pubblicati da uno dei principali quotidiani italiani a novembre 2016. Le elezioni Usa 2016, quando Donald Trump stupì il mondo, sovvertì tutti i sondaggi ed entrò alla Casa Bianca dalla porta principale. Sembrava impossibile fino a pochi giorni, poche ore, pochi istanti prima. Un'eventualità lontana. Proprio come pareva assurdo fino a un paio di mesi fa accennare all'ipotesi del Cavaliere padrone di casa al Quirinale. E invece, a volte, in politica l'impensabile accade. Certo, scenari differenti e imparagonabili. Elezioni con regole diverse. Paesi lontani. 

Ma stupirsi una volta per una dinamica di questo tipo è comprensibile, due volte sarebbe da ingenui. Le ragionevoli previsioni del giorno prima diventano carta straccia. Sottovalutare le competenze tattiche e i jolly che hanno in tasca i tycoon populisti quando si mettono in testa un obiettivo, costi quel che costi, può essere un errore.

A volte, succede. Magari stavolta no. Ma è già successo.

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