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Mercoledì, 24 Aprile 2024

Stefano Pagliarini

Responsabile redazione

Perchè la pagina de Il Giornale dice che Berlusconi è incandidabile

C’è un po’ di tutto nella pagina di giornale a sostegno di Silvio Berlusconi, pubblicata lo scorso 13 gennaio su "Il Giornale" diretto da Augusto Minzolini e firmata da “Forza seniores”, il gruppo degli over del partito di Forza Italia. Il manifesto per la corsa al Quirinale si apre con la grande foto di un Berlusconi di tanti anni fa, con su scritto: chi è Silvio Berlusconi? Poi sotto si snocciola un rosario di virtù: dai fatti più oggettivi a presunte qualità metempiriche, che ne farebbero un candidato idoneo più per la beatificazione che non per il Colle. È "una persona buona e generosa" e non ci sono motivi per dubitarne. È "padre di cinque figli e nonno di quindici nipoti" e su questo c’è poco da obiettare. 

Già al terzo punto (su un totale di 22) si comincia ad avere un sussulto leggendo come sia un "amico di tutti e nemico di nessuno". In verità, e questo è proprio il suo più grande handicap, Silvio Berlusconi in politica è stato un uomo molto divisivo. La sua strategia è sempre stata tesa alla polarizzazione fra chi era con lui e chi era contro di lui. I suoi antagonisti poi non lo ripagavano certo con la dialettica della non violenza. Dai palchi delle grandi piazze degli anni ’90 e 2000, Silvio Berlusconi si è sempre posto come l’avversario dei "comunisti", intesi sia come nostalgici, sia come eredi del vecchio Pci. L’idea che possa essere il compagno di giochi di chiunque convince poco.

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Il "più giovane imprenditore italiano nominato Cavaliere del Lavoro". È vero. “Un self-made man, un esempio per tutti gli italiani” parliamone. È  la solita retorica dell’uomo che si è fatto da solo. Potrà anche avere le sue fondamenta di verità, ma per anni ha rappresentato la freccia di Cupido al cuore degli elettori che, come vittime di una psicosi da innamoramento, hanno guardato solo quel carisma (che pur c’era). È  stato il mezzo utile a convincere gli italiani, che lo hanno legittimamente scelto in più occasioni, rinunciando però a guardare ai risultati di quasi dieci anni di Governo.

Sembra invece uno spot elettorale dire che è stato "il fondatore con Ennio Doris della Banca del futuro". "Parlamentare europeo in carica": vero. Difficile invece non stropicciarsi gli occhi quando si legge che sarebbe stato "Il Presidente del Consiglio che mise fine alla guerra fredda realizzando l’accordo di Pratica di Mare tra George Bush e Vladimir Putin (anno 2002)". Siamo d’accordo: quello fu un momento storico. Il Berlusconi Premier, forte del suo peso politico e degli ottimi rapporti con entrambi i presidenti, fece incontrare i leader delle due potenze del globo nel maggio 2002 nella base dell’aeronautica militare italiana di Pratica di Mare, vicino a Roma. Lì fu firmato un impegno di collaborazione fra la Nato e la Russia. Un accordo storico perché rappresentò la volontà di superare il gelo dei decenni precedenti e trovare un accordo di collaborazione fra il blocco atlantico e l’ex blocco comunista. Non andò come doveva però. Da quella volta i rapporti si sono sempre più deteriorati fra le parti e anche i recenti fatti di attualità, ci suggeriscono come la guerra fredda non sia mai finita davvero: lo spionaggio dei diplomatici russi in Italia scoperto nel maggio del 2021; l’amicizia con la Cina e la Turchia di Erdogan (l’uomo che ha spostato il Paese dalla possibilità di entrare in Europa); il ricatto russo di fronte al dialogo fra Nato e Ucraina; la crisi del Kazakistan e le milizie lungo il confine. Ci saranno stati momenti di distensione, anche grazie a Berlusconi, ma le continue tensioni per il dominio delle vecchie aree di influenza sono la prova che quella guerra non ha mai avuto fine. 

berlusconi quirinale pagina giornale - foto Ansa-2

Berlusconi, così si conclude, è "soprattutto l’eroe della libertà che, con grande sprezzo del pericolo, è sceso in campo nel ’94 per evitare a tutti noi un regime autoritario e illiberale". La riproposizione del condottiero fiero, che a costo della sua vita difende i più deboli dai tiranni, è un’immagine che, fra l’altro, smentisce come lui sia un amico di tutti.

Berlusconi poi è anche quello dei procedimenti giudiziari, della condanna per frode fiscale. Potremmo mettere tutto da parte e credere a questa pagina di propaganda. Di sicuro possiamo riconoscere a Berlusconi di essere stato fra i più grandi comunicatori, leader vero e innovatore (nel bene e nel male), anche ora con la sua candidatura al Quirinale, che non ha precedenti. Ma non sono queste le qualità chieste da un Presidente della Repubblica. Alla più alta carica dello Stato è chiesta la massima condivisione dei principi costituzionali perché quelli sarà chiamato a difendere. Tra questi c’è anche il sistema democratico. Leggere, al punto 17, che Berlusconi è stato "l’ultimo presidente del Consiglio eletto democraticamente dagli italiani" è uno schiaffo alla democrazia, rappresentata dal Parlamento e dai partiti. Sono loro il mezzo attraverso il quale i cittadini concorrono alla politica nazionale. Sono loro a dare fiducia al Premier nominato dal Capo dello Stato. Sostenere che un Premier eletto senza il voto non è eletto democraticamente è essa stessa la negazione del nostro sistema democratico. Una domanda chiude il manifesto: "E quindi chi come lui?" Nessuno. Questo è certo.

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