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Giovedì, 25 Aprile 2024
Verso le primarie / Firenze

Bersani a Firenze striglia Renzi: "Chiedimi chi erano i Beatles"

Sigaro in bocca e birra in mano, il segretario si tiene stretto il Pd. E la 'sua' gente attacca il sindaco in trasferta a Lucca per le primarie: "Adesso Basta! (di prendere per il culo)".

“Qui mi sento a casa”. Birra chiara in una mano, l’immancabile sigaro nell’altra, Pierluigi Bersani a Firenze è stato accolto da un vero bagno di folla. Clima da stadio: bandiere, cori, con tanto di magliette dallo slogan pungente: ‘Adesso basta! (di prendere per il culo)’

Chiaro il riferimento allo slogan ‘Adesso!’ scelto da Renzi per la sua campagna elettorale. Chiaro che è iniziata la campagna elettorale. Una stretta carica d’affetto per nulla scontata. Anche perché a Firenze, rimanendo in tema abitativo, il ‘padrone di casa’ è il suo sfidante; che però non ha incontrato. Bersani a Firenze, Renzi non troppo lontano: a Lucca in camper per il suo tour elettorale.

Assente giustificato? “L’Italia è grande, non si può andar sempre tutti nello stesso posto...”, ha risposo sorridendo il segretario del Pd. Curiosità, della serie chi viene e chi va: mentre Renzi faceva il pienone, il sindaco di Lucca, Alessandro Tambellini, era ad ascoltare Bersani. 

In casa si diceva, partendo da un dato: le presenze. Oltre 3mila per Bersani secondo la questura. Un migliaio in più rispetto a quando su quello stesso palco è salito il suo ‘rivale’. Numeri che raccontano qualcosa? Possibile. Certo, testa e cuore della militanza democratica è schierata con il segretario. Le primarie, tuttavia, non saranno perimetrate all’interno del Pd ma riguarderanno blocco molto più ampio: sinistra radicale, progressisti, moderati e cattolici e qualche trasmigrante deluso del centro-destra (come spera Renzi).

Un’operazione, quest’ultima, che a Bersani piace poco, pochissimo, tanto da avvertire (Renzi?) dal palco fiorentino: “Le primarie sono un momento di partecipazione. Alla gente piace essere coinvolta. Mi appello quindi al Pdl, al Movimento 5 Stelle, e agli altri: fate le vostre primarie. Non penserete mica di mandare i vostri elettori alle nostre. Fatevi le vostre, e se non ne avete intenzione, riposatevi”. 

Dopo un colpo alla botte, tuttavia, una carezza cara a Renzi: “Facciamo le primarie per il Paese e proprio io ho voluto che fossero aperte. Ma attenzione, queste sono le primarie dei progressisti, non del Pd. Chi ingaggia questa sfida è chiamato alla responsabilità di governo. Niente giochi, qui mettiamo tutto nero su bianco”. Aperte ma con un monito preciso che pare rivolto proprio allo sfidante, che in tutto il discorso nominerà solo una volta: “Voglio un dibattito amichevole” scandito da tre priorità: “l’Italia, il Pd, e per ultimo i percorsi e le ambizioni personali”.

Niente personalismi: “Ci vuole lavoro di squadra, chi vince non governa da solo” anche perché “non ci sarà da pettinar le bambole”. Ed un unico avversario, Silvio Berlusconi. Come dire il ‘nemico’ non è in casa ma resta Berlusconi. È questa “la vera battaglia”.

ROTTAMAZIONE – Come detto cita Renzi una volta sola, ma i richiami sono continui. A partire dal vero cavallo di battaglia del sindaco di Firenze, la ‘rottamazione’. Un concetto che piace a Bersani, a patto che questo si fissino dei paletti precisi: “Il rinnovamento è un esigenza del Pd e della politica ma ci vuole rispetto di chi ci ha portato fin qui. Su questo non transigo. Questa generazione bistrattata ha avuto il merito di portarci in Europa e di fare il Pd”.

Ed allora dal palco ricorda Roberto Roversi, poeta bolognese e paroliere tra gli altri di Lucio Dalla, ma anche degli Stadio. Così il colpo che non ti aspetti, un parallelismo tra la canzone degli Stadio  ‘Chiedi chi erano i Beatles’ e il nuovo che avanza: “Io dico ai giovani ‘andate avanti’– afferma Bersani, che sembra guardare Renzi all’altezza degli occhi – ma chiedimi chi erano i Beatles, chiedimi di raccontarti la nostra storia”. Tripudio della platea. “Oggi – continua – lo statuto dei lavoratori è cosa assodata, ma è fondamentale ricordare i tempi in cui appariva come un miraggio”. 

RENZI – Le parole arrivano a Lucca, le agenzie sono svelte, e Renzi ribatte immediatamente: “È evidente che lo statuto dei lavoratori sia una grande conquista del Paese” ma “è altrettanto evidente che il problema non è lo statuto dei lavoratori ma il corpus normativo del diritto del lavoro”. E per quel che riguarda la rottamazione? “Vorrei non parlare più di rottamazione”, afferma Renzi ma “farla”. “Noi diciamo ai dirigenti storici del Pd, che è vero che hanno fatto tanto e che si sono impegnati molto, ma ora anche basta. Andate a casa”. Amichevoli e con il sorriso? Mica tanto.

DITTA – Bersani parla della crisi, di Europa, propone di “tassare le transazioni finanziarie”, dei diritti degli stranieri, delle donne, degli omosessuali,  come base per un orizzonte fondamentale: il lavoro. Ha anche il tempo per fare un monito alla Fiat e al suo Ad Sergio Marchionne: “Se non sono in grado loro di mandare avanti gli stabilimenti, vediamo chi è in grado di mandarli avanti perché non possiamo restare senza industria automobilistica in questo Paese”. Ma la campagna elettorale chiama e così c’è lo spazio per un ultimo affondo cucito addosso a Renzi: “Anche se qualcuno va in giro a raccontare che bisogna abolire i vitalizi dei parlamentari, quel qualcuno è bene che sappia che per iniziativa del Pd sono stati aboliti. Se non si riconosce questo si fa un danno alla ditta”. E ancora: “Non c’è bisogno che ci martelliamo tra noi, c’è già chi di mestiere ci martella”. 

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