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Giovedì, 18 Aprile 2024
Politica Italia

Laura Boldrini entra nel Pd, Bersani e D'Alema vedono "l'alternativa"

L'ingresso dell'ex presidente della Camera nel Pd segue quello dell'ex ministro Beatrice Lorenzin. Un vasto riposizionamento dei movimenti e partiti dopo la crisi di governo che coinvolge tutto il centro-sinistra (col trattino)

Laura Boldrini lascia Liberi e Uguali e prende la tessera del Partito Democratico. L'ex presidente della Camera lo annuncia con una intervista al quotidiano la Repubblica in cui spiega: "Non è più tempo di piccoli partiti".

"Con la destra peggiore di sempre non è più tempo di fare troppi distinguo. A forza di farlo rischiamo solo di estinguerci, mentre la destra va sfidata e contrastata con l'azione di un grande soggetto politico capace di incidere sulla società e che si batta contro ogni forma di disuguaglianza sociale, territoriale e di genere".

La maceratese Boldrini che prima di entrare in politica aveva lavorato alle Nazioni Unite all'Alto commissariato per i rifugiati, spiega che "da tempo" aveva maturato questo passo.

"Alle elezioni Europee avevo votato Pd. Poi con la crisi di governo siamo arrivati a oggi. Ho atteso che fossero scelti ministri e sottosegretari perché non volevo assolutamente che il mio passaggio potesse far pensare a qualcuno che miravo a qualche incarico".

Boldrini era entrata in parlamento nel 2013 come candidata indipendente nelle liste della creatura di Niki Vendola Sinistra Ecologia Libertà. Alle elezioni politiche del 2018 è stata rieletta nelle liste di Liberi e Uguali, il partito di Piero Grasso che lei stessa aveva contribuito a fondare. Poi nello stesso anno si è fatta promotrice di un partito-movimento denominato Futura (progressista, femminista ed ambientalista), progetto che oggi si può dire abbandonato. 

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L'ingresso di Boldrini nel Pd - che segue quello dell'ex ministro Beatrice Lorenzin - può tranquillamente inserirsi in un più vasto riposizionamento dei movimenti e partiti dopo la crisi di governo che si è risolta con la nascita del Conte bis nel solco della nuova alleanza stretta tra Movimento 5 stelle e Partito Democratico. E - senza dubbio - frutto della fuoriuscita della corrente renziana dai dem dopo la nascita di Italia Viva.

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Il nuovo corso del centro-sinistra che - citando Massimo D'Alema - ha ripreso il trattino si configura, anche alla luce degli ultimi sondaggi, con un partito progressista moderato, quello di Matteo Renzi, mentre il Pd si attesta sulle posizioni della segreteria di Zingaretti, da sempre tessitore di una ricucitura con la Sinistra.

In questa cornice crese l'attesa per le posizioni di D'Alema e Bersani: i due padrini nobili del Pd, poi "scissionisti" in epoca renziana, hanno già fatto sapere di non voler rientrare nel partito del Nazareno. L'ex segretario Pier Luigi Bersani dalla festa di Mdp-Articolo 1 ha incoraggiato la nascita di una nuova alleanza "o una federazione" di centrosinistra che possa mettere insieme  sensibilità ambientali, sociali, civiche.

Un concetto rimarcato anche da Massimo D'Alema. L'ex segretario dei Ds è lapidario: "L'idea del grande partito contenitore all’americana qui non funziona. Il centrosinistra sarebbe stato molto più forte di fronte all’onda d’urto della destra se avessimo ancora due partiti forti, uno di matrice socialista e uno di ispirazione cristiana".

L’idea, pur generosa, del Pd, lo dico autocriticamente, non ha funzionato perché non aveva una radice storica e identitaria".

Ma se la politica è "creazione" D’Alema auspica una fase costituente a sinistra per un nuovo bipolarismo che veda "da una parte una federazione di partiti di centro-sinistra-M5S e "dall’altra la destra di Salvini".

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