Chi è Stefano Bonaccini, il renziano che ha fermato Salvini
A Bonaccini è toccato il compito di tentare di ricucire con i delusi, convincere gli indecisi, recuperare gli astenuti, combattendo al contempo una battaglia contro il leader della Lega, Matteo Salvini
Fino a qualche anno fa il suo nome, Stefano Bonaccini, era conosciuto più che altro a livello locale, in Emilia-Romagna. Uomo forte del Pd, 53 anni, in politica fin da giovanissimo, da quando, sul finire degli anni Ottanta, entrò nella Federazione dei giovani comunisti per poi diventare, all'inizio dei Novanta, assessore a Campogalliano, il paese in cui è nato, era l'uomo che aveva ereditato il timone del governo regionale da Vasco Errani in un momento storico in cui la fortezza rossa emiliana iniziava a subire già le prime crepe.
A Bonaccini è toccato il compito di tentare di ricucire con i delusi, convincere gli indecisi, recuperare gli astenuti, combattendo al contempo una battaglia contro il leader della Lega, Matteo Salvini, arrivato per tentare di espugnare il baluardo rosso per eccellenza, con l'obiettivo, poi, di mettere il Governo nazionale sotto assedio.
Una sfida che il presidente uscente dell'Emilia-Romagna ha combattuto piazza dopo piazza, presentando alla regione il volto del bravo amministratore, del buon governo, con un programma'locale' versus quello 'nazionale' di Salvini incentrato sulle proposte (il diritto allo studio, la sostenibilità, ''un nuovo Patto per il Lavoro, allargato ai temi della nuova e buona occupazione'',tanto per citarne qualcuna), perché ''il 27 gennaio - ha sottolineato più volte - non ci saranno né Salvini né Zingaretti a guidare l'Emilia-Romagna, ci saranno Bonaccini o Borgonzoni, e sarà così per i prossimi 5 anni''.
Stefano Bonaccini ha vinto in Emilia Romagna
Modenese, sposato con Sandra e padre di Maria Vittoria e Virginia, Bonaccini ha una vita nel partito e nell'amministrazione locale alle spalle, prima di succedere a Vasco Errani in Viale Aldo Moro: cinque anni da assessore nel suo paese d'origine, Campogalliano, sette anni a Modena, prima dell'arrivo in Assemblea legislativa. Il 25 ottobre del 2009 (fino a maggio 2015)è diventato segretario regionale del Pd, dopo aver vinto, con 200 mila voti, le primarie, all'epoca in cui Pierluigi Bersani subentrò alla guida del partitone nazionale.
Bersaniano, il suo rapporto con l'ex leader piacentino si allentò fino alla non-vittoria del 2013, e il suo tweet, ''Fermatevi'', nei giorni convulsi della nomina del nuovo presidente della Repubblica, contribuì a definire un malessere, a sinistra, che poi fu sintomo di un colpo di mano. Quello di Matteo Renzi, che Bonaccini sostenne alle primarie (come coordinatore della campagna) che incoronarono l'ex sindaco di Firenze nuovo segretario nazionale dei dem.
Membro della prima segreteria di Renzi come responsabile enti locali, in seguito alle dimissioni del presidente della regione Vasco Errani, indagato e poi assolto nel processo 'Terremerse', una sua candidatura a governatore era nell'aria (allo spareggio con un ruolo di primo piano nel partito nazionale, con una delega all'organizzazione), fino allo scioglimento delle riserve quando fallì il lungo tentativo di mediazione all'interno del Pd su una candidatura ''unitaria'' che avrebbe ottenuto il sostegno di Pier Luigi Bersani, di Vasco Errani e di Matteo Renzi, e Bonaccini decise di correre contro il deputato Matteo Richetti e l'ex sindaco di Forlì, Roberto Balzani.
Poi ci fu l'inchiesta della Procura di Bologna sulle 'spese pazze' in Regione: Bonaccini resistette alle pressioni di chi gli chiedeva un passo indietro e, ribadendo la ''correttezza del suo operato'', chiese e ottenne di poter chiarire la sua posizione. A seguito della sua audizione, chiese l'archiviazione del procedimento e il 27 settembre 2014 vinse le primarie del centrosinistra contro Balzani, ottenendo il 60,9% dei voti (contro il 39,1% del rivale), ma con un'affluenza di soli 58 mila votanti (meno dei soli iscritti al Pd di tutta la Regione).
Conquistò la poltrona di governatore poco più tardi, il 23 novembre 2014, ma la sua vittoria (con il 49% dei voti) ebbe un retrogusto amaro: le elezioni furono caratterizzate da una bassissima affluenza. Votò solo il 37% degli aventi diritto, in pratica la metà delle persone che erano andate a votare la volta precedente.
Un avversario, l'affluenza, contro il quale Bonaccini ha combattuto anche oggi, mentre sfidava il suo altro, grande avversario: Salvini e la sua macchina social, la 'Bestia'. Una battaglia che il governatore uscente ha scelto di combattere da solo, allo slogan 'Un passo avanti'. L'ha fatto sul territorio, macinando chilometri con la macchina, città dopo città, fino a visitare ''praticamente tutti i 328 Comuni dell'Emilia-Romagna: dal più grande, Bologna, al più piccolo, Zerba, in provincia di Piacenza, unico comune della regione con meno di cento abitanti''.
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Dopo le elezioni in Emilia Romagna e in Calabria, nella primavera del 2020 sono attese anche le elezioni regionali in Veneto, Liguria, Toscana e Marche, Campania e Puglia.
Il centrodestra ha già anticipato che sarà Fratelli d'Italia ad indicare i candidati presidente nelle Regioni Puglia e Marche che saranno, rispettivamente, il copresidente del gruppo dei conservatori europei Raffaele Fitto per la Puglia, e il deputato Francesco Acquaroli per le Marche.
Queste regioni dovrebbero andare al voto tra maggio e giugno 2020, ma il Ministero dell’Interno che ancora non ha ufficializzato la data.
Se nel 2014 ben 16 Regioni erano di centrosinistra e solo tre di centrodestra, oggi 13 sono governate dal centrodestra e sette dal centrosinistra. Vale la pena ricordare le principali tappe del "ribaltone" una per una partendo dalle elezioni regionali che si sono tenute nel 2015:
- Zaia conferma la Lega in Veneto;
- Toti porta la Liguria al centrodestra;
- Rossi conferma il centrosinistra nella "rossa" Toscana;
- Ceriscioli conferma le Marche come baluardo di centrosinistra;
- Marini si afferma in Umbria, salvo poi cadere la scorsa estate con lo scandalo della sanitopoli;
- De Luca si afferma in Campania con un forte risultato personale;
- Emiliano si afferma in Puglia sull'onda dei progetti No Tap e No Ilva che poi verrano a decadere.
Nel 2018 cambia si avverte un cambiamento del clima politico.
- fatta salvo la vittoria di misura di Zingaretti nel Lazio;
- Fontana conferma il predominio leghista in Lombardia;
- il centrodestra diventa maggioranza relativa raccogliendo il 37% alle Politiche.
Nel 2019 il filotto del centrodestra:
- Marsilio porta il centrodestra alla vittoria in Abruzzo;
- Bardi porta il centrodestra alla vittoria in Basilicata;
- Cirio porta il centrodestra alla vittoria in Piemonte.
- Alle Europee il centrodestra sale al 48%;
- Alle elezioni anticipate in Umbria Tesei vince sfiorando il 60%.
Ed infine nel 2020
- Bonaccini conferma il centrosinistra in Emilia Romagna;
- Santelli porta al centrodestra la Calabria.
Elezioni 2020 suppletive per Camera e Senato
Nel 2020 saranno chiamati al voto gli abitanti di Napoli, Roma e Terni per le elezioni suppletive di Camera e Senato.
Elezioni 2020, in primavera amministrative in mille Comuni
Nel 2020 si voterà anche per eleggere i sindaci di Aosta, Arezzo, Reggio Calabria, Trento, Venezia e di altri 1074 Comuni. Data possibile tra il 15 aprile e il 15 giugno.