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Martedì, 23 Aprile 2024
Politica

Brunetta e l’intervista (di giugno) sullo smart working e il rientro in ufficio dei dipendenti pubblici

Con il ritorno dell’esponente di Forza Italia a Palazzo Vidoni, Corriere e altre testate hanno rilanciato un suo intervento di qualche mese fa nel quale diceva: “Basta, si torni tutti a lavorare”

A pochi giorni dal ritorno di Renato Brunetta alla guida del ministero della Pubblica Amministrazione nel governo Draghi è tornata a circolare una sua intervista dello scorso giugno rilasciata a TgCom, nella quale l’esponente di Forza Italia parlava dello smart working. Parole rilanciate oggi dall’edizione online del Corriere della Sera (salvo poi specificare che si era trattato di un’intervista rilasciata mesi prima) e riprese da altre testate, ma che appunto risalgono a mesi fa. In quell’occasione, l’allora responsabile economico di Forza Italia chiedeva di “riaprire tutto”, parlando degli uffici pubblici. 

“I Comuni devono funzionare, i tribunali devono funzionare, come funzionano gli ospedali. Non vedo perché se un ospedale funziona, non possa funzionare una scuola, un Comune, un ufficio urbanistica, un tribunale. Se funzionano la polizia, i vigili del fuoco, i carabinieri, nel senso che vanno a lavorare e non ci sono i carabinieri in smartworking, loro sono nelle loro automobili, fanno le pattuglie … quindi smettiamola per favore, si torni tutti a lavorare”. 

“Il Paese deve ripartire. Portiamo tutta la sicurezza necessaria, ma non confondiamo lo smart working con il lockdown”, diceva Brunetta, che ricordava: “Io sono alla Camera, con tutti i miei collaboratori, a lavorare. Votiamo in un’aula, distanziamento, sicurezza, sanificazione certamente, ma si è tornati a lavorare”. 

In serata è arrivata la replica del ministro Brunetta: “Leggo sul sito del Corriere della Sera di una mia intervista pubblicata in data odierna, alle ore 19.13, dal titolo 'Basta smart working, i dipendenti pubblici tornino in ufficio'. Il contenuto pubblicato nella sedicente intervista si riferisce ad un mio intervento a Tgcom24 in data 22 giugno dello scorso anno, periodo nel quale sembrava che la pandemia fosse in via di superamento, con il ritorno auspicato alla normalità”. Brunetta ribadisce di non aver “rilasciato alcuna intervista, a nessuno, come doveroso riserbo, in attesa del discorso programmatico del presidente del Consiglio Mario Draghi alle Camere del prossimo mercoledì al Senato e giovedì alla Camera, con conseguente dibattito parlamentare e voto di fiducia. Sono sconcertato e dispiaciuto. Dal momento del giuramento, io non ho rilasciato alcuna intervista, né scritto alcun articolo. Nulla”.

Per l'Usb Brunetta alla PA "è una dichiarazione di guerra"

La nomina di Brunetta ancora una volta alla guida del dicastero di Palazzo Vidoni mette comunque sul piede di guerra i sindacati.  "Brunetta non è un ministro ma una vera e propria dichiarazione di guerra alla Pubblica Amministrazione”, è il commento dell’Usb alla nomina di Brunetta. L’esponente di Forza Italia è ritenuto “artefice di una stagione buia per i diritti e il salario delle lavoratrici e lavoratori pubblici: dalla tassa sulla malattia, che dentro la pandemia ha dimostrato anche tutta la sua pericolosità,- all'esclusione di una percentuale consistente di lavoratori dal salario accessorio perché non ‘meritevoli’ a prescindere; dalla riduzione dei comparti pubblici all'esclusione dell'organizzazione del lavoro dalle materie di contrattazione”. E sua, per il sindaco, è anche “la paternità, pur condivisa con una schiera di amici tra i quali l'immancabile Ichino, dello sprezzante assalto ai 'fannulloni' della Pubblica Amministrazione”.

Per l’Usb si tratto di “un vero e proprio attacco ideologico, una messa alla gogna dei lavoratori e delle lavoratrici, nel vero tentativo di minarne alle fondamenta la funzione sociale di argine alle disuguaglianze, sempre più crescenti nel nostro Paese. Anche le esternazioni sul lavoro agile, al quale pure non lesiniamo profonde critiche, con l'invito al rientro in massa nel pieno di una pandemia, sottendono una visione dei lavoratori che, anziché fare i salti mortali per continuare a garantire servizi ai cittadini mettendo a disposizione i propri mezzi e perdendo quote di salario, sono stati comodamente seduti sul divano di casa", aveva concluso l’Usb: “l’idea di Brunetta è esattamente quella di una Pa subordinata agli interessi delle imprese e non ai bisogni dei cittadini".

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