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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Partire o restare, il dilemma dei novemila prof assunti con la "Buona scuola"

Entro poche ore dovranno decidere se accettare o meno l'assunzione "con esodo". Famiglia o carriera? La scelta è sofferta e anche la first lady tentenna: "A questa domanda preferisco non rispondere"

Partire o restare? E’ il dilemma di migliaia di prof che entro poche ore dovranno decidere se accettare o meno l'assunzione "con esodo": si parla di novemila posti, da Milano a Palermo, da Napoli a Lecce, da Roma a Crotone. 

Il piano straordinario di immissioni in ruolo della Buona scuola scadrà alle 23:59 dell'11 settembre. Ma secondo i dati riportati da Repubblica, l’8 settembre erano solo 3mila e 700 le risposte affermative arrivate nell’email del ministero. 

Segno che la scelta è sofferta e - "deportazione" o no - fare le valigie non è mai facile. Neanche in cambio del "posto fisso".  

Il ministro Giannini ha spiegato che "il grosso dei trasferimenti sarà dalla Sicilia verso il Nord, soprattutto in Lombardia, e dalla Campania non solo verso il Settentrione, ma anche nel Lazio, polo attrattivo Roma e dintorni".  

Duemila vedranno una mobilità ridotta, tra due province vicine. Per loro la scelta è quasi obbligata e una assunzione a tempo indeterminato impossibile da rifiutare.

Per altri docenti il discorso è diverso. Rossella, 40 anni e due lauree, è stata trasferita da Napoli a Como: "Dovrei andare, insegnare è la mia vita. Ma con mio marito stiamo facendo le pratiche per l’adozione...", ha raccontato al Corriere della Sera.

Mariateresa, 42 anni, non ha dubbi. Non lascerà Cosenza per Genova e annuncia ricorso: "Non voglio cancellare di colpo la mia serenità. Non potrei nemmeno permettermi di tornare a casa: il volo Lamezia-Genova costa 200 euro: dove li trovo questi soldi?".

Ma c’è anche chi fa il percorso inverso, da Nord a Sud. E non si lamenta. E' successo, per esempio, a Simone Francia, emiliano di 41 anni, pronto a mettersi in viaggio per scendere in Campania: non parlategli di "deportati" perché lui preferisce definirsi un "benvenuto al Sud", racconta al Mattino

E poi c’è chi ha l’amaro in bocca perché quella chiamata non l’ha ricevuta. Come Agnese Renzi, la moglie del premier, che ha accettato un incarico part time a Pontassieve per stare vicina ai suoi figli. "Spero che questo rito finisca, è umiliante", confessa al Quotidiano Nazionale. "Sarebbe stata disposta a fare le valigie per avere il ruolo?", le chiede la giornalista. E qui anche la first lady tentenna: "A questa domanda davvero non posso rispondere... Mi dispiace".

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