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Venerdì, 19 Aprile 2024
Riforma senato

Feriti e strafalcioni: la notte di follia del Senato

L'onorevole della Lega, Nunziante Consiglio, si è accasciato in Aula per un malore. La senatrice Ncd Laura Bianconi ha riportato una lussazione della spalla. Ad "abbellire" il tutto un cartello di protesta da matita rossa

ROMA - Il governo va sotto, battuto in voto segreto su un emendamento alle riforme costituzionali. Il Senato va ancora più giù. L'ultimo atto lo scrive il presidente di Palazzo Madama, Pietro Grasso, alle 23:34 di giovedì sera quando sospende definitivamente la seduta e rinvia i lavori a venerdì mattina. Prima era stato il caos, quello vero. Urla, insulti, cori, un evidente strafalcione grammaticale e conta dei feriti nell’Aula, in una delle giornate più tragicomiche di sempre. 

Come se non fossero bastate le proteste, a tratti poco civili come dimostrano le numerose sospensioni, durante i tumulti notturni due senatori sono finiti in infermeria: l'onorevole della Lega, Nunziante Consiglio, è stato visto accasciarsi, forse per un malore, ed è stato portato fuori dall’Aula in barella. E, pare dopo essere stata urtata pesantemente da un commesso, la senatrice Ncd Laura Bianconi è stata portata nell’ambulatorio del Senato, dove le sono state prestate le prime cure: si sospetta una lussazione alla spalla.

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Rientrato in Aula prima dello stop definitivo, Grasso ha riferito delle condizioni dei due senatori "feriti": "Ho voluto seguire le cure dei due senatori - ha spiegato - la senatrice Bianconi ha riportato un trauma contusivo al gomito destro ed è stata accompagnata in ospedale per fare le radiografie. Il senatore Consiglio ha avuto un malore e si trova in infermeria in osservazione, ma i parametri vitali sono nella norma, è lucido, mi ha anche fatto una battuta, quindi vuol dire che sta bene". 

Chi invece è uscito per davvero con le ossa rotte da Palazzo Madama è la cara vecchia grammatica italiana. La protesta contro Grasso dei senatori leghisti e del Movimento cinque stelle è "passata alla storia", più che per fischietti e cori, per un cartello. "Qual'è merce di scambio?" si chiedeva un onorevole, dimenticando di cancellare l'apostrofo tra "qual" ed "è". Una dimenticanza che in tanti, compreso qualche senatore del Pd, non gli hanno perdonato con l'inevitabile presa in giro social. 

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