rotate-mobile
Giovedì, 25 Aprile 2024
VERSO LE ELEZIONI

Casini rivolta pagina: torna a destra per far vincere Berlusconi

L’ex presidente della Camera ricomincia dal Cavaliere. Dopo lo strappo del 2007 l’Udc è pronta a (ri)fare da spalla a Silvio che ha azzerato subito i mal di pancia dei suoi falchi: “In questi giorni non ho condiviso gli attacchi a Casini che è un ritorno lieto”

‘State buoni, fate i bravi, ascoltatemi, state un po’ zitti: ora il babbo vi insegna come si vincono le elezioni’. Versione ‘Mulino Bianco’, poco credibile. L’altra tesi, quella più accreditata, racconta di un Silvio Berlusconi stizzito più che mai per via del vespaio polemico condensato sopra la testa brizzolata di Pier Ferdinando Casini. Con tanto di smarcamento pubblico dalla stampa “dell’area di centro-destra” e da alcuni dei suoi falchi un po’ troppo appassionati e chiassosi, quelli che guardano e si scagliano sulla pagliuzza e rischiano di compromettere la trave.

Così Silvio, deciso a rivincere le elezioni, ha voluto in prima persona azzerare le polemiche: “In questi giorni non ho condiviso gli attacchi a Pierferdinando Casini, il cui ritorno nell'area dei moderati è da sempre stato da me auspicato e del quale non posso che esserne lieto, ritenendo che anche il suo movimento potrà offrire un reale contributo alla vittoria del Centrodestra”. Non ha condiviso, per dire, l’attacco frontale – e a testa bassa – di Daniela Santanché: “Casini è il politico più sopravvalutato della storia italiana. E’ un bluff. Ci ha messo otto anni per capire che l’unico modo per contrastare la sinistra è stare sotto l'ombrello di Berlusconi”. Non l’ha condiviso ed è uscito allo scoperto. E lo strappo, all’epoca, lo fece Casini. Perché?

Con ordine: Berlusconi, Casini e un ombrello. Tutti insieme. Vi siete persi qualcosa? La questione, più o meno, sta così: Casini e l’Udc, svincolatosi dalla Casa delle libertà dopo lo strappo storico maturato nell’aprile del 2007, sono pronti a rivarcare quella soglia. Il perché sta in un dato di fatto maturato dallo stesso leader centrista: “Ormai il terzo polo è Grillo. Torno con Alfano e Forza Italia. Per contrastare il populismo di Grillo non servono più le battaglie di retroguardia. Senza recitare la parte del figliol prodigo”. E ancora, questa mattina, nel corso della Telefonata, su Canale 5: “Ho scelto di allearmi con il centro destra non per far rivivere i partitini e le nomenclature del passato, ma per dar vita ad un programma serio e innovativo che faccia uscire l'Italia dalla crisi, aiuti il ceto medio finora penalizzato e rilanci le imprese”.

UDC AGO DELLA BILANCIA – Mai ritorno fu più gradito al Cavaliere, che non dovrà recitare la parte del ‘Padre’ e non sacrificherà un “vitello grasso”, ma che si è già fatto due conti: con Casini può raggiungere quel 37% che gli consentirebbe di agguantare il premio di maggioranza e portarsi a casa il 53% dei seggi. Scongiurando così un ballottaggio contro Renzi, favorito nell’uno contro uno. Così almeno stando ai numeri che Nando Pagnoncelli ha elaborato in un sondaggio per Ballarò apparso questa mattina nelle pagine del Corriere della Sera. Secondo le intenzioni di voto raccolte dalla Ipsos la coalizione di centro destra – guidata da Forza Italia al 23,2%, Nuovo centro destra al 6%, la Lega Nord 3,2%, Fratelli d’Italia al 2,2% più una galassia di micro partitini relegati allo 0,2 – è data al 34,8% dei voti. Che introdurrebbero la Casa della libertà 2.0 al secondo turno. Ma è qui, invece, che l’Udc potrebbe farsi l’ago della bilancia della partita. Lo stesso sondaggio, infatti, accredita la formazione di Casini al 3,1%. Totale dell’operazione: 37,9%. Capito perché Silvio non vuol troppo chiacchiericcio attorno a Pierferdinando?

C’è questo e ci sono i grattacapo (come convincere Marina o Barbara alla candidatura). Come le questioni politiche aperte e antiche. Se il Cav, infatti, è proteso a mozzare la lingua ai suoi, altri, i ‘semi-suoi’, più svincolati, stanno già scalpitando. Partendo da Roberto Maroni che oggi si ha espresso sull’affaire Casini la posizione del Carroccio: “O un progetto comune o stia lontano”. Senza dimenticare le rimostranze di Alfano (disinteressato al progetto di centro dei Popolari di Mauro), che sta puntando i piedi sulle primarie di coalizione per il candidato premier.

E quelle numeriche. La stessa somma che farebbe vincere le elezioni a Berlusconi, potrebbe far perdere il treno parlamentare all’Udc. Per via degli sbarramenti dell’Italicum che precede, per i partiti coalizzati, una soglia del 4,5%. Cifra che Casini attualmente vede con il binocolo costringendolo, per via della nuova legge elettorale, a regalare seggi a Fi e Ncd, gli unici ad oltrepassare la soglia e quindi a ridistribuirsi i voti degli altri. Tra gli altri, tanto per chiarirsi, ci sarebbero anche FdI e la Lega Nord (e, allargando lo sguardo e la platea, stessa sorte toccherebbe a Sel, Scelta civica e i Popolari: ad oggi con l’Italicum l’accesso a Montecitorio sarebbe garantito solo a 4 partiti).
Studiata l’algebra e fatti due conti, all’orizzonte non si vedono che due strade consecutive: la nuova Casa delle libertà si strutturerà, con la ripartizione dei ministri, su un patto di governo più che parlamentare. Con i partiti dominanti, che si spartiranno i seggi, e quelli ministeriali, che si aggrapperanno al dicastero senza tuttavia avere in dote la forza numerica che potrebbe mettere a rischio la maggioranza. In pratica, un accordo a ribasso ma di sopravvivenza. Da qui la consecutio: il profilarsi di un unico polo moderato e di destra. E del resto di sinistra: con il tempo le forze probabilmente si polarizzeranno su tre assi: destra, sinistra e M5S.

PD – Quello in sostanza che va augurandosi il segretario del Pd, Matteo Renzi, che questa mattina in un’intervista a Repubblica non si è strappato i capelli per la scelta di Casini. Anzi, ha letto la mossa come un accadimento fisiologico: “Se vogliamo il bipolarismo non mi stupisce che Casini stia di là. Se siamo credibili, prendiamo un voto più degli altri. Certo, se per farci paura basta uno starnuto di Casini, allora ‘Houston abbiamo un problema”.

Eppure, stando ai numeri di Pagnoncelli, Renzi, alla fine, sarà costretto a fare i conti con quel problema. Il Pd è dato, infatti, al 33,5%. Considerando l’apertura di Scelta Civica, prontissima a salire – a spingere? – nel carro di Matteo, la coalizione di centro-sinistra si arresterebbe al 36%. Fuori dai giochi. Con Sel, invece, volerebbe al 38,2% e si aggiudicherebbe il piatto ricco. Sel appunto; e una consapevolezza che si è interposta tra Renzi e Vendola: un’alleanza di governo con la svolta di Tsipras non staranno mai insieme. Stai a vedere che la sinistra giocherellona e spezzata, alla fine, servirà il dono più gradito a Berlusconi.

POST SCRIPTUM – C’è un governo in carica e, nel pezzo arrivato alla sua conclusione, nei giornali, nei Tg, si parla insistentemente di scacchiere politico. Sarà colpa dei giornalisti, ma l’impressione è che la discussione agli sgoccioli sulla legge elettorale, unita all’accelerata di Casini, vecchia volpe della politica italiana, uno che ha sempre ballato, comincino ad essere la misura di un’esperienza di governo agli sgoccioli.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Casini rivolta pagina: torna a destra per far vincere Berlusconi

Today è in caricamento