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Giovedì, 25 Aprile 2024
Tra sondaggi e realtà

Il centrodestra ha già vinto le elezioni politiche 2023?

C'è chi dice che c'è ancora tempo, ma i leader già ci pensano. Salvini, Berlusconi e Meloni non hanno scelta. Devono stare insieme se vogliono vincere, ma ci sono troppi problemi

L’unico ostacolo che può fermare il centrodestra alle elezioni politiche del 2023 è il centrodestra stesso. Con i litigi, i colpi bassi e la esasperante concorrenza per la leadership, il centrodestra è il peggior nemico di se stesso. Eppure non c’è un sondaggio che non dia l'unione fra Salvini, Meloni e Berlusconi, come la preferita dagli italiani. Ma non oggi, da mesi ormai. Insieme Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia, arrivano al 42% per Ixé, il 45% secondo i sondaggi Swg, si attesta al 47% per Ipsos. Arriverebbe anche a prendere oltre il 48% dei voti secondo i sondaggi effettuati da Tech. Insomma non ci sono molti dubbi sul fatto che, da tempo, se si andasse al voto, la destra sarebbe avvantaggiata sulla sinistra. Tanto che, anche prima del voto per il Presidente della Repubblica, si parlava di stratagemmi per cercare di mandare Draghi al Colle e andare finalmente al voto. Così non è stato. Da quel momento sono cominciati i guai più grossi per l’alleanza. La foto dell’abbraccio fra Meloni e Salvini a Roma lo scorso ottobre, oggi non si ripeterebbe senza imbarazzo. Infatti dopo il voto del Mattarella bis, la rottura fra i leader si è conclamata e si vede molto bene quando si muovono i partiti nei territori in cui si giocheranno le prossime comunali. Come in un matrimonio, non ci si può separare senza affrontare le conseguenze di un divorzio. 

Elezioni politiche 2023: chi vincerà?

"La nostra intenzione è comunque quella di giocarci al meglio le nostre carte, presentarci con un centrodestra in modo che sia il più efficace possibile dal punto di vista elettorale, facendo tutti accordi del caso". Lo dice a Today il deputato della Lega Dario Galli, che sottolinea come questa sia la posizione di "Salvini e di tutta la Lega, dopo di che i matrimoni si fanno in due, in questo caso in tre, se poi altri partiti preferiscono essere i primi dei perdenti, potrebbero fare scelte diverse. Se vogliamo fare una scelta di governo, la strada è obbligata". 

Insomma non ci sono molti dubbi per i leghisti. I sentimenti non contano. Conta solo l’obiettivo. A tutti i costi, ma si deve stare insieme. Tra il serafico e il cauto invece il deputato di Fdi e vicepresidente della Camera Fabio Rampelli: "Non mi risulta ci sia stata una discussione. Come la volta scorsa sarà necessario mettere a punto le regole della coalizione senza scorrettezze e colpi bassi e fughe in avanti, senza rotture nelle elezioni amministrative con partiti in cerca di alleanze impure". E sulla federazione lanciata da Salvini? "Meloni anticamente aveva dato una disponibilità, mentre è sempre stata contraria al partito unico. Il punto è che si deve distinguere la realtà dalla proposta". Come a dire che l’idea della federazione della destra in vista delle elezioni in Sicilia non sia una cosa seria. "Se non viene puntualizzato nulla, è più propaganda che politica vera" ha spiegato meglio Rapelli. Insomma nessuno può diventare un’isola nella politica italiana.

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Tutti hanno bisogno di qualcuno per sopravvivere. Ma la strada da fare è lunga. Lo dimostra il fatto che appena si tocca un tasto come quello della leadership, non c’è più condivisione di intenti. Chi lo fa il leader? "Il leader li fanno i cittadini quindi penso che lo stabilirà l’esito delle elezioni, come la volta precedente. - ha detto Rampelli - Sarà il leader del partito più votato, è una delle regole non scritte nel centrodestra”. Dunque i sondaggi non lasciano spazio ai dubbi. La leader del centrodestra (dunque la candidata alla carica di Premier in caso di vittoria) è Giorgia Meloni. 

"Si vedrà - dice invece Galli - Se prima la norma generale era quella, adesso vedremo, e poi non darei per scontato che la Lega possa essere il primo partito, mancano ancora dodici mesi". Insomma, ad oggi, il centrodestra ha il pallino in mano. Salvo un caso. "Dipenderà anche dalla legge elettorale. – precisa il leghista Galli - Non se ne sento più parlare, ma sicuramente tornerà fuori la legge proporzionale. Chiaro che se passa il proporzionale, torniamo indietro di due repubbliche, per cui prima si va al voto e poi si decide che cosa fare". 

Legge elettorale: il rosatellum

Il Rosatellum è un sistema misto fra proporzionale e maggioritario. Infatti circa un terzo dei seggi tra Camera e Senato viene eletto nei collegi uninominali (un unico rappresentante). Gli altri due terzi sono eletti con sistema proporzionale. I collegi uninominali favoriscono la formazione di coalizioni fra partiti diversi per lanciare con il maggior supporto possibile un candidato ideale, dividendosi tra di loro i vari collegi e appoggiando in modo compatto i singoli candidati di coalizione. Ecco perché, nello scenario odierno, con la solita alleanza, il centrodestra è in vantaggio e non ha nessuno interesse a cambiare la legge elettorale. 

Come funzionano Camera e Senato? Premesso che dalla prossima legislatura, cambierà il numero dei parlamentari, ad oggi, alla Camera ci sono 232 collegi uninominali. Il seggio viene vinto dal singolo candidato che prende più voti. Per gli altri seggi c’è il proporzionale, per cui ogni partito o coalizione si candida ed elegge un numero di parlamentari proporzionale al numero di voti presi.  Al Senato le cose funzionano in modo simile. Non è possibile il voto disgiunto e ognuno può esprimere un solo voto: il voto andrà al candidato per il collegio uninominale (quota maggioritaria) e alle lista che lo appoggia (quota proporzionale). La soglia di sbarramento è del 3%e il 10% per le coalizioni. 
 

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