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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Salvini, stretta sui migranti: "Accoglienza a chi scappa veramente dalla guerra"

L’obiettivo del governo è quello di ridurre i riconoscimenti della protezione umanitaria che riguardano la stragrande maggioranza delle domande accolte rispetto ai rifugiati in senso stretto. Cosa dice la circolare del ministro dell'interno ai prefetti

"Con una circolare a prefetti e presidenti delle Commissioni per il riconoscimento della protezione internazionale, ho personalmente richiesto velocità e attenzione nel dare accoglienza a chi scappa veramente dalla guerra ma anche nel bloccare tutti coloro che non ne hanno diritto". Lo ha scritto su Twitter il ministro dell'Interno Matteo Salvini.

L’obiettivo del governo è quello di ridurre i riconoscimenti della protezione umanitaria (28% dei permessi rilasciati a maggio 2018): riguardano la stragrande maggioranza delle domande accolte rispetto ai rifugiati in senso stretto (7%) e la protezione sussidiaria (4%).

Quindi se da una parte Salvini chiede una velocizzazione nell'esame delle istanze per il diritto d'asilo, dall'altra ordina una stretta sulla concessione del permesso di soggiorno per motivi umanitari, il beneficio più concesso ai migranti e per il quale si invitano le commissioni alla "necessaria rigorosità dell'esame delle vulnerabilità degne di tutela".

'Il senso dell'iniziativa - spiega il ministro - è limitare un abuso che va a discapito dei rifugiati veri".

"Su 43mila domande esaminate la protezione umanitaria che, sulla carta, è riservata a limitati e residuali casi di persone che, pur non essendo in fuga dalle guerra hanno necessità di una tutela. Ma rappresentano il 28 per cento dei casi che poi arriva al 40 con i ricorsi, decine di migliaia di persone. E spesso diventano la legittimazione dell'immigrazione clandestina''.

Salvini: "Spostati 42 milioni di euro dall'accoglienza ai rimpatri"

"Abbiamo spostato 42 milioni dei fondi per l'immigrazione dall'accoglienza alla voce rimpatri". annuncia inoltre il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, in conferenza stampa al Viminale. "Quello che era un business che faceva arricchire pochi sulle spalle di molti ora diventa investimento in sicurezza e rimpatri".

Intanto i ministri dell'Interno di Austria, germania e Italia si incontreranno la prossima settimana a Innsbruck per discutere "misure per chiudere la rotta del Mediterraneo". Lo ha annunciato il cancelliere austriaco Sebastian Kurz. dopo avere incontrato il ministro dell'Interno tedesco Horst Seehofer.

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Che cosa c'è scritto nella circolare di Salvini

La circolare ai prefetti prevede una stretta, in particolare, sulla concessione del permesso di soggiorno per motivi umanitari. Questo tipo di protezione umanitaria viene concessa per una durata di 2 anni, ed è differente dal diritto d’asilo. Il permesso umanitario viene concesso ad esempio a donne con bambini, persone con problemi di salute, minori, ecc.

Sul tema il ministro dell'interno invita le Commissioni incaricate a vagliare le richieste di protezione internazionale anche in base ai "seri motivi" evidenziati dalla sentenza della Cassazione civile (n. 4455 del 23 febbraio 2018). La Suprema Corte, secondo un’interpretazione restrittiva, sottolinea come la protezione umanitaria possa essere concessa solo se le situazioni di vulnerabilità del migrante siano riferibili alle "condizioni di partenza di privazione o violazione dei diritti umani nel Paese d’origine".

In altre parole la circolare rimarca come se nello Stato di partenza non ci sono palesi privazioni o violazioni dei diritti umani la protezione umanitaria diventa molto difficile.

Occorre, in altre parole dimostrare che la persona che invoca la protezione umanitaria si sia allontanata "da una condizione di vulnerabilità effettiva, sotto il profilo specifico della violazione o dell’impedimento all’esercizio dei diritti umani inalienabili" ai quali sarebbe nuovamente esposta se la protezione non fosse riconosciuta e fosse così allontanato verso il Paese d’origine (punto 5 della sentenza).

Diritto d'asilo e migranti, cos'è e come funziona

Il diritto d’asilo nell'Unione Europea è riconosciuto da una serie di trattati internazionali, ma ogni Paese ha leggi nazionali a cui far riferimento. Generalmente sono beneficiari del diritto di protezione internazionale i cittadini che nel loro paesi d’origine rischierebbe di vedere minacciata non solo la vita, ma anche i normali diritti civili.

La legge in Italia prevede tre distinte forme di protezione internazionale:

  • lo status di rifugiato che discende dalla Convenzione di Ginevra sui diritti dell’uomo e prevede una tutela che si applica a chi è perseguitato per ragioni di razza, religione, opinione politica.
  • la protezione sussidiaria che riguarda principalmente chi fugge da situazioni di guerra aperta pur non avendo una connotazione particolare di natura politica, religiosa, razziale.
  • la protezione umanitaria è accordata ai migranti "potrebbe subire conseguenze gravi in caso di rimpatrio al paese di origine" da apposite commissioni istituite presso le prefetture. Come abbiamo visto è a loro che si rivolge in questo caso la circolare del ministro dell'interno invitando ad una maggiore attenzione nell'analisi delle storie individuali di richiedenti protezione umanitarie. In caso di rigetto, il migrante può fare ricorso alla magistratura allungando i tempi delle pratiche.

L'Europa contro Salvini: "Ong libere di operare"

Proprio oggi la commissaria ai diritti umani del Consiglio d'Europa Dunja Mijatovic difende l'operato delle Ong criticando l'operato dei Paesi Ue che stanno "ostacolando il loro lavoro mettendo così a rischio la vita di numerose persone".

"Le Ong dovrebbero essere libere di usare i porti e altre strutture per le operazioni di salvataggio e per aiutare i migranti. Le tragedie recenti che provocano centinaia di vite perse dovrebbero ricordarci l'urgenza di agire".

Sempre oggi al Parlamento Europeo è stata votata una risoluzione di iniziativa che chiede alla Commissione Europea maggiore attenzione in difesa delle Ong e agli stati membri di recepire la direttiva comunitaria che rigurda l'assistenza umanitaria "chiedendo di non criminalizzare le ong".

Guerra in Siria, anche la Giordania alza i "muri"

La Giordania ha respinto un appello delle Nazioni Unite ad aprire i suoi confini per permettere a decine di migliaia di rifugiati siriani di trovare un riparo temporaneo dai raid aerei e dai combattimenti in corso nel sud-ovest della Siria. La portavoce del governo di Amman, Jumana Ghunaimat, ha affermato che la richiesta dell'Unhcr contraddice gli interessi del regno di Abdullah II.

La portavoce ha quindi ribadito in una nota che la Giordania non ha in programma di aprire i propri confini con la Siria, aggiungendo che la comunità internazionale e le Nazioni Unite devono impegnarsi per garantire un rifugio sicuro per i siriani sfollati all'interno della Siria.

In migliaia con le "magliette rosse"

Sono migliaia le adesioni di associazioni, comitati, scuole, musicisti, giornalisti, scrittori, singoli cittadini che hanno risposto all'appello 'Una maglietta rossa per fermare l'emorragia di umanità' - da indossare sabato - lanciato da don Luigi Ciotti, presidente Libera e Gruppo Abele; Francesco Viviano; Francesca Chiavacci, presidente nazionale Arci; Stefano Ciafani, presidente nazionale Legambiente; Carla Nespolo, presidente nazionale Anpi. "Nelle ultime ore - fa sapere Libera - adesioni sono arrivate da Acli, Medici Senza Frontiere, Amnesty International Italia, Uisp, Fiom Cgil, Articolo 21, Un ponte per, Libertà e Giustizia". All'appello hanno aderito, tra i tanti, anche Roberto Saviano e Carlo Lucarelli.

"Di rosso era vestito il piccolo Aylan, tre anni, la cui foto nel settembre 2015 suscitò la commozione e l'indignazione di mezzo mondo. Di rosso - si legge nell'appello - erano vestiti i tre bambini annegati nei giorni scorsi davanti alle coste libiche. Di rosso ne verranno vestiti altri dalle madri, nella speranza che, in caso di naufragio, quel colore richiami l'attenzione dei soccorritori. Fermiamoci allora un giorno, sabato 7 luglio, e indossiamo tutti una maglietta, un indumento rosso, come quei bambini. Perché mettersi nei panni degli altri - cominciando da quelli dei bambini, che sono patrimonio dell'umanità - è il primo passo per costruire un mondo più giusto, dove riconoscersi diversi come persone e uguali come cittadini".

"Non basta piu' indignarci - osserva don Luigi Ciotti, presidente Libera e Gruppo Abele - oggi bisogna provare disgusto, un disgusto che deve risvegliare le coscienze e salvarle da una passività che le rende complici. La maglietta rossa da indossare è un segno e segni sono importanti ma poi bisogna organizzare il dissenso, trasformandolo in progetti e speranze. Il vero cambiamento passa dai fatti, dal loro linguaggio silenzioso ma profondamente chiaro e vero".

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