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Giovedì, 28 Marzo 2024
"Fuori dal governo" / Latina

"Non sono fascista ma...": se il governo Draghi ha un sottosegretario come Claudio Durigon

Il caso del fedelissimo di Salvini. Il parco "Falcone e Borsellino" da reintitolare a Mussolini a Latina e le parole "nostalgiche" che creano imbarazzo e sdegno

La larghissima maggioranza che sostiene il governo Draghi è alle prese con una grana che risponde al nome di Claudio Durigon, il sottosegretario leghista al ministero dell'Economia che qualche giorno fa ha proposto di reintitolare al fratello minore del duce, Arnaldo Mussolini, il parco comunale di Latina attualmente dedicato a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. La vicenda continua a scatenare polemiche. E ora una parte della maggioranza parlamentare sarebbe pronta a sfiduciare in Aula il sottosegretario leghista, considerato un fedelissimo di Matteo Salvini.

Chi è Claudio Durigon e perché è finito nei guai per "il parco Mussolini"

Claudio Durigon era già finito nei guai per un video ripreso con una telecamera nascosta: in quel fuorionda parlava dei 49 milioni confiscati alla Lega dalla procura di Genova dicendo con una certa disinvoltura che "quello che fa le indagini sul partito lo abbiamo messo noi". È uno degli esponenti più in vista della Lega, punto di riferimento del partito nel Lazio dopo una rapidissima ascesa politica. Nato a Latina, 50enne, i nonni erano braccianti veneti trasferiti nell'Agro pontino negli anni del fascismo. Dipendente Pfizer fino al 2009, si iscrive al sindacato di destra Ugl per poi diventare responsabile della Lega nel dipartimento lavoro. Eletto alla Camera con il Carroccio nel 2018, nel primo governo Conte è stato sottosegretario di Stato al ministero del lavoro e delle politiche sociali. Anche Mario Draghi lo ha voluto nel suo governo, come sottosegretario al ministero retto da Daniele Franco. Un incarico di peso.

Poi il "fattaccio". Il 4 agosto scorso, durante un evento elettorale per le amministrative a Latina, Durigon ha proposto di revocare l'intitolazione del parco cittadino ai due giudici uccisi dalla mafia per dedicarlo al fratello del duce e direttore amministrativo del quotidiano fascista Il Popolo d'Italia. Sul palco di Latina, insieme a Durigon, c'era il leader della Lega Salvini, che non ha preso le distanze dalle sue parole. Nessun commento: una scelta deliberata per non alimentare una polemica definita "strumentale". Il messaggio all'esterno è che il ruolo del sottosegretario non sarebbe in discussione. Ma così non è, almeno a giudicare dalle reazioni politiche e dagli appelli che in queste ore vengono rivolti al premier Draghi per chiedere la revoca delle deleghe da sottosegretario all'Economia a Durigon.

Nel corso del suo intervento, il sottosegretario al Mef ha ricordato la storia di Latina, quella di "un popolo che nasce con un'origine di coloni veneti e friulani": "Questa è la storia di Latina, che qualcuno ha voluto anche cancellare con quel cambio di nome al nostro parco che deve tornare a essere il parco Mussolini che è sempre stato". Il riferimento è all'attuale sindaco di Latina Damiano Coletta e all'intitolazione del parco ai due giudici, avvenuta nel luglio del 2017 alla presenza anche dell'allora presidente della Camera Laura Boldrini. Coletta aveva cancellato la dedica voluta dallo storico sindaco Ajmone Finestra, ex repubblichino ed esponente del Movimento sociale italiano. Apriti cielo.

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Le parole "nostalgiche" di Durigon sono state stigmatizzate dall'Anpi e dal centrosinistra. E sono state definite come "uno sfregio alle vittime" da Maurizio Verona, sindaco di Sant'Anna di Stazzema (Lucca), città dell'eccidio nazifascista del 1944. L'ex premier e leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte ha chiesto le dimissioni di Durigon definendo le sue parole "aberranti", mentre il segretario del Pd Enrico Letta ha spiegato che il sottosegretario "è incompatibile con il ruolo che ricopre. Starebbe a lui fare un passo indietro. Per quanto ci riguarda faremo il possibile perché questo avvenga". Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha detto che "ci aspettavamo delle scuse mai arrivate: a questo punto dovrebbe fare un passo di lato".

La petizione per cacciare Durigon dal governo

Per chiedere al presidente del Consiglio di agire subito è nata una petizione lanciata da Il Fatto quotidiano dal titolo eloquente - "Durigon fuori dal governo" - in cui si legge che la sua "uscita è gravissima perché vellica i rigurgiti neofascisti in giro per l'Italia a costo di screditare due uomini che hanno dato la vita per combattere la mafia come Falcone e Borsellino". Da Palazzo Chigi per ora non sono arrivati commenti sulla vicenda, ma se Draghi non revocherà le deleghe di Durigon o se il sottosegretario non deciderà di dimettersi autonomamente, Pd, M5s e LeU hanno annunciato che a settembre voteranno una mozione di sfiducia individuale per cacciare il leghista.

"Non sono fascista ma..."

Anche il diretto interessato preferisce non aggiungere nulla, dopo aver cercato di spiegare in maniera abbastanza goffa quell'uscita a dir poco infelice, per usare un eufemismo. "Polemica sterile sulla notizia del parco Arnaldo Mussolini di Latina - ha detto -. Il mio non era certo un inno al fascismo. Io non sono fascista, né lo sono mai stato. Il mio intervento voleva solo ribadire la storia della città, che non va dimenticata. Mai e poi mai penserei di mettere in discussione il grande valore del servizio prestato allo Stato dai giudici Falcone e Borsellino: ciò non toglie che è nostro dovere considerare anche le radici della città, che non devono essere cancellate". Anzi, andrebbero persino "re-intitolate", come vorrebbe Durigon per il parco della città che il duce chiamò Littoria.

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