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Venerdì, 29 Marzo 2024
I nuovi collegi elettorali

Il nuovo Parlamento "bonsai" taglia la rappresentanza del territorio

Un rappresentante per un milione di cittadini: è l'effetto del taglio dei parlamentari sui collegi. I correttivi della legge elettorale stentano a prendere forma in seno alle discussioni della maggioranza, il semestre bianco è sempre più vicino

L'effetto del taglio dei parlamentari dipana tutti i suoi effetti: prendono forma i nuovi collegi elettorali il cui schema ha incassato il primo via libera da parte del Consiglio dei ministri e ora è stato trasmesso alle Camere: una volta approvato e convertito in legge si potrebbe andare a votare rendendo applicabile il "Rosatellum" per eleggere il nuovo parlamento che passerà da 945 a 600 deputati e senatori. 

Secondo lo schema bollinato da palazzo Chigi alla Campera gli eletti nei collegi plurinominali passeranno da 386 a 245, quelli negli uninominali da 232 a 147 e quelli all'estero da 12 a 8. Al Senato gli eletti nei plurinominali caleranno da 193 a 122, quelli negli uninominali da 116 a 74 e quelli all'estero da 6 a 4.

I nuovi collegi elettorali: scarica qui il Pdf

nuovi collegi elettorali-2

Una taglio di parlamentari che a tutti gli effetti "taglia la rappresentanza" a meno degli auspicati correttivi che tuttavia stentano a prendere forma in seno alle discussioni della maggioranza. Il decreto legislativo infatti recepisce la proposta della commissione tecnica e in assenza di una nuova legge elettorale vi sarebbero senatori che dovrebbero rappresentare oltre un milione di cittadini residenti nel collegio uninominale in cui vengono eletti. Succede in Friuli Venezia-Giulia, ma anche in Lombardia, nel Lazio e in Campania.

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Uno scenario su cui l'intero arco parlamentare esprime forte preoccupazione: pertanto il 2021 della politica sarà con tutta probabilità fortemente caratterizzato dalla modifica delle legge elettorale.

Le modifiche alla legge elettorale

Adattando la legge in vigore, il Rosatellum, alla nuova realtà di un parlamento con 230 deputati e 115 senatori in meno, si ottiene un sistema maggioritario con una quota di tre ottavi di seggi uninominali. Con il meccanismo dei collegi e soprattutto del voto unico che trasferisce il consenso espresso nell’uninominale anche sulle liste che concorrono per i seggi proporzionali, una coalizione anche a due (in ipotesi Salvini-Meloni) può raggiungere la maggioranza anche con una percentuale nazionale inferiore al 40%.

E la riforma? L'accorodo giallorosso sul sistema proporzionale con soglia di sbarramento nazionale al 5% e liste bloccate non piace a Italia Viva. L'alternativa è una modifica in quota proporzionale della legge elettorale che potrebbe avere anche l'appoggio di Forza Italia. Ma il tavolo delle trattative vive uno stallo: da una parte c’è Italia Viva che chiede di rivedere l’attuale assetto che affida esattamente gli stessi compiti a Camera e Senato, dall’altra Leu e M5s che sono contrari alla riforma del bicameralismo e pretendono innanzitutto il rispetto degli accordi sulla legge elettorale e che sono contrari a riproporre un sistema simile a quello della riforma Renzi bocciata dal referendum del 2016. In mezzo il Pd, che vuole il rispetto degli accordi sulla legge elettorale, ma in prospettiva è d’accordo sulla revisione del bicameralismo.

Occorre tenere conto che il 3 agosto inizia il semestre bianco che precede l'elezione del nuovo presidente della Repubblica, sei mesi in cui Sergio Mattarella non potrà sciogliere le Camere e la legislatura sarà cristallizzata dalla partita del Quirinale che potrà rimescolare il rapporto tra i partiti.

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