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Sabato, 20 Aprile 2024
Assalto alla dirigenza

Né con Letta né con i sindaci, il nuovo fronte nel Pd: "C'è aria di vendetta" 

Il partito democratico è in fermento dopo il tracollo alle elezioni politiche

Reset. Nel 2007 era stato il titolo di uno spettacolo di Beppe Grillo, che invocava l'azzeramento totale della politica. Oggi la parola ricorre spesso nel Partito democratico dopo la batosta alle elezioni politiche. L'azzeramento, questa volta del fronte democratico, viene invocato da più parti dentro lo stesso Pd, soprattutto da chi si candida (anche se non ufficialmente) a diventare segretario e prendere il posto di Enrico Letta, che ha annunciato le sue dimissioni all'indomani del voto. 

Sindaci e governatori all'assalto della dirigenza 

All'interno del Pd si respira aria pesante, con una parte del partito che guarda con diffidenza il "blocco di potere", come viene definito da qualcuno. Sarebbe la classe dirigente, rappresentata al vertice dal quadrumvirato Letta, Orlando, Franceschini e Zingaretti. Loro sono già sotto accusa per aver percorso a tutti i costi la via dell'alleanza con il Movimento 5 Stelle e per non aver fatto la riforma della legge elettorale. Hanno fallito. Peggio. Agli occhi delle correnti hanno fatto schiantare il Pd e ridato vita ai pentastellati. 

Intanto è già scattata la corsa alla poltrona di segretario con tutti i sindaci e presidenti di Regione. Qualcuno si è reso disponibile. Qualcuno non si è ancora esposto ma medita di poter ambire alla successione di Letta, da consumare nell’arena della resa dei conti: il prossimo congresso nazionale. Intanto i nomi che circolano sono il presidente dell'Emilia Romagna Stefano Bonaccini, il sindaco di Firenze Dario Nardella, il sindaco di Pesaro Matteo Ricci, il sindaco di Bari e presidente Anci Antonio Decaro e la vice presidente dell'Emilia Romagna Elly Schlein. 

Pd, una poltrona per due: chi sono i favoriti per la segreteria

Le correnti al lavoro per un'alternativa 

E poi c’è tutto il resto del Pd, che crede che quella dirigenza vada messa alla porta e che, al contempo, non appoggerebbe nessuno fra i nomi in ballo. "Si sta creando un fronte contro l'attuale classe dirigente, in particolare nei confronti di Orlando, Letta, Franceschini e Zingaretti, - ha spiegato un parlamentare democratico che non è stato rieletto - che vengono visti in malo modo". Soprattutto dopo alcune dichiarazioni successive al voto. Ad esempio quelle di Andrea Orlando. L'ex ministro infatti ha parlato di rifondazione. "È stucchevole che proprio Orlando dica che vuole cambiare. Hanno passato anni a ragionare su logiche di alleanza e adesso ci dicono che si deve cambiare. - prosegue l'ex parlamentare - Dico questo perché c'è un clima di vendetta e temo che il congresso non sarà un luogo di confronto ma quello in cui si consumerà quella vendetta". Questa parte del partito è rimasto ai margini negli ultimi anni. Da lì sono arrivate le più grosse critiche al progetto di alleanza giallorossa e al progetto del campo largo. È lì che si lavora per una terza alternativa, alla ricerca di un nome capace di unire il Pd. Nessuno che possa andare bene fra i nomi che circolano oggi? "Non è che non vanno bene. È che non rappresentano tutti e si rischia di fare come la gatta che, per la fretta, ha fatto i figli ciechi". 

Verso la direzione e il congresso del Pd

Poi c’è la base. Ci sono i militati e gli iscritti. Da lì viene una parlamentare che, a Today, descrive il sentimento che si respira da quelle parti: "La gente, le persone del Pd, quelli che hanno fatto campagna elettorale, lo zoccolo duro del partito c’è e ci sarà sempre al netto del segretario. Quelle persone lì sono attonite nel vedere da una parte chi corre a buttare la croce della sconfitta su Letta e dall’altra tanta confusione". 

Una cosa è certa. Il futuro del Pd passa attraverso il congresso. Ma quando? A marzo o gennaio? Non una banalità perché anche la data sarà decisiva per stabilire il vincitore. Chi oggi è sicuro di voler tentare l'assalto alla dirigenza del Pd preme perché si faccia il prima possibile. Chi invece, come le correnti, lavora ad un'alternativa, ha interesse che si faccia il più tardi possibile. Intanto il prossimo 6 ottobre, alle ore 10,30 è prevista la direzione Pd. Un solo punto all'ordine del giorno: analisi del voto e congresso. La speranza è che si arrivi a quella data con una linea di massima. "Altrimenti - scommette una fonte interna al Pd - c’è da giurare che se le daranno di santa ragione già lì". 

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