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Giovedì, 25 Aprile 2024
Politica

Caso Consip, la cassaforte degli appalti pubblici che inguaia la famiglia Renzi

L'imprenditore campano Alfredo Romeo rifiuta di rispondere ai pm. I suoi legali: "Non ha mai conosciuto Tiziano Renzi", il padre dell'ex premier indagato per traffico di influenze. Ma i piemme della direzione distrettuale antimafia vanno avanti con l'inchiesta: il dirigente Consip Marco Gasparri ha ammesso di aver ricevuto denaro per 'dritte' sugli appalti

L’imprenditore campano, Alfredo Romeo, arrestato il primo marzo scorso si è avvalso della facoltà di non rispondere nel corso dell’interrogatorio di garanzia davanti al giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Roma, Gaspare Sturzo nell'abito dell'inchiesta Consip, la società del ministero dell'Economia e delle Finanze che opera come centrale acquisti della pubblica amministrazione italiana.

L''inchiesta ha visto i pubblici ministeri della direzione distrettuale antimafia Henry John Woodcock e Celeste Carrano indagare su presunte irregolarità nell'assegnazione di alcuni appalti come quello per il servizio di pulizia all'ospedale Cardarelli. Da quest'inchiesta è nato poi il filone che si concentra sulla centrale acquisti della pubblica amministrazione italiana, andata alla Procura di Roma per competenza territoriale ed in particolare su un bando di gara dal valore complessivo di circa 2,7 miliardi di euro.

L'imprenditore campano Alfredo Romeo è uno dei protagonisti e nei sui confronti l'accusa contestata il reato di corruzione per il fatto che l'imprenditore, per acquisire i servigi del dirigente Consip Marco Gasparri,  avrebbe consegnato in più occasioni somme di denaro per complessivi 100mila euro, ora sequestrati al manager. Nel mirino dell'imprenditore, secondo la procura, c'era l'idea di avere a disposizione da parte di Marco Gasparri informazioni utili per la sua attività e particolarmente all'assegnazione dei lotti compresi nell'appalto

"Alfredo Romeo all’interno di Consip era da considerare un emarginato e non certo un privilegiato" ha detto il difensore del manager campano, Giovanni Vignola, lasciando il carcere di Regina Coeli dopo l’interrogatorio di garanzia del suo assistito. “Abbiamo consegnato una memoria e poi il mio assistito non ha aggiunto altro riportandosi a quanto contenuto nel documento”. Il penalista ha poi spiegato: “Romeo è tutt’altro che un corruttore. È stato fregato più volte come abbiamo già rappresentato in un esposto che è stato depositato alla Consip nell’aprile scorso. Adesso abbiamo dato questi documenti sia alla Procura di Roma che a quella di Napoli”.

"Babbo" Renzi. “Non ha mai dato soldi a nessuno, tantomeno a Tiziano Renzi che non ha mai nemmeno incontrato”, hanno detto i difensori di Alfredo Romeo riferendosi alla posizione di "babbo" Renzi indagato per traffico di influenze. Secondo l'ipotesi accusatoria portata avanti dal procuratore aggiunto Paolo Ielo e dal pm Mario Palazzi il padre dell'ex premier Matteo Renzi avrebbe favorito Alfredo Romeo nell'ottenere appalti Consip.

Tiziano Renzi e anche l'imprenditore farmaceutico di Scandicci, Carlo Russo avrebbero indotto l'imprenditore Alfredo Romeo a promettere somme di denaro mensilmente in cambio di interessarsi per lui con l'ex amministratore delegato della Consip, Luigi Marroni, con riferimento ad alcune gare di appalto. Un'accusa che Tiziano Renzi ha sempre respinto.

A tenere banco è l'interrogatorio reso da Marco Gasparri, dirigente di Consip, indagato per corruzione, che ha ammesso di aver ricevuto denaro da Romeo per passargli 'dritte' sugli appalti.

Nell'inchiesta è coinvolto anche il ministro dello Sport e braccio destro di Matteo Renzi, Luca Lotti, è indagato per rivelazioni di segreto d'ufficio. Secondo i pm sapeva che era in corso un'indagine sulla centrale acquisiti della Pubblica Amministrazione e lo rivelò ai dirigenti Consip.  Per questo è indagato anche Tullio Del Sette, comandante dei carabinieri: sarebbe stato lui a rivelazione di segreti d'ufficio.

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