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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Politica Italia

Niente consultazioni per il Pd: ecco l'anti renziano per l'accordo con il 5 stelle

L'assenza del Partito Democratico alle consultazioni ha fatto parlare e trova ora una indiscrezione destinata a diventare molto più di una mera ipotesi per risolvere lo stallo di governo. Intanto si fa risentire anche l'ex premier Matteo Renzi

I rappresentati del Partito Democratico non c'erano ne ieri ne oggi alle consultazioni con il presidente del Senato Alberti Casellati (qui l'esito delle consultazioni). Il perché è tutto da ricercare nella totale chiusura propagandata fin da dopo le elezioni dalla dirigenza "dem" ad ogni coinvolgimento del Pd in un governo con centrodestra o 5 stelle. I famosi pacchi di pop corn in attesa di una disfatta dell'inedito e quanto fumoso asse pentaleghista. 

Dilaniato da diatribe interne, tanto da far rinviare l'assemblea che inizialmente il segretario reggente Maurizio Martina aveva convocato per questo 21 aprile, il Pd si trova in un difficile momento di ricollocamento politico dopo la disfatta elettorale. 

Consultazioni, che fine ha fatto il Pd

A sinistra gli scissionisti dem che hanno dato vita a Mdp-Articolo 1 premono per far nascere una vera "cosa rossa" sulla scia dell'alleanza elettorale con Sinistra Italiana e Possibile. Il 5 marzo allo spoglio delle schede elettorali l'esperimento sembrava sostanzialmente fallito e molti dei big erano addirittura rimasti fuori dal Parlamento, salvo poi essere ripescati. Ora il Movimento Democratico e Progressista deve decidere se fare un congresso e trasformarsi in partito (ed accedere ai contributi fiscali assicurati dal 2 per mille) oppure tentare la strada di un cartello di sinistra sulla scia delle esperienze spagnola e greca. 

Un nuovo partito unitario di sinistra rappresenterebbe un polo di attrattiva anche per la minoranza del Pd che suscita le avances di D'Alema: l'ex premier nei giorni scorsi ha visto il ministro uscente Andrea Orlando, il governatore del Lazio Nicola Zingaretti, e i leader della minoranza Gianni Cuperlo e Luigi Zanda per sondare la possibilità di un governo M5s-Pd con l'appoggio dei parlamentari in quota Liberi e Uguali. 

L'attendismo Pd per disfare l'asse 5stelle-Lega

Fantapolitica? Neppure troppo. Quando al termine del mandato esplorativo affidato da Mattarella al presidente del Senato restano meno di 24 ore l'empasse è dominato dal doppio veto alla nascita di un governo dei 5 stelle con il centrodestra. A meno che Salvini non rompa l'alleanza con Berlusconi e Meloni (con ripercussioni su tutte le amministrazioni locali) Alberti Casellati salirà al Quirinale per comunicare al Capo dello Stato il fallimento della sua mediazione. 

A chi affiderà allora Mattarella un nuovo mandato esplorativo? Dopo aver fatto logorare per oltre un mese le sintonie discordi di centrodestra e 5 stelle, il Partito Democratico averebbe lo spazio per giocare il ruolo dei "responsabili" capaci di dare un governo al paese mitigando l'euroscetticismo pentastellato. 

Così mentre lentamente si dissolve la possibilità di dare vita a una maggioranza che rispetti l'equilibrio tra i due 'vincitori' delle elezioni, in ambienti parlamentari, nelle ultime ore si considera meno plausibile l'ipotesi di un incarico al presidente della Camera Roberto Fico: appare probabile che Mattarella conferisca un mandato esplorativo a Luigi Di Maio, questa volta per consentirgli di verificare l'ipotesi di un accordo con il Pd.

L'ipotesi Giovannini per un governo M5s-Pd-LeU

Dagli ambienti Democratici filtra l'indisponibilità ad un'intesa 'politica' coi 5 Stelle, molto meglio guardare ad un'alleanza programmatica con una forte indicazione sociale: con il passo indietro di Di Maio, a quanto apprende l'agenzia Dire, al Nazareno si fa con insistenza il nome dell'ex ministro Giovannini come possibile collante di un governo che veda impegnati M5s-Democratici-Leu.

Enrico Giovannini, ex presidente dell'Istat e ministro lettiano, è il fondatore dell'Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile che ha collaborato strettamente con il governo Gentiloni, ed in questa veste Giovannini ha incontrato prima delle elezioni Luigi Di Maio, Pietro Grasso, Emma Bonino, Giulio Santagata e Angelo Bonelli. Persino il forzista Renato Brunetta, ma non Matteo Renzi.

L'ex ministro non ha mai nascosto critiche al renzismo, Giovannini per il Pd ha visto l'allora vicesegretario Maurizio Martina, oggi segretario reggente e, a quanto pare, tra i più accesi sostenitori di una sua possibile candidatura alla premiership.

Considerato il padre del reddito minimo di cittadinanza o reddito di inserimento, Enrico Giovannini, è autore di "Utopia sostenibile" come recita il suo ultimo libro per Laterza, è in ottimi rapporti con i pentastellati, al punto da aver scritto la prefazione di "Presi per il Pil", il libro di Lorenzo Fioramonti, neo eletto deputato M5s e considerato il ministro dell'economia ombra dei Cinque stelle. 

La diretta delle consultazioni del Presidente del Senato Alberti Casellati

Interpellato dalla 'Dire' sulla situazione di stallo per la formazione del nuovo governo, Giovannini osserva: "Sappiamo che abbiamo scadenze importante a livello europeo, i tempi sono quindi molto stretti". Un concetto ribadito anche dal premier uscente Paolo Gentiloni e che trovato una sponda in Martina.

Il segretario reggente rispondendo a chi gli chiede cosa farà il Pd se il presidente della Repubblica chiedesse un gesto di responsabilità ha fatto cenno ai punti programmatici che il Pd ha presentato alcuni giorni fà. I "dem" si erano affrettati a nascondere la mano tesa ai 5 stelle ma ora un patto di responsabilità appare più che plausibile per uscire dallo stallo.

L'attesa del Pd, i pop corn di Matteo Renzi

Con il Partito Democratico fuori da questa tornata di consultazioni torna a farsi sentira anche Matteo Renzi e lo fa con la sua E-News.

"A quelli che sentono la mancanza delle nostre iniziative politiche vorrei inviare un abbraccio grande. E l'invito a sbarrare nell'agenda le date 19-20-21 ottobre 2018. Quel fine settimana tornerà la Leopolda. Si chiamerà "La prova del Nove" e il titolo non ha bisogno di molte spiegazioni. Sara' il nono anno, certo. Ma non solo per questo sara' la prova del Nove".

Renzi dà appuntamento alla Leopolda ad ottobre

"Nel 2014 - continua Renzi - quando siamo andati al Governo, non avevamo tempo. Avevamo l'acqua alla gola. Nel giro di qualche settimana abbiamo dovuto dare la svolta. Nei primi 45 giorni - gli stessi che ci sperano dal voto del 4 marzo - avevamo già approvato le misure di urgenza: gli 80 euro, il tetto ai dirigenti pubblici, la diminuzione dell'Irap per le aziende, i primi decreti legge su PA e Lavoro".

"Non potevamo permetterci il lusso di rinviare. Oggi la situazione del nostro Paese è migliore. E bisognerebbe avere l'onestà intellettuale di riconoscerlo".

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