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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Conte, da "outsider" ad anti-Salvini: "Resto in politica, ma non fondo un partito"

Entrato nello scenario politico in sordina con la nascita del governo M5s-Lega, il premier si è fatto conoscere con il tempo, ritagliandosi sempre di più il ruolo di nemesi di Salvini. Dopo questo mandato, non ci sarà l'addio: ''Non mi vedo come un novello Cincinnato''

Prima delle elezioni di marzo 2018 in pochi conoscevano Giuseppe Conte, anzi se si parlava di un Conte era quasi sempre l'Antonio allenatore di calcio. Poi, quando Movimento 5 Stelle e Lega dovevano trovare l'accordo per dare vita a quello che sarebbe stato ( per un anno e poco più) il governo gialloverde, Di Maio e Salvini furono costretti a scegliere una terza figura per il ruolo di premier, diventando in automatico i suoi vice. In quel momento l'Italia conobbe Giuseppe Conte, entrato in sordina e quasi a sorpresa nello scenario politico, con il duro compito di tenere le redini di un esecutivo formato da due fazioni che fino al giorno prima si abbaiavano contro. Nei primi mesi da Presidente del Consiglio si è visto poco, ha lavorato sottotraccia, tanto che in molti lo hanno accusato di essere un semplice tecnico alla mercé di Salvini e Di Maio. 

Conte, da “tecnico” ad anti-Salvini

Per vedere la sua vera personalità e conoscerne un lato del premier che fino a quel momento era rimasto nascosto è stato necessario aspettare l'estate del 2018 quando, dopo la crisi di Ferragosto avviata da Salvini, in Senato avvenne lo scontro diretto tra i due, con l'avvocato che tolse, con eleganza e incisività, tutti i sassolini nelle scarpe accumulati nei mesi di collaborazione con la Lega.  Da quel 20 agosto Conte iniziò a diventare sempre più l'anti-Salvini e sempre meno l'avvocato "invisibile", tanto che adesso, dopo i primi mesi tutt'altro che sereni del governo M5s-Pd, Conte sembra vedere ancora la politica nel suo futuro, anche al termine di questa legislatura.Ma, come raccontato dal premier in un'intervista a Repubblica, non è nei suoi piani l'idea di fondare un suo partito: "Non mi vedo novello Cincinnato che mi ritraggo e mi disinteresso della vita pubblica. La politica non è solo fondare un partito, essere leader o fare competizioni elettorali. Ci sono mille modi per dare un contributo al proprio Paese". 

"Dopo questo mio intenso coinvolgimento, non vedo un futuro senza politica. Non voglio fondare un partito, ma dare un contributo concreto al Paese". 

Con la permanenza di Conte nello scenario politico, potrebbe rinnovarsi uno scontro elettorale con la sua nemesi Salvini, ma è lo stesso premier ad allontanare i pensieri su quello che succederà al termine di questa esperienza a Palazzo Chigi: "Sono concentrato sul presente. Per mia igiene mentale rimango concentrato sul presente su come posso riformare il Paese e renderlo migliore senza pensare al mio futuro". Iniziare a ragionare sul proprio futuro quando si ha un incarico così rilevante rischia di creare una falsa e distorta prospettiva. Una prospettiva che può insinuarsi nella mente come un tarlo e finisce per distrarre o peggio per condizionare le scelte e le decisioni che si è chiamati ad assumere".

Conte, il primo scoglio del 2020 è la prescrizione

Parlando di presente, o quanto meno futuro molto immediato, il primo scoglio per Conte sarà quella della prescrizione. La tappa iniziale di un lungo slalom, una delle più ostiche, visto che Movimento 5 Stelle, Pd e Italia Viva viaggiano su binari molto lontani con un concreto rischio di stallo che potrebbe inquinare sul nascere il confronto sulla riforma Bonafede. Il vertice sulla giustizia è previsto per il prossimo 7 gennaio. Intanto, nella conferenza di fine anno, il premier ha presentato Lucia Azzolina, nuovo ministro dell'Istruzione, e Gaetano Manfredi, ministro della Ricerca, nati dallo “spacchettamento” del comparto scuola.

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