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Venerdì, 19 Aprile 2024
Politica

Le dimissioni di Conte che vuole Renzi e l'ipotesi Maria Elena Boschi nel nuovo governo

Il leader di Italia Viva vuole la testa del premier per sedersi a trattare. Non escludendo un nuovo incarico per l'avvocato. Ma con la sua fedelissima nella squadra dei ministri. Intanto mancano 48 ore allo showdown

Matteo Renzi vuole le dimissioni di Giuseppe Conte prima di far partire la trattativa per un nuovo governo. Che potrebbe anche avere ancora l'avvocato come presidente del Consiglio, ma con Maria Elena Boschi in un ministero pesante come la Difesa, dirottando Lorenzo Guerini al Viminale al posto della "tecnica" Luciana Lamorgese, il cui ottimo lavoro verrebbe così sacrificato sull'altare della politica. 

Le dimissioni di Conte che vuole Renzi e l'ipotesi Maria Elena Boschi nel nuovo governo

La possibile svolta della crisi al buio del governo Conte è arrivata ieri in serata, mentre il consiglio dei ministri litigava sulla riapertura delle scuole e approvava il decreto legge che porta nuove restrizioni in tutta Italia dal 7 al 15 gennaio. E per ora, come da tradizione nell'infinita commedia dell'arte della politica italiana, non c'è nulla di deciso. Ma comincia a intravedersi un piccolo spiraglio all'interno dell'infinita trattativa che va avanti ormai da un mese a colpi di penultimatum. Con ordine: Renzi punta a stravincere la partita con Conte mettendo sul tavolo la richiesta di dimissioni del presidente del Consiglio. Secondo chi ha parlato con il senatore di Scandicci la sua intenzione non è quella di puntare all'addio dell'avvocato a Palazzo Chigi ma di ottenere un semplice arrivederci: le dimissioni servirebbero a inaugurare un corposo rimpasto di governo che porterebbe all'approdo di Maria Elena Boschi nel nuovo esecutivo. In due possibili ruoli: il primo, secondo Repubblica, è quello di ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti al posto di Paola De Micheli; il secondo è quello di responsabile della Difesa al posto di Lorenzo Guerini, che verrebbe così dirottato all'Interno. 

Il Corriere della Sera scrive in un retroscena che per Meb potrebbe esserci anche il ruolo di ministra del Lavoro al posto di Nunzia Catalfo, e in effetti sarebbe curioso vedere come la renziana sarebbe alle prese con il reddito di cittadinanza. Renzi ribadisce di non avere intenzione di entrare nel nuovo governo in arrivo, ma un'altra ipotesi potrebbe vedere Ettore Rosato alla Difesa, che secondo il quotidiano potrebbe essere una casella utile anche come trampolino di lancio per Renzi alla Nato. In questo caso, avverte ancora il Corriere, una delle due ministre renziane potrebbe cedere il passo: la candidata sarebbe Teresa Bellanova, che è anche parlamentare, a differenza della collega Elena Bonetti, ministra per le Pari opportunità e la Famiglia. In questo caso però il conto totale nell’esecutivo, due caselle, non cambierebbe per Italia viva 

Il decreto che porta l'Italia in lockdown soft dopo le feste: il calendario dei divieti fino al 15 gennaio

Ma Conte non vuole trattare sull'addio

Dall'altra parte della barricata c'è Giuseppe Conte. Il quale, giustamente, non si fida dell'ipotesi dimissioni-reincarico perché evidentemente sa che una volta lasciata una poltrona può succedere di tutto. E non si fida soprattutto di Renzi, che ritiene unicamente voglioso di fargli le scarpe dopo la conferenza stampa di fine anno in cui lo ha apertamente sfidato. Repubblica dice che c’è uno schema che ha in mente il presidente del Consiglio, sempre che glielo facciano portare avanti.

Prevede che il 7 gennaio il testo del Recovery venga inviato alle Camere dopo essere transitato (possibilmente senza un voto) dal consiglio dei ministri. Poi, entro domenica 10 o lunedì 11 gennaio, il rimpasto. Già si ipotizzano cambi di caselle mirati, ovviamente: Renzi ministro degli Esteri e Luigi Di Maio al Viminale al posto di Luciana Lamorgese (ma è uno schema che il grillino nega e che comunque non gradisce, trovandosi a suo agio alla Farnesina).

Oppure Ettore Rosato alla Difesa e Lorenzo Guerini all’Interno (di certo il dem può soltanto salire di posizione, visto il suo peso in questa maggioranza e nell’esecutivo). Neanche questo schema sembra funzionare, anche perché Lamorgese è da sempre giudicata vicina al Colle. Oppure, ancora, Andrea Orlando vicepremier o sottosegretario al Recovery e Maria Elena Boschi alle Infrastrutture o allo Sport.

E mentre Paolo Cirino Pomicino, scintillante protagonista dei governi Andreotti durante la Prima Repubblica, in un'intervista fa sapere che "era così anche ai miei tempi" e che "con un rimpasto si risolve tutto", quella tra le varie anime della maggioranza che tiene in piedi l'esecutivo somiglia sempre più a una guerra di nervi. O, peggio, uno stallo messicano in cui nessuno ha voglia di sparare il primo colpo. Per questo si procede per ipotesi mentre mancano soltanto 48 ore al consiglio dei ministri del 7 gennaio che dovrebbe discutere il nuovo piano per il Recovery Fund, del quale ad oggi non c'è traccia. Il Partito Democratico e il MoVimento 5 Stelle non vogliono trattare sulle dimissioni di Conte con Renzi. Il premier intanto teme una crisi al buio e continua ad essere irremovibile sul Mes, che Italia Viva continua a "consigliare fortemente" di prendere per infilare un cuneo nell'intesa tra Pd e M5S. La sensazione è che se davvero arriverà una soluzione che farà scoppiare la pace e consentirà di varare il Conte-Ter, sarà quella dell'ultimo minuto. Prima ci sarà ancora molto da litigare prima di vedere la luce. 

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