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Venerdì, 29 Marzo 2024
In bilico

Il governo Draghi rischia davvero? Cosa succede con il M5s

La vita dell'esecutivo dipende dalle mosse di Giuseppe Conte e del presidente del Consiglio Mario Draghi

L’incontro fra Mario Draghi e Giuseppe Conte potrebbe decidere le sorti dell’esecutivo perché non sarà solo un chiarimento. Conte porterà al capo del governo alcune considerazioni che potrebbero essere propedeutiche per la presenza del Movimento 5 Stelle nel Governo. Questo significa che quello fra Conte e Draghi sarà più una trattativa. Se dovesse finire senza un punto di incontro, il Governo difficilmente potrebbe andare avanti, come confermato anche dallo stesso Draghi e dalle fortissime preoccupazioni del Partito democratico. Il faccia a faccia si sarebbe dovuto tenere oggi (4 luglio) ma è stato rinviato di comune accordo per l'allungamento dei tempi della visita del premier sul luogo della tragedia sulla Marmolada

Resa dei conti solo rimandata. Il dato resta. Il Governo guidato dal presidente Draghi rischia sul serio. L’incontro con il presidente del Movimento 5 Stelle non è solo un mero chiarimento ma un punto per capire se ci siano o meno i presupposti per andare avanti. Conte si dovrebbe presentare a Palazzo Chigi con una lista di sette punti. Su cosa? Non è dato saperlo. Trapelano informazioni. Uno dovrebbe riguardare il termovalorizzatore su Roma, per cui Conte chiederà a Draghi di non porre la fiducia sul decreto Aiuti, dove si trova appunto la norma che lo riguarda. Un altro punto dovrebbe riguardare le armi all’Ucraina, per cui Conte chiederà un cambio di passo sulla guerra, facendo prevalere la diplomazia sulle armi. Gli altri nodi dovrebbero riguardare i fondamentali del programma a 5 stelle, per cui Conte chiederà rassicurazioni sulla difesa del Reddito di cittadinanza e un passo in avanti sulla riforma del salario minimo.  

Questo apre alla possibilità che l’incontro possa risolversi in un nulla di fatto. Se Draghi e Conte dovessero restare su due posizioni differenti, il Governo traballerebbe perché c’è un pezzo di Movimento 5 Stelle che sta incominciando ad agitarsi e che vorrebbe staccare la spina a questo governo per tornare a riprendere quota nel consenso elettorale. Ma non è tanto per questo. Quell’ala più radicale sarebbe anche disponibile a percorrere la via dell’appoggio esterno al Governo, ipotesi già paventata da Beppe Grillo nel suo incontro con i parlamentari a Roma. Il problema è che quell’occasione provocherebbe un passo di lato degli altri. Da Palazzo Chigi, ma anche dal Pd e da Luigi Di Maio non arrivano rassicurazioni: se il Movimento farà il passo estremo di chiamarsi fuori, l'unica strada sarà quella della fine del governo e probabilmente dello scioglimento delle camere. 

Tanto è reale l’ipotesi che il Governo possa cadere che, in quel caso, franerebbe anche l’alleanza fra pentastellati e democratici. Questo almeno è quello che pensa il ministro della Cultura Dario Franceschini che, in occasione dell’incontro nazionale di AreaDem a Cortona, ha detto: "Da qui alle elezioni, per andare insieme al M5S dobbiamo stare dalla stessa parte, se ci sarà una rottura o una distinzione, perché un appoggio esterno è una rottura, per noi porterà alla fine del governo e all'impossibilità di andare insieme alle elezioni. E si brucerà chiaramente ogni residua possibilità di andare al proporzionale".

Sono dunque ore decisive per la tenuta del Governo, messo in pericolo dai malumori in M5s dopo l'addio di Di Maio. Intanto il presidente del M5s Giuseppe Conte riunisce il consiglio nazionale del partito per fare un punto prima dell'incontro con il premier Mario Draghi. 
 

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