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Sabato, 20 Aprile 2024
Politica

Conte può fare la differenza sul Quirinale: ma non sa (ancora) come

Tensione fra gli alleati M5s e Pd. Conte riunisce vertici e Ministri. "Il mazzo di carte lo abbiamo noi, è il momento di darle" scrive sui social il deputato M5s Sergio Battelli

Per quanto ci siano i vari Renzi e Salvini a lavorare per trovare un nome su cui far convergere la maggioranza, nella partita del Quirinale, Italia Viva e Lega restano forze marginali e alla costante ricerca di un accordo che sia più ampio possibile. Italia Viva sa di essere ago della bilancia; la Lega vince se vince tutto il centrodestra. Da sempre però, per logica, il kingmaker della partita del Quirinale è il leader del partito con la maggioranza relativa degli eletti in Parlamento. Chi ha più fra deputati e senatori parte con il favore dei numeri e può far valere quel peso sui tavoli delle trattative. Nel caso dell’elezione del tredicesimo Presidente della Repubblica, quel gruppo è il Movimento 5 Stelle e di conseguenza il federatore vero dovrebbe essere il Presidente Giuseppe Conte. Numeri alla mano i pentastellati contano 233 parlamentari che, sommati ai 132 del Pd, i 18 di Leu, i 6 di Centro democratico e i 25 delegati regionali, arrivano a 414 voti. Se si accodassero anche Italia Viva, Azione e più Europa, si arriverebbe a 461. Mancherebbero 44 voti alla soglia dei 505 con cui si potrebbe eleggere il Capo dello Stato dal quarto scrutinio. Tenendo conto che gli schieramenti non sono mai dei blocchi inscalfibili, quei 44 voti non sono pochi. Ma di sicuro rischiano di diventare di più se Conte continua a temporeggiare. Il paradosso sembra proprio questo: Conte ha il favore della matematica, ma, mentre il Centrodesta propone Berlusconi e dal Gruppo misto arriva il nome di Paolo Maddalena, l'ex Premier sembra smarrito. Sembra l’unico a non capire come muoversi.

I segnali gli arrivano da ogni dove. Non solo dagli avversari, anche da chi gli è più vicino: dal Partito democratico e anche dai parlamentari del suo Movimento. Secondo fonti interni ai 5 Stelle, Conte si è proprio arrabbiato di fronte alle dichiarazioni apparse sul Corriere della Sera con cui Goffredo Bettini definiva l’ex Premier "più leader di governo che capo di partito". Ma come? Proprio l’uomo designato da Letta per consigliare Conte in questo pantano, se ne esce con una delegittimazione del genere? Bettini nel frattempo ha provato a metterci una toppa. Ha detto di aver sempre "creduto che nelle prossime ore il rapporto tra il Movimento 5Stelle e il Pd sia fondamentale per ricercare la soluzione più autorevole e unitaria circa la Presidenza della Repubblica", rimarcando anche la sua stima personale, umana e politica, per Conte. Ma ormai la frittata era fatta. Non si sono fatte attendere le reazioni dal mondo M5s. Il ministro Stefano Patuanelli e Riccardo Ricciardi hanno voluto avvertire il Pd: "Se l'unità d'intenti in vista del Quirinale è rappresentata da interviste e colloqui rilasciati alla stampa in cui si esprimono giudizi sul M5s e il suo leader politico, cosa che non ci permettiamo di fare specialmente in questa fase, direi che la direzione di marcia della coalizione non è quella giusta". Il deputato M5s Francesco Berti su Twitter replica con orgoglio: "Non capisco perché Bettini sia così ascoltato dai vertici M5s. Spazio a energie nuove, in Parlamento e nei territori. A chi parla solo di strategie e relazioni, va preferito chi parla di temi e soluzioni".

La carica a Conte la suonano anche i suoi. Usa una metafora, ma è molto chiaro il deputato e presidente della commissione politiche Ue della Camera, Sergio Battelli quando, in una storia Instagram, dice che "M5s ha un quarto dei grandi elettori. Il mazzo di carte lo abbiamo noi, è il momento di darle". Si riferisce chiaramente al peso che il gruppo giallo può avere ai tavoli delle trattative. Dunque Conte, già in difficoltà con i suoi parlamentari divisi sulle strategie da adottare, adesso deve farsi valere. Se con il Pd, l’incidente diplomatico con Bettini si può superare, fuori tira aria di tempesta.  

Sul fuoco di nuove frizioni fra gli alleati di centrosinistra infatti ci soffia il leader di Italia Viva Matteo Renzi: "I 5Stelle non solo sono fuori controllo, sono divisi: una parte risponde a Conte, anche se Conte non ha ancora deciso nulla. Il vero problema di Conte è evitare di fare la figura di apparire come quello che non conta una mazza. Di Maio sta facendo un corso di doroteismo, lui vorrebbe assomigliare a Forlani e Rumor ma quelli erano statisti. Di Maio resterà dentro alla partita, perché ha un obiettivo: fare fuori Conte, per fare in modo che nel 2023 sia lui a gestire le candidature".

Intanto stasera nuova riunione 5 Stelle per fare il punto sul Quirinale. Alle 22 Giuseppe Conte ha convocato i vertici del Movimento, compresi i ministri Stefano Patuanelli, Luigi Di Maio, Fabiana Dadone e Federico D'Incà. Parteciperanno anche i capigruppo di Camera e Senato David Crippa e Mariolina Castellone, insieme ai quattro coordinatori nazionali Alfonso Bonafede, Chiara Appendino, Fabio Massimo Castaldo e Gianluca Perilli. Chissà che non sia la svolta e che Conte non prenda una posizione netta. Lui è avvisato: la destra (con anche Italia Viva) può arrivare a 493 consensi. Se il veto su Berlusconi è inamovibile, non è detto che non rischi il contropiede di una piano B del centrodesta. Magari una donna.  

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