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Giovedì, 25 Aprile 2024
Mosse e contromosse

La corsa di Conte per convincere i senatori M5s ed evitare la crisi

Il presidente del Movimento 5 Stelle ha telefonato al premier Mario Draghi per trovare un appiglio. "Sento Draghi e vi aggiorno" ha detto Conte alla fine del consiglio

Dopo il consiglio nazionale, il presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte ha sentito al telefono Mario Draghi. "Sento Draghi e vi aggiorno...". Così ha chiuso il Consiglio nazionale il leader del M5s Giuseppe Conte, dopo cinque ore di riunione. Ha parlato col premier. Il tema dovrebbe essere sempre il decreto legge che si vota in Senato giovedì 14 luglio ma la verità è un’altra: Conte non ha dato indicazioni di voto perché deve portare ai senatori qualcosa per convincerli a tapparsi il naso e votare l’ennesimo provvedimento indigesto (Dl Aiuti). L’ex premier vorrebbe che lo facessero, come già accaduto in passato, nel nome della responsabilità verso un Paese alle prese con guerra e Covid. Conte è alla ricerca di qualcosa per convincerli. La volontà di Conte, al momento, non sarebbe quella di far cadere il governo, ma di restare, in attesa delle risposte al documento presentato mercoledì scorso. Serve la certezza di portare a casa qualcosa dei temi più cari al Movimento, qualcosa da ricercare tra i nove punti di Conte. Quella garanzia può arrivare solo da Draghi, le cui dichiarazioni di ieri non hanno affatto convinto i parlamentari pentastellati. Per questo il leader 5 stelle lo ha cercato. Si sono detti qualcosa che verrà discusso stasera in occasione di un secondo consiglio nazionale. Sempre stasera è anche previsto l’incontro fra Conte e i parlamentari. Insomma si preannunciano ore di fuoco. L’obiettivo per Conte è avere in mano la garanzia che almeno uno dei nove punti diventi legge. Così da evitare la crisi di governo.  

Infatti l’avvocato 5 Stelle non riesce più a contenere i suoi senatori, fra i quali ormai serpeggia un pesante malcontento. Non è un segreto che in Senato siano sempre stati più insofferenti nei confronti nel governo ma ora si rischia di andare a fondo. Il Dl Aiuti è davvero la goccia che fa traboccare il vaso. Non si può votare così per i senatori del Movimento e tra i big ci si comincia a chiedere in nome di che cosa si voglia sostenere una riforma considerata aliena mentre nel resto del Paese il termometro del consenso è in picchiata. 

Crisi di governo e possibili scenari

Quali sono dunque gli scenari delle prossime ore? Il primo è che Conte riesca a portare a casa il risultato e che domani, nel nome della responsabilità, il Dl Aiuti passi anche con il sostegno del M5s, quanto meno di una parte. Nel secondo caso Conte non riesce a portare a casa una garanzia da Draghi e domani succede quanto già preannunciato: i senatori escono dall’Aula e non votano il decreto su cui il governo ha posto la fiducia. Potrebbe anche avvenire una spaccatura ma questo non salverebbe il Paese dalla crisi di Governo perché Mario Draghi lo ha detto chiaramente: "Non c’è un altro governo senza il M5s". 

Così domani si potrebbe assistere a una scena paradossale. Prima il governo ottiene la fiducia con maggioranza assoluta (la defezione dei pentastellati non basta a mettere in minoranza l'esecutivo) e subito dopo il presidente del consiglio salirebbe al Quirinale per dare le dimissioni. Mattarella potrebbe anche accettarle ma farebbe di tutto per non togliere un governo al Paese. Chiederebbe a Draghi di verificare i numeri in Parlamento, quello che ha già chiesto Silvio Berlusconi nel fine settimana scorso. Draghi potrebbe anche seguirlo ma ha fatto capire che non esisterebbe mai un Draghi bis. Sarebbe duqnue determinato a mettere fine all’esperienza di governo. Si partirebbe con un nuovo giro delle consultazioni, con i leader di partito chiamati al Colle per sapere se sono disposti a mettere in piedi un nuovo esecutivo con lo scopo di varare la legge di bilancio, procedere col Pnrr e portare gli italiani ai seggi in primavera. Potrebbe essere guidato da uno degli attuali presidenti delle Camere. Un’ipotesi non credibile perché sia il segretario del Pd Enrico Letta che il leader della Lega Matteo Salvini lo hanno detto chiaramente: "Se c'è la crisi di Governo si va alle urne". Si assisterebbe all’ennesima vuoto governativo. Draghi darà la colpa al Movimento 5 Stelle, che avrà strappato nonostante l’annuncio di un "grande patto sociale" da parte di Draghi stesso. Il Movimento 5 Stelle getterà la croce su Draghi che avrà deciso di mettere fine alla sua esperienza di governo nonostante ci fossero i numeri. L'Italia si affiderà ancora all'unico rifeirmento rimasto: il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

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