rotate-mobile
Giovedì, 25 Aprile 2024
La vicenda giudiziaria

Cospito: la procura generale dà parere negativo agli arresti domiciliari

L'udienza si è tenuta venerdì mattina: i giudici hanno cinque giorni di tempo per decidere con un provvedimento motivato

La procuratrice generale di Milano Francesca Nanni e il pg Nicola Balice hanno espresso parere negativo durante l’udienza sulla richiesta di differimento pena "per motivi di salute" per Alfredo Cospito, l'anarchico in sciopero della fame dal 20 ottobre scorso per protestare contro il regime del 41 bis. La difesa, rappresentata dall’avvocato Flavio Rossi Albertini, chiede che il detenuto possa scontare la sua pena ai domiciliari, a casa della sorella. Quello della procura generale è un parere non vincolante per i giudici del tribunale di Sorveglianza che si sono riservati sul caso: hanno cinque giorni per decidere con un provvedimento motivato.

L'udienza è durata circa due ore. I giudici dovranno tener conto della scelta di Cospito di non alimentarsi e su questo punto le sentenze della Cassazione sono piuttosto esplicite nel considerare la scelta del detenuto di rifiutare il cibo "non un motivo valido per ottenere gli arresti domiciliari".

La valutazione attiene anche la "compatibilità" con il carcere, la possibilità di garantire le cure da casa e "l'umanità" della pena dietro le sbarre dato lo stato di salute. Cospito si trova all’ospedale San Paolo a causa delle sue condizioni di salute, stabili ma precarie, dopo la decisione di proseguire da cinque mesi lo sciopero della fame contro il regime del 41 bis. La decisione arriverà entro cinque giorni. 

Le condizioni di Cospito per smettere il digiuno

Al termine dell'udienza il difensore dell'anarchico ha fatto sapere che Cospito è pronto a porre fine alla sua protesta se gli venisse concesso "di tornare a casa" o se il tribunale di Sorveglianza "liberasse gli altri detenuti dal 41 bis" in particolare "persone anziane e malate che vogliono tornare a riabbracciare la propria moglie dopo 30 anni". 

"Andando a casa - ha detto il legale - interromperebbe lo sciopero della fame perché a suo giudizio potrebbe ricominciare quelle attività che lo hanno condotto a dire che questa non è vita, quindi potrebbe leggere, studiare, ricominciare, ragionare, scrivere, partecipare a progetti editoriali". La sua battaglia è quella, ha aggiunto Albertini: "Essere in salute non vuol dire mangiare, non sono un somaro per cui se mangio tanta erba sto bene, l'essere umano deve poter crescere intellettualmente e lo fa solo attraverso lo studio e la lettura, altrimenti non è vita". 

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Cospito: la procura generale dà parere negativo agli arresti domiciliari

Today è in caricamento