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Giovedì, 30 Marzo 2023
Il giorno più difficile

Crisi di governo, che cosa succede oggi 14 luglio 2022

Draghi al Quirinale dopo la telefonata con Conte e Letta e l'annunciata astensione dei 5 stelle sul decreto aiuti. Elezioni anticipate? Il voto solo in autunno ma c'è il problema della legge di bilancio

Mediazione in extremis per evitare la crisi di governo 

Quanto ci costerebbe la crisi di governo

Enrico Letta è pronto a chiedere una verifica per capire se una maggioranza c'è ancora oppure no. Il segretario del Pd di fronte alla conferma dei 5 Stelle - dopo una giornata lunghissima di riunioni e la telefonata tra Giuseppe Conte e Mario Draghi - della scelta di non votare la fiducia chiede chiarezza. La moral suasion tentata in ogni modo dai dem si è infranta con la decisione dell'Aventino messa nero su bianco da Conte davanti ai parlamentari pentastellati. Una scelta, si osserva dal Pd, che rimette in discussione molto cose.

Nell'ultimo colloquio telefonico tra il presidente del consiglio e Giuseppe Conte si sarebbero nuovamente esaminate le richieste del Movimento a Palazzo Chigi, quelle del documento in nove punti consegnato la settimana scorsa che secondo lo stesso Draghi coinciderebbero in larga parte con l'agenda di governo. Ma non tutti i passaggi sono stati consumati e ed è arrivato il momento della chiarezza: dentro o fuori. Un chiarimento che per il segretario del Pd andrà fatto in Parlamento. Ogni forza della maggioranza qui dovrà assumersi le proprie responsabilità se continuare o meno l'esperienza di governo. E nel caso la fiducia venisse meno per il Pd, come già detto oggi da Letta davanti ai gruppi, la conseguenza logica sarebbero le elezioni. Tuttavia i tempi potrebbero essere non così stretti.

"La settimana prossima" spiega Enrico Letta a margine della Festa regionale lombarda dell'Unità a Melzo. Il dibattito, secondo Letta, dovrebbe avvenire non su un singolo provvedimento ma sul "futuro del governo" e quindi basarsi "sulle dichiarazioni programmatiche del presidente del Consiglio sulla base della quale ogni partito dica se vuole continuare o no. E sulla base di questo si decide se la legislatura si chiude o se si va avanti".

Il M5s ha deciso: non voterà la fiducia al governo 

"Non condivide la scelta" del suo movimento il ministro D'Incà mentre nuovi parlamentari si appresterebbero a passare con Di Maio tra le file dei governisti che chiedono una verifica di maggioranza. "Si conta stando dentro, se si è in grado di farlo , non facendo le vittime del sistema. Sopratutto in questa situazione critica per il Paese tra guerra , pandemia, inflazione, crisi energetica . Non condivido". Così su Twitter Federica Dieni, vicepresidente del Copasir e deputata del M5S.

Premono per le elezioni invece Fdi e la Lega, con Salvini che sente Berlusconi e parla di "piena sintonia nel centrodestra". Da Forza Italia è il sottosegretario alla Difesa Giorgio Mulè  a parlare: "Bisognerebbe consultare i tarocchi, ma la versione nata a Firenze nel XV secolo: il nome del gioco è le minchiate. Peccato che qui sia in ballo il destino dell’Italia, se esce la luna nera il Paese va a rotoli". spiega in una intervista a 'La Repubblica'. "Ho l’impressione che sta infilando tutti noi, intesi come cittadini, in un cul de sac", dichiara Mulè riferendosi al leader dei 5S, Giuseppe Conte, che non può "fare il servo di due padroni. Se sei al Governo devi starci al 100 per cento. O dentro o fuori". Mulè afferma che "non votare il decreto Aiuti al Senato sarebbe un atto di irresponsabilità che condurrebbe l’Italia a una tragica fase di instabilità. È già stato grave avere voltato le spalle al provvedimento già alla Camera, mettendo al centro della discussione il no altermovalorizzatore. Il discorso del capogruppo dei 5 Stelle a Montecitorio è stato un atto di guerra nei confronti del Pd, una denuncia di tutto ciò che i principali alleati del Movimento non hanno fatto. Siamo alla tragicommedia, al bmovie".  

Crisi di governo, cosa succede oggi

Con queste premesse questa mattina la maggioranza di Mario Draghi affronta la nuova prova del voto di fiducia al decreto Aiuti al Senato. I parlamentari del Movimento 5 Stelle dovrebbero uscire dall'Aula e non votare la fiducia alla misura. Spetterà quindi al presidente del Consiglio decidere se salire al Colle per poi tornare in parlamento e verificare la maggioranza. Secondo i quotidiani in edicola oggi Sergio Mattarella ritiene la crisi ancora gestibile con un richiamo alla 'responsabilità'. Draghi sembra invece contrario a un rinvio alle Camere. La Lega annunciava intanto ieri che non intende sostenere il governo in caso di rottura del M5s, scenario che aprirebbe all'unica soluzione del voto anticipato. Anche il Pd si è detto indisponibile a formare un nuovo governo in questo scenario.

Elezioni dunque? La legislatura potrebbe quindi interrompersi in anticipo ma in caso di elezioni anticipate la prima data utile sarebbe solo in autunno, in concomitanza con la stesura della legge di Bilancio. Un rischio che dal Quirinale non è ben vista anche in virtù della situazione di crisi internazionale. Più facile risolvere la crisi di governo con un rimpasto: una crisi di governo agostana si è verificata anche tre anni fa con la caduta del primo esecutivo Conte. Allora arrivo il Conte bis. E ora le quotazioni di un Draghi bis senza il M5s prendono il volo. 

Il decreto aiuti al centro dello scontro

Nonostante l'astensione pentastellata sembra scontata l'approvazione del decreto: finito al centro dello scontro tra i partiti di maggioranza, il Decreto Aiuti è l’ultimo dei provvedimenti in materia economica a tutela di famiglie e imprese, e dal bonus 200 euro alle misure in materia di bollette prevede diversi interventi contro il caro energia e l’inflazione. Il testo, nel corso del passaggio alla Camera, si è arricchito di ulteriori novità e, in parallelo alle modifiche sul reddito di cittadinanza e in materia di cessione del credito, la legge di conversione prevede l’introduzione di un bonus di 550 euro per i contratti part-time e, tra le altre cose, nuove agevolazioni per le imprese quali ad esempio il bonus di 10.000 euro per la partecipazione a fiere internazionali.

Modifiche sul reddito di cittadinanza

In merito al reddito di cittadinanza, il testo approvato in data 11 luglio 2022 introduce con il nuovo articolo 34-bis modifiche in materia di offerte di lavoro congrue proposte ai percettori del sussidio. In particolare, le offerte di lavoro congrue potranno essere proposte anche dai datori di lavoro privati, e l’eventuale mancata accettazione rientrerà nel calcolo del numero che comporta la decadenza dal beneficio. Si ricorda infatti che in caso di mancata accettazione di almeno una di tre offerte congrue ricevute, o la prima proposta dopo 18 mesi dalla percezione del reddito di cittadinanza, si decade dal beneficio. Le novità previste con la conversione in legge del Decreto Aiuti mirano quindi a “restringere” il campo: la mancata accettazione dell’offerta di lavoro proposta dal beneficiario direttamente dal datore di lavoro privato dovrà essere comunicata al Centro per l’Impiego, ai fini della decadenza dal beneficio. Dal Ministero del Lavoro si attende un apposito decreto con le modalità di comunicazione e di verifica della mancata accettazione dell’offerta.

Alle novità in materia di reddito di cittadinanza si affiancano le modifiche relative al superbonus e, in particolare, al meccanismo della cessione del credito. Le banche potranno sempre cedere le somme acquisite a titolari di partita IVA che abbiano stipulato un contratto di conto corrente con la banca stessa. Una misura che punta a rendere meno stringente la selezione dei cessionari, e che si affianca alla conferma della proroga al 30 settembre 2022 per le unifamiliari. Novità in arrivo anche in materia di riscossione: la rateizzazione delle cartelle viene semplificata per i debiti fino a 120.000 euro e il numero di rate non pagate che comporterà la decadenza dal piano concesso passa da 5 a 8. Stretta però per chi non paga: chi non rispetterà le scadenze non potrà più dilazionare il debito.

Non sono finite le novità previste, e come di consueto nel corso dell’iter per la conversione in legge del Decreto Aiuti sono state previste numerose misure settoriali. Tra queste, il nuovo bonus di 550 euro previsto dall’articolo 2-bis inserito in sede referente, riconosciuto ai dipendenti di aziende private titolari di contratto part-time ciclico verticale. Ad averne diritto saranno in particolare i lavoratori titolari di contratto a tempo parziale che preveda periodi non interamente lavorati di almeno un mese in via continuativa e complessivamente non inferiori alle 7 e non superiori alle 20 settimane. Per ottenerlo sarà necessario presentare domanda INPS, secondo tempi e modalità che verranno definiti dallo stesso Istituto.

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