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Venerdì, 19 Aprile 2024
Draghi rischia

Perché una crisi di governo è davvero possibile: "Conte ha l'incubo del 5 per cento"

Votare, ancora una volta, la fiducia così da arrivare a fine luglio e verificare cosa effettivamente verrà inserito nel "corposo" nuovo decreto annunciato da Draghi o strappare subito (uscendo dall'Aula o astenendosi) giovedì sul Dl Aiuti, come chiedono a gran voce i senatori? Il dilemma del M5s non è ancora sciolto: gli scenari

Il governo Draghi rischia o no? Votare, ancora una volta, la fiducia così da arrivare a fine luglio e verificare cosa effettivamente verrà inserito nel "corposo" nuovo decreto annunciato da Draghi o strappare subito (uscendo dall'Aula o astenendosi) giovedì sul Dl Aiuti, come chiedono a gran voce i senatori del Movimento 5 Stelle? Il dilemma non si è ancora sciolto ma in Senato la pattuglia dei parlamentari pentastellati è sempre più insofferente, a maggior ragione dopo la conferenza stampa del premier Mario Draghi, tenuta al termine dell'incontro con i sindacati sui temi sociali, una conferenza stampa che, secondo quanto si apprende, li ha lasciati insoddisfatti. Giuseppe Conte ha fatto sapere che esprimerà la sua posizione al Consiglio nazionale odierno. Il "momento è delicato", si legge in una nota di Campo Marzio, e "la posizione del M5S - fa filtrare Conte - non verrà anticipata per rispetto dei componenti dell'organo statutario chiamati a coadiuvare il presidente Conte nella definizione della linea politica".

Cosa succede domani al governo Draghi

Qualcuno però fa notare che le aperture di Draghi verso i 9 punti del documento che Conte gli ha consegnato sono state timide: Draghi non si è espresso sul reddito di cittadinanza su cui Conte aveva chiesto una parola chiara e definitiva affinché non fosse messo in dubbio ogni giorno; il premier ha chiuso per l'ennesima volta alla possibilità di un ulteriore scostamento di bilancio per aumentare l'entità delle risorse del decreto anti-crisi e il Superbonus (che non era all'ordine del giorno del tavolo di Palazzo Chigi con i sindacati) non è stato nominato. Per quel che riguarda le aperture sul salario minimo, al sottosegretario all'Interno Carlo Sibilia, che rivendica ai Cinque stelle di essere responsabili e seri ("Oggi Draghi annuncia un provvedimento sul salario minimo. L'azione politica del M5S è seria ed efficace. Altro che Papeete bis"), c'è chi fa notare che Draghi non è sembrato così incalzante sul tema e che la direzione non è quella proposta dai Cinque Stelle. Aspettaere la fine del mese, quando sarà pronto il decreto annunciato ieri dal premier ai sindacati su salari, costo del lavoro, caro-vita, può essere la strategia temporeggiatrice di Conte.

Tutte le notizie di oggi

Oggi sarà "obbligato" a rendere esplicita la sua posizione, nel pomeriggio o in serata seguirà una riunione con i senatori in vista del voto di fiducia di domani. Conte potrebbe chiedere ai suoi di esprimere ancora una volta il sostegno al governo Draghi spiegando che occorre verificare cosa effettivamente ci sarà nel decreto annunciato oggi dal premier e rinviando di fatto a fine luglio la scelta di tirarsi o meno fuori. La sua preoccupazione, espressa più volte come un mantra in questi giorni, è quella di mostrare che i pentastellati sono "responsabili nei confronti del Paese". E i senatori, anche se non tutti, potrebbero alla fine decidere di seguirlo. Rinviando così il redde rationem.

Draghi ha ribadito che il suo governo è nato "per fare le cose" e "con gli ultimatum non si lavora" e dunque "perde di senso". L’ex governatore della Bce risponde in modo vago a chi gli chiede cosa farà qualora M5s abbandonasse l'Aula non votando la fiducia (un'ipotesi sempre più probabile, ora dopo ora). "Ho già detto che per me non c'è un governo senza M5s e che non c'è un altro governo Draghi" oltre a quello attuale, ha detto il premier, che di fatto conferma quanto sostenuto dodici giorni fa. Ribadisce la sua indisponibilità ad andare avanti senza quello che fino al 21 giugno, fino alla scissione di Luigi Di Maio, era il primo partito in Parlamento, e aggiunge che non ci sarà un Bis in questa legislatura. 

Oggi Draghi attende un segnale chiaro da Conte. Un impegno a sostenere il governo che potrebbe aiutare a gestire il contraccolpo politico che si attende domani quando i 5 Stelle si asterranno dalla fiducia uscendo dall'aula, in polemica contro la norma sull'inceneritore di Roma inserita nel decreto Aiuti. Per mantenere in vita questa maggioranza bisognerà circoscriverlo e renderlo un no "politico" motivato solo dalla presenza dell'inceneritore nel pacchetto di aiuti, che in qualche modo l'esecutivo aveva già elaborato alla Camera. Al Senato il voto di fiducia al governo e quello sul provvedimento sono - a differenza che alla Camera - coincidenti. Serve la volontà di entrambe le parti per andare avanti.

"Andando avanti così alle elezioni arriviamo al 5 per cento"

"Non ho intenzione di mettere in difficoltà il presidente del Consiglio" diceva Conte il 12 maggio 2022. Una vita fa. L'unico modo per tentare di risalire nei sondaggi per Conte sembra essere quello di uscire adesso dal governo e stare all'opposizione fino alla fine della legislatura. "Stando dentro, il crollo è inevitabile", sono i ragionamenti dentro il M5s di questi giorni riportati dalla Stampa: "Perché le rilevazioni degli ultimi mesi vedono il Movimento scendere di mezzo punto percentuale a settimana. 'E andando avanti così - è l'avviso di uno dei fedelissimi di Conte - alle elezioni arriviamo al 5 per cento, se ci arriviamo. Poi certo possiamo sempre decidere di estinguerci prima. A questo punto sarebbe una soluzione'". Il Pd avverte l'alleato: "Se adesso rompete il governo cade, si va al voto in autunno e l'unica a festeggiare sarà la destra di Salvini e Meloni". 

C'è anche un altro elemento da tenere in considerazione. Tra i parlamentari M5s e nella base la spinta a lasciare il governo è forte anche "numericamente": perché quelli che non sono andati via con Luigi Di Maio sono i meno affezionati al governo. "Sono sommersa di messaggi dei miei che mi chiedono: Cosa state aspettando?", avrebbe raccontato Paola Taverna. Domani in Senato all'ex premier serve un gioco di prestigio. Ieri alla cena con i giornalisti della stampa estera, Draghi ha inviato un fragile ramoscello d’ulivo ai partiti: "I risultati raggiunti sono merito della maggioranza che sostiene il Governo e degli italiani". Basterà a convincere Conte?

In tutto ciò il centrodestra attende di capire cosa accadrà domani. Se Giuseppe Conte deciderà di uscire dal governo Forza Italia e Lega chiederebbero quella verifica di governo già auspicata lunedì da Silvio Berlusconi. La crisi andrebbe portata in parlamento e si profilano due scenari: o un governo a trazione di centrodestra (quasi impossibile), oppure andare a votare il prima possibile.  Senza il M5s contiano s’innescherebbe un domino imprevedibile. Il Pd di Letta, finora primo grande sostenitore di questo governo, rischierebbe d’essere invischiato in una coalizione in cui predominante diventa il centrodestra Salvini-Berlusconi. Non il miglior viatico verso le elezioni politiche. "L'Italia non può restare ostaggio di litigi e beghe di Palazzo - attacca Giorgia Meloni di Fratelli d'Italia -  Bisogna tornare al voto per dare alla nazione un governo forte, coeso e che faccia realmente gli interessi degli italiani. Elezioni subito".

Ma non è meglio andare a votare?

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