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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Gentiloni: "Modello Ue sotto attacco, dobbiamo ripartire su una nuova strada"

Di fronte alle spinte disgregatrici, è quanto mai urgente aggiornare "l'idea di Europa": ne sono consapevoli tutti i leader del "vecchio continente". Il premier: "Serve tracciare la strada da percorrere nei prossimi dieci anni e oltre"

Di fronte alle spinte disgregatrici, è quanto mai urgente aggiornare "l'idea di Europa": ne sono consapevoli tutti i leader del "vecchio continente".

Il "modello vincente" che per anni la Ue ha rappresentato è oggi "sotto attacco". E per "ripartire" non basta una "foto di famiglia" in occasione del 60esimo dei Trattati di Roma ma "serve tracciare la strada da percorrere nei prossimi dieci anni e oltre". Lo sostiene il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni in un intervento pubblicato nell'inserto che La Stampa dedica all'Europa e alla ricorrenza dei Trattati di Roma.

Il premier cita "il mancato completamento del governo politico dell'euro e la lentezza nel dare risposte coordinate ai flussi migratori" come le due questioni che "ci hanno messi di fronte ai punti deboli della nostra azione". Il risultato è che "il calo della fiducia nelle istituzioni europee attraversa le nostre società e le nostre opinioni pubbliche". Dunque "non bastano gli aggiustamenti momentanei o le risposte a singoli eventi come Brexit. Dobbiamo ripartire. Vogliamo farlo da Roma, il 25 marzo, quando con i Capi di Stato e di Governo dell'Unione Europea celebreremo il sessantesimo anniversario di quei Trattati: non solo con una 'foto di famiglia', ma con l'obiettivo di tracciare la strada da percorrere nei prossimi dieci anni e oltre".

Una strada che parta "da alcuni punti fondamentali: abbiamo l'urgenza di rispondere alla domanda di crescita economica, di investimenti e di lavoro. Crediamo nelle riforme strutturali sul piano interno, ma è il momento di un forte impegno comune per uscire dalla crisi, per ridurre i livelli di disoccupazione, soprattutto giovanile". Servirà poi "una riflessione comune sulle forme del nostro stare insieme", aggiunge rilanciando la 'doppia velocità': "E' giusto che i Paesi possano avere ambizioni diverse e che a esse ci siano risposte diverse. E' una strada già prevista nei nostri Trattati, ed è uno strumento che dobbiamo utilizzare per avere un'Unione Europea più semplice, più efficace, più in grado di rispondere alle sfide del presente, che permetta a chi ne ha intenzione di andare più veloce e più lontano".

Come rinsaldare l'Europa nonostante gli attacchi politici e le tensioni interne degli ultimi mesi? Il Ministro degli affari esteri tedesco Zigmar Gabriel invita a creare un' “Europa migliore” liberandola dalla dipendenza dagli USA.

Al sessantesimo anno di Unione Europea "gli europei sono giunti ad un crocevia: la crisi finanziaria e il problema dei flussi migratori hanno spietatamente messo a nudo i punti deboli del progetto europeo. In particolare tra pochi giorni si pronuncierà la Gran Bretagna sul suo desiderio di uscire dall'UE". "Questo è un campanello d'allarme" scrive Gabriel sul Rheinische Post, aggiungendo che "adesso il progetto europeo è esposto come non mai ad attacchi dall'interno e  dall'esterno. Da un lato i populisti, che propongono soluzioni semplici e dall'altra gli autocrati, i quali sono estranei ai valori europei". "Tutti questi voglio smantellare o distruggere del tutto l'Europa" ritiene il poltico.

"Quindi il 60° anniversario dovrebbe essere un simbolo di speranza e un invito a lottare per l'Europa. Non dobbiamo tacere quando ci sono persone con l'obiettivo di porre fine all'unità europea" scrive Gabriel. "Lottare per l'Europa significa anche proteggere i valori europei".

"Ma dobbiamo anche andare avanti perché ci troviamo di fronte al compito storico di creare un'Europa migliore e più forte,  prima di tutto, in politica estera e di sicurezza. Adesso è giunto il momento di rifiutare il concetto che l'Europa debba occuparsi della propria difesa da sola. La collaborazione con la NATO e gli USA è alla base della comunità transatlantica, ma l'Unione Europea deve risolvere da solo i propri conflitti e le proprie crisi scoppiate vicino ad essa. I primi passi sono stati già fatti" ha sottolineato il capo del Ministero degli esteri tedesco.

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