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Giovedì, 18 Aprile 2024
Il colloquio

Annibali contro Letta: "Destre pronte a votare il Ddl Zan, ma il Pd si era fissato"

Il Pd scarica ogni colpa su Italia Viva. Tuttavia l'onorevole Lucia Annibali, direttamente a Today, si dice pronta a ricominciare a lavorare con i democratici. "Noi sempre disponibili"

"Quando abbiamo lavorato alla Camera ed è stato licenziato il Ddl Zan, pensavamo comunque che il Senato potesse risolvere alcuni nodi che la Camera aveva affrontato in modo parziale. Col senno del poi, se avessi avuto la possibilità di migliorare la legge, l’avrei fatto prima che passasse al Senato. Secondo me si poteva scrivere meglio, alleggerendo il tema della scuola e rivedendo l’articolo uno. Se un tema non è ben scritto è perché dentro ci sono molte posizioni diverse e così non si arriva ad un testo chiaro, semplice e comprensibile". 

A parlare direttamente a Today.it è l’avvocato e deputata di Italia Viva Lucia Annibali, che, della legge Zan, aveva contribuito alla stesura dell’articolo uno, poi contestato dai senatori renziani. 

"Sì, ma quell’articolo è un premissivo, dà una serie di definizioni. Quei concetti erano già nella proposta di legge. Il concetto di identità di genere non l’ho inserito io. Poi c’è stata la necessità di dare delle definizioni alle voci che venivano inserite nel testo, compreso il genere. Il risultato è il frutto di un lavoro di maggioranza". 

Quindi l’avete votato contando sul fatto che il Senato avrebbe migliorato il testo. Ma se il Ddl Zan fosse passato così com’era?
"Secondo me un giudice non avrebbe avuto elementi di chiarezza penale perché poi tutto sarebbe rimasto alla sua discrezionalità. Una norma penale deve essere molto chiara, molto mirata. Un testo troppo complicato non è detto che aiuti". 

C’è chi sostiene che la norma sarebbe stata proprio inutile perché ci sono già le aggravanti dei futili motivi e motivi abbienti. Serviva?
"Serviva un’aggravante specifica". 

Ma è quello che aveva proposto l’onorevole Licia Ronzulli di Forza Italia.
"Infatti le forze di destra non avrebbero avuto nulla da ridire. Il problema è stato volersi fissare su una parte del testo che creava solo delle difficoltà". 

Quindi perché il Ddl Zan è morto? 
"Per colpa della gestione del Pd, di Letta e di Zan, che non è un mediatore da questo punto di vista e anche del Movimento 5 Stelle, i cui deputati si sono sempre opposti ad entrare nel merito, anche nelle tante riunioni fatte. È stato sbagliato voler trasformare la legge Zan in un tema ideologico". 

Però il Partito Democratico vi recrimina proprio di averlo votato alla Camera e poi aver cambiato idea. 
"I dubbi su quel determinato testo vanno molto al di là della norma penale: c’è il tema della scuola, il tema della giornata contro l’omofobia. Sono tutti temi su cui avevamo fatto delle riflessioni, consapevoli che andasse modificato". 

Non la preoccupava anche l’articolo 4? Non temeva un reato d’opinione?
"Non era un vero rischio, secondo me era preferibile lavorare ancora di più sulla parte delle scuole perché, il fatto di dover trattare questo tema con gli studenti, poteva anche arrivare in un secondo momento. Era importante stabilire un principio, una norma penale che rafforzasse la tutela per la comunità Lgbtq".

Quindi lei non ha mai pensato fosse il miglior testo possibile.
"Diciamo che era quello che eravamo riusciti a mettere insieme con quel relatore, con quelle forze politiche, in quel momento. Anche dentro la maggioranza ci eravamo confrontati molto, su tutti gli argomenti. Ci siamo molto interrogati anche su questo e alla Camera questo è stato il risultato. Consci del fatto che dentro quel testo, restavano dei nodi che andavano migliorati nel passaggio in Senato. Le due Camere servono a questo. Se è possibile un testo si migliora. Se poi è difficile avere una larga maggioranza, non c’è nulla di strano nel fare una riflessione in più. Sul principio nessuno può dire di non essere d’accordo. Bastava introdurre meno piuttosto che niente".

Come ha guardato all’esito del voto?
"È stato un esito molto triste. Memori di quanto successo in passato, si doveva gestire diversamente perché i muro contro muro non portano da nessuna parte. Non è mediare sui diritti, ma lavorare per avere un consenso più largo possibile". 

Lei è davvero convinta che i suoi colleghi di partito abbiano tutti votato contro la tagliola?
"Il voto era segreto. Italia Viva voleva trattarlo, tanto che aveva chiesto il rinvio di una settimana. In più Italia Viva aveva 12 senatori e il Ddl ha perso con uno scranno di 24, se la matematica non è una opinione, anche volendo addossare colpe a noi, i conti non tornano". 

Il fatto che Matteo Renzi fosse in Arabia durante il voto non le è sembrato fuori luogo?
"No, tanto qualunque cosa faccia o non faccia, ci si trova sempre un retropensiero, lui fa le sue scelte e sono lecite. Si è sempre speso per questo tema, ma qualcuno vuole dare per forza una lettura violenta e strumentale al comportamento di Renzi".

Ma ormai il Pd sembra aver rotto con voi. Lei sarebbe disponibile a ricominciare daccapo con i democratici per un nuovo testo? 
"Noi siamo sempre disponibili. Chi non è voluto entrare nel merito è da un’altra parte. Se il Pd vuole abbracciare i 5 Stelle noi non soffriamo di questa cosa. Non abbiamo isterie in tal senso".
 

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