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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Redazione

Se il Senato blocca tutto: il Ddl Zan e il mancato suffragio universale

La vicenda del Ddl Zan palesa ancora una volta il vulnus della nostra democrazia: il mancato pieno suffragio universale. La legge contro le discriminazioni di sesso, genere e disabilità è stata infatti approvata dalla Camera ma si trova ora bloccata in Senato dove sembra che non ci siano i numeri affinché venga deliberata definitivamente così com'è. Non è la prima volta che una riforma progressista si fermi in Senato e pochi si rendono conto che di fatto in Italia, in 75 anni di Repubblica, non c'è mai stato il pieno suffragio universale. Perché in virtù del nostro bicameralismo perfetto, per ogni legge occorre sempre l'approvazione di entrambe le Camere ma il Senato è composto da ultra-quarantenni e viene eletto solo da chi ha più di 25 anni (art. 58 della Costituzione). In Italia chi ha fra i 18 e i 25 anni può quindi votare, ma potendo votare solo per la Camera il suo voto vale la metà. Di fatto il potere è in mano sempre a un gruppo di 'anziani' eletti dai non-giovani, in quanto spesso sono l'ago della bilancia del nostro Parlamento.

E il risultato di questo distorto assetto istituzionale emerge ogni volta che si cerca di fare una riforma progressista, al di là delle maggioranze politiche e dei colori di appartenenza dei parlamentari: il Senato ferma tutto o annacqua le iniziative legislative. Infatti il Senato dei 'bigotti' ha depotenziato la legge Cirinnà sulle unioni civili, stralciando l'adozione del configlio (la "step-child adoption"). Il Senato dei 'vecchi' stava facendo naufragare la legge sull'omicidio stradale, ed è stata necessaria la fiducia. Nella scorsa legislatura l'intergruppo sulla legalizzazione della cannabis contava su oltre 1/3 dei deputati ma meno di 1/4 dei senatori, e in questa legislatura il nuovo intergruppo per la legalizzazione è sempre iniziativa della Camera. La legge sulla nuova cittadinanza, lo ius soli e ius culturae, si è arenata anch'essa in Senato e così via. Oggi in Italia chi ha fra 18 e 25 anni, sebbene possa votare, di fatto non conta pienamente, il suo voto è simbolico perché vota solo per la Camera quando il Senato può mettere parola o bloccare tutto.

E' giusto quindi che il Ddl Zan, approvato dalla Camera, espressione dell'elettorato italiano maggiorenne, venga fermato e cambiato dal Senato, che è però espressione solo di una parte dell'elettorato, cioè solo chi ha più di 25 anni? Nelle intenzioni dei padri costituenti il bicameralismo perfetto doveva fungere da maggiore garanzia e la differenziazione anagrafica dell'elettorato passivo e attivo fra Camera e Senato era voluta, perché si pensava che maggiore anzianità significasse maggiore esperienza e saggezza. Infatti storicamente, fin dai tempi dell'antica Grecia e di Roma, il Senato è sempre stato il consiglio degli 'anziani' ed è per questo che oggi abbiamo i 'senatori a vita' e non i 'deputati a vita'.

Purtroppo nella nostra Repubblica questo si è trasformato nel fatto che le riforme procedono sempre lente e con l'ultima parola dettata da una parte sola dell'elettorato. La riforma istituzionale più urgente di cui ha bisogno l'Italia è l'abolizione del bicameralismo perfetto, così da consentire l'adozione di leggi da parte di un parlamento che sia espressione di tutto il popolo, oppure l'estensione del voto ai diciottenni anche per il Senato – meglio ancora entrambe. Altrimenti poi non lamentiamoci che siamo un paese per vecchi dove vige la gerontocrazia.

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