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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Il Governo va allo scontro con l'Ue: "Nessuna manovra, ci sono le elezioni"

Ultimatum all'Italia: entro il primo febbraio servono 3,4 miliardi tra tagli e tasse. Il ministro dell'economia Padoan a Bruxelles per la riunione del Consiglio Ecofin ammette: "Una procedura d'infrazione sul deficit sarebbe grosso problema, ma l'Europa non può far finta di nulla"

L'Italia difficilmente potrà onorare gli impegni presi con l'Europa di ridurre il deficit pubblico nel 2017: il Governo dovrebbe trovare circa tre miliardi e mezzo entro febbraio tra tagli e nuove tasse, impresa difficile resa ancora più ardua da una campagna elettorale incombente dove nessun partito vorrebbe inimicarsi gli italiani sostenendo una nuova manovra lacrime e sangue.

Così, nella difficile trattativa con la Commissione Europea il Governo è pronto allo scontro con il rischio di subire una procedura di infrazione per lo sforamento dei vincoli di bilancio. Sulla differenza, pari allo 0,2% del Pil, fra l'impegno europeo e l'effettivo deficit pubblico nel 2017, "la Commissione aspetta una risposta il primo febbraio e questa risposta arriverà". Lo ha confermato, lasciando Bruxelles dopo la riunione del Consiglio dei ministri economici europei, il titolare del dicastero di via XX settembre Pier Carlo Padoan.

"Chiaramente - ha aggiunto Padoan - le spese ahimè necessarie per via dell'emergenza e per la ricostruzione saranno considerate". In poche parole il Governo sarà costretto ad incremento delle spese "già dalla prossima settimana" con concrete misure per far fronte all'emergenza terremoti indipendentemente da come si risponderà alla richiesta della Commissione europea" di una correzione di bilancio per ridurre il deficit strutturale. La lettera inviata nei giorni scorsi dal presidente del Consiglio Paolo Gentiloni al numero uno della Commissione europea Jean-Claude Juncker "ricorda la tragedia e il fatto che l'Italia spenderà quello che serve".

Il Pd cavalca l'onda: a Renzi l'opzione del muro contro muro con l'Europa fa gioco per la campagna elettorale imminente. Resta così un presidente del Consiglio a Palazzo Chigi impegnato a salvare le apparenze con l'Europa, mentre al Nazareno si prepara la "war room" in una sfida che proprio sul "no Europa" vedrà accalorarsi i partiti che coccolano l'ipotesi di elezioni a Giugno: oltre al Pd, Lega e Movimento 5 stelle su tutti.

Dal Nazareno Matteo Renzi fa rispondere il presidente del Pd Matteo Orfini al commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici: "Le parole di Moscovici sono sconcertanti, mentre stiamo ancora piangendo i morti di Rigopiano sentire argomentazioni proprie delle burocrazie è inaccettabile e offensivo" Dopo avere ricevuto la missiva di Gentiloni, il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, ha fatto sapere al premier di essere pronto ad aiutare l'Italia, ma i commissari popolari spingono per essere inflessibili e chiedono una immediata procedura di infrazione se Roma non agirà in tempi rapidi.

L'Italia d'altronde lo scorso anno ha ricevuto 19 miliardi di flessibilità sul risanamento dei conti, quest'anno ne ha incassati altri 7 ma la Ue - che ha stirato le regole fino al massimo - chiede un minimo intervento di 3,4 miliardi sul deficit strutturale affinché il debito, che veleggia intorno al 133% del Pil, inizi a diminuire.

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