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Venerdì, 29 Marzo 2024
Il caso

E' Giunta l'ora del Cav: Berlusconi verso la decadenza

L'organismo di Palazzo Madama riunito per discutere e votare forse già oggi l'addio da senatore in base alla legge Severino, ma il Cavaliere diserta la seduta pubblica

ROMA - Al via la seduta della giunta per le elezioni e immunità del Senato che deve decidere sulla decadenza di Silvio Berlusconi da senatore dopo la sua condanna definitiva per frode fiscale nel processo Mediaset. Nella sala Koch di Palazzo Madama ha preso la parola il presidente Dario Stefano che, prima di dare il via formale alla seduta, ha voluto ricordare la strage di Lampedusa per la quale oggi è stato proclamato lutto nazionale e ha invitato i presenti a osservare un minuto di silenzio.

La seduta pubblica è durata poco più di un'ora visto che i difensori del leader del Pdl non si sono neanche presentati. "Non vi è possibilità alcuna di difesa né vi è alcuna ragione per presentarsi di fronte a un organo che ha già anticipato, a mezzo stampa, la propria decisione". Gli avvocati di Berlusconi Franco Coppi, Piero Longo e Niccolò Ghedini definiscono un "obbligo" non presentarsi davanti alla giunta, in quanto "non imparziale". "Nessuna acquiescenza può essere offerta a chi non solo non è, ma neppure appare imparziale come la giunta del Senato. Non vi è dubbio che anche questa ulteriore violazione dei diritti costituzionali e dei principi della Convenzione Europea troverà adeguato rimedio nelle sedi competenti". Così gli avvocati di Berlusconi.

Quella di oggi è la "seduta pubblica" prevista dal regolamento "sulla verifica dei poteri". Il Senato ha predisposto un'ampia copertura in diretta "dalla radio al tablet", per consentire agli addetti ai lavori e ai cittadini di seguire l'evento. La procedura in corso è quella della "contestazione" dell'elezione di Berlusconi, il relatore è il presidente della Giunta Dario Stefàno (Sel), espressione della maggioranza che aveva bocciato la relazione di Andrea Augello (Pdl). L'esponente del centrodestra aveva proposto la convalida del seggio di Berlusconi o il rinvio preventivo della legge Severino alla Consulta o alla Corte Ue, ma la sua proposta era stata bocciata da 15 componenti su 23.

Dopo la relazione introduttiva la parola passa alle parti: ma il leader del Pdl ha ribadito ieri che diserterà la riunione, e nella memoria consegnata da tempo al Senato nella quale ha contestato i componenti della Giunta perché si erano espressi pubblicamente prima della conclusione della procedura, ha espresso un giudizio senza appello: "La presenza delle parti, dell'interessato, e di un avvocato, non sarebbe che una mera sceneggiata in un copione già ampiamente scritto". Ha invece annunciato il suo interesse, presentando una memoria e incaricando un suo legale, Ulisse Di Giacomo, primo dei non eletti in Molise e destinato a prendere il posto del leader Pdl al momento della decadenza.

Al termine della discussione la Giunta si riunirà in camera di consiglio e potrebbe decidere già in giornata (e comunque, recita il regolamento, lo deve fare "non oltre 48 ore"), considerando che una maggioranza c'è già, quella che appunto ha bocciato la relazione Augello. Dopo di che spetta al presidente l'annuncio della decisione. In teoria, se la relazione scritta, che dovrebbe tenere conto anche dell'andamento della seduta pubblica, non fosse pronta in giornata, la Giunta potrebbe essere riconvocata per l'approvazione del documento. "Entro venti giorni dalla decisione", dice il regolamento, più probabilmente all'inizio della prossima settimana.

Dopo di che spetterà al presidente del Senato Pietro Grasso proporre alla conferenza dei capigruppo la calendarizzazione del voto dell'aula, ultimo e non scontato passaggio della procedura, sul quale è prevedibile si riapra lo scontro sul voto segreto, che diversi esponenti del Pd hanno chiesto di evitare e il Movimento 5 stelle proponeva di abolire. Ma prima di allora, ci sarà tempo per un possibile gesto spontaneo del Cavaliere: le dimissioni da senatore per evitare l'umiliazione di un voto che lo metta alla porta, dopo due decenni di vita politica da protagonista.

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