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Giovedì, 25 Aprile 2024
Il caso

Roma sull'orlo di una crisi di soldi: approvato il decreto per salvarla

Ancora polemiche sul bilancio della capitale. Il sindaco Marino minaccia il blocco e scatena l'ira di Renzi. Alla fine il decreto del governo è arrivato: niente default per la Capitale

ROMA - Il Consiglio dei ministri ha varato una nuova norma "salva-Roma". Per mettere in sicurezza il bilancio della capitale era stato fissato per oggi l'esame di un "decreto legge enti locali". Si chiudono così, con un lieto fine, le polemiche e i toni esasperati degli ultimi giorni. Ma resta un problema: quello della gestione delle nostre città strette tra la crisi e il patto di stabilità.

I SOLDI E IL PIANO DI RIENTRO - "La cifra rimane la stessa, ma le modalità sono diverse: non c’è un trasferimento di soldi dal governo al comune di Roma, ma tra il commissario e il Comune. I soldi anziché essere diluiti nel tempo vanno erogati. Ovviamente ci vuole poi un piano di rientro". Lo ha affermato il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Graziano Delrio, in conferenza stampa a Palazzo Chigi dopo il Consiglio dei ministri. Parallelamente, ha sottolineato Delrio, c'è "l'obbligo di avere piani di risanamento finanziari, di aumento delle entrate da parte del comune di Roma come già il Senato aveva stabilito con un emendamento a larghissima maggioranza". Nel Consiglio dei ministri è stato risolto anche il nodo sulle detrazioni della Tasi. In particolare, ha spiegato sempre Delrio, è consentito un aumento fino allo 0,8 per mille delle aliquote della nuova tassa finalizzate a introdurre detrazioni per i cittadini. "Milioni di famiglie - ha detto - rischiavano di pagare la tassa sulla casa se non venivano introdotte le detrazioni".

NAPOLI PROTESTA - "Da due anni e mezzo amministro una città che ho trovato con un miliardo e mezzo di debito e 850 milioni di disavanzo: ci troviamo questo debito e non abbiamo avuto, ovviamente, il 'Salva Napolì". Così, il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, ha risposto su Sky Tg 24 a Paola Saluzzi che gli ha chiesto un commento sul decreto "Salva Roma". Il sindaco di Napoli ha anche sottolineato che, per la Capitale, "è la seconda legge speciale, dopo quella per Alemanno". In quell'occasione, ha ricordato il primo cittadini partenopeo, "ci furono anche molti soldi. Adesso c'è uno stralcio del debito". De Magistris ha quindi auspicato, in conclusione, un comportamento analogo per tutte le altre amministrazioni in difficoltà. 

LETTERE E POLEMICHE - Il sindaco della capitale Ignazio Marino, stamattina, aveva scritto una lettera al quotidiano Il Tempo per spiegare ai romani la sua posizione. Ieri il presidente del Consiglio Matteo Renzi, pur dichiarando "comprensibili" le "minacce" del sindaco, annunciando che oggi sarà varato il decreto sugli enti locali, aveva criticato i "toni" presi da Marino e in particolare la minaccia di bloccare la città a fronte alla mancanza conversione in parlamento del decreto salva-Roma. "Caro direttore", inizia Marino, "è difficile scegliere da dove cominciare. Forse bisogna partire proprio da lì, dal cosiddetto Salva Roma. Mai nome fu meno appropriato per un decreto".

Un iter tormentatissimo secondo la ricostruzione del sindaco: "A ottobre 2013, avevamo chiesto solo una norma che ci permettesse di chiudere un buco di 816 milioni di euro nel bilancio del Campidoglio, lasciatoci in eredità dall'amministrazione Alemanno" e precisamente "che il commissario Massimo Varazzani ci restituisse 485 milioni con cui i romani avevano finanziato l'avvio della gestione del debito storico". Ma poi "quel provvedimento, per volere di pezzi di Parlamento è stato gonfiato con decine di impegni di spesa che non avevano niente a che fare con la capitale (...) A quel punto, giustamente, il presidente della Repubblica ne ha chiesto e ottenuto la revoca". Poi il nuovo decreto del governo Letta che si è "incagliato a Palazzo Madama" per l'ostruzionismo del M5S di fronte al tentativo "di imporre al Campidoglio norme per la vendita di azioni Acea in cambio del suo via libera al decreto".

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Quello del M5S viene stigmatizzato comunque da Marino come "un comportamento irresponsabile" dettato dal "desiderio di creare un problema al neonato governo Renzi alla improrogabile ricerca delle soluzioni necessarie per Roma. Così ci hanno ricordato i danni che può fare la cattiva politica". Ma, conclude il sindaco, "senza le norme di cui abbiamo chiesto l'approvazione, Roma rischia la paralisi: trasporti, raccolta rifiuti e manutenzione urbana bloccati proprio mentre ci prepariamo ad accogliere 5 milioni di pellegrini attesi per la beatificazione di Papa Roncalli e Papa Wojtyla".

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