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Giovedì, 28 Marzo 2024
Politica

Di Maio, nel mirino ora ci sono gli incarichi multipli: un passo "di lato" è possibile

Vertice fiume in casa M5s. Oggi Luigi Di Maio ha la guida del partito, del ministero dello sviluppo economico, del ministero del lavoro e la vicepresidenza del consiglio. Troppi e (forse) troppo impegnativi per il leader di un movimento che deve riorganizzarsi in fretta

Il governo va avanti: nessuna sorpresa, era chiaro che così sarebbe stato anche prima del voto. E così sarà. "Che facciamo? Stacchiamo la spina al governo o no?". Questa, a quanto aveva appreso l’Adnkronos da una fonte autorevole del M5S, è la domanda posta da Luigi Di Maio ai presenti all’inizio del vertice convocato ieri al Mise per analizzare l’esito del voto europeo (molto negativo per il Movimento 5 Stelle) e disegnare la strategia per il futuro. Nessuna esitazione nello stato maggiore grillino, molto compatto sull’idea di andare avanti con l’esperienza dell’esecutivo gialloverde.

Nonostante fosse solo un'indiscrezione, quella se staccare o meno la spina, è stata commentata da Matteo Salvini a 'Porta a Porta': "Aspettiamo 4 anni...". Fonti M5s più tardi però puntualizzano che Di Maio non ha mai proposto di staccare la spina al governo e che la sua posizione è che il governo va avanti per altri 4 anni.

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Al vertice fiume durato tutto il pomeriggio e terminato intorno alle 20.30 hanno partecipato i più "autorevoli" esponenti del M5s: vertice informale, perché non sono stati convocati tutti i parlamentari. Ma c'era chi di fatto prende le decisioni (Davide Casaleggio a parte): dai ministri Riccardo Fraccaro e Alfonso Bonafede ai capigruppo Francesco D’Uva e Stefano Patuanelli, passando per Alessandro Di Battista, i sottosegretari Stefano Buffagni, Carlo Sibilia, Vincenzo Spadafora e i senatori Gianluigi Paragone e Paola Taverna.

Segreteria politica, governo, territori (assemblee regionali e centro di coordinamento): questi i temi toccati nel corso del vertice. Ed è proprio quello del futuro assetto dirigenziale M5S uno dei temi cruciali. "Non sarà un ritorno al direttorio ma una vera e propria segreteria politica", fanno sapere fonti del Movimento. Della ristrutturazione del M5s si parlerà mercoledì sera in un’assemblea congiunta che si sarebbe dovuta tenere ieri ma che poi è stata rimandata su richiesta di alcuni parlamentari assenti. "C’è tanto da fare" ha detto Di Maio lasciando il Mise dopo il vertice M5S.

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Di Maio, nel mirino i molti incarichi di governo

C'è anche un altro aspetto da analizzare: in casa M5s qualcuno inizia a dubitare che avere affidato a Luigi Di Maio molteplici incarichi di governo sia stata la scelta migliore. Oggi come oggi ha la guida del partito, la guida del ministero dello sviluppo economico, quella del ministero del lavoro, e la vicepresidenza del consiglio. Troppi e (forse) troppo impegnativi per il leader di un movimento che deve riorganizzarsi in fretta, per risollevarsi da quel 17% che sa di sconfitta senza attenuanti.

Nessuno ne chiede le dimissioni, al termine del vertice di ieri Paragone definisce "stupidaggini totali" le voci di dimissioni di Di Maio. "Ci siamo ricompattati", si lascia sfuggire Carelli. Ma gli incarichi multipli di Di Maio adesso non sono più un tabù. Una delle ipotesi, si apprende da fonti parlamentari, potrebbe essere quella di lasciare almeno uno dei ministeri a un altro esponente di rilievo dei 5 stelle.

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Le spinte nei confronti del Movimento 5 stelle e della Lega per far terminare l'esperienza del governo Conte non mancano però: e da più parti. C'è ad esempio Giorgia Meloni, la leader di Fratelli d'Italia, che intervistata da Repubblica e alla luce del buon risultato ottenuto dal suo partito(il 6,44%) invita Salvini a lasciare i 5 Stelle. "Queste elezioni dicono chiaro che gli italiani vogliono al governo Lega e FdI, non vogliono i 5Stelle e neppure l'alleanza gialloverde: infatti hanno votato in modo da configurarne un'altra. Adesso io e Salvini abbiamo da soli una maggioranza autonoma, in grado di fare ciò che i grillini hanno finora impedito: attuare il programma del centrodestra".

Il quotidiano considerato più vicino al Movimento 5 stelle, "Il Fatto quotidiano", oggi invita esplicitamente i pentastellati a lasciare Salvini intravedendo per loro "una strada obbligata" per rilanciarsi: "l'opposizione". Scrive Antonio Padellaro: "Se i Cinque Stelle vogliono tentare di ritrovare se stessi e i propri elettori (sapendo che molti fuggitivi difficilmente saranno recuperati) devono tornare a essere opposizione". Sarebbe infatti un suicidio, secondo Padellaro, "restare al governo con chi, in poco più di un anno, ti ha succhiato il sangue ricavandone energia e vigore e lasciandoti sul terreno esanime".

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