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Sabato, 20 Aprile 2024
Il check-up dei partiti

La legislatura più pazza di sempre: il tagliando ai partiti, ecco chi cresce e chi è in difficoltà

Gli spostamenti di consenso fanno venire il mar di mare ai partiti, che, spiazzati, rispondono inseguendo il "sentiment del giorno". Intanto i Governi cambiano, i gruppi si spaccano e si cercano formule magiche per i prossimi appuntamenti elettorali. Facciamo il punto per capire come stanno i partiti alle prese con i mille cambi di casacca e un consenso sempre più mutevole

In Italia il consenso non è mai stato così magmatico e lo si vede dai sondaggi che da anni somigliano più al bollettino dei mari che non ai flussi del consenso di un partito. Succede così che nel 2018, quando è cominciata la 18° Legislatura, i partiti si sono presentati agli italiani in un modo e oggi si apprestano ad affrontare le elezioni comunali d'autunno e il semestre bianco (che anticipa il voto del Presidente della Repubblica, in cui non si possono sciogliere le Camere) in altre vesti. Anche perché la pandemia ha cambiato tutto, comprese le priorità dei movimenti.

È una legislatura dove questi ampi e repentini spostamenti di consenso elettorale fanno venire il mal di mare ai partiti, che ne restano spiazzati, e reagiscono andando dietro a quegli spostamenti. Oggi i politici e i leader di partito, chi più e chi meno, inseguono il consenso invece di crearlo. Decidono di rispondere al proprio interlocutore con quello che quest’ultimo vorrebbe sentirsi dire. La politica è in costante ricerca del giusto brontolio di pancia da stimolare, mentre rinuncia a tenere saldi i punti fermi, valori insindacabili intorno ai quali poi creare dei ragionamenti e una mediazione con altri partiti. Questa continua assuefazione delle formazioni politiche allo spot elettorale, ha generato i populismi, sta portando alla estinzione delle classi dirigenti, ma soprattutto sta portato i politici a contraddirsi, non solo nei fatti rispetto alle parole, ma anche in ciò che dicono oggi rispetto a quanto affermato ieri. Un’ipocrisia che spiazza l’elettore, riacutizzando quella disillusione che rifluidifica il consenso elettorale. È un circolo ed è molto vizioso.

Così succede che il Movimento 5 Stelle decida di dare fiducia a Mario Draghi, quello che ani fa veniva definito sul Blog delle Stelle come il “mago Silvan” che “ingrassava le banche”. Adesso è un grillino e non c’è timore di scetticismo perché lo ha detto Beppe Grillo in persona. Però qualcuno ha pensato che quel voto fosse un tradimento ai valori del Movimento e così arriva un treno di espulsi, da cui è poi nato il Gruppo Parlamentare di Alternativa c’è.

Succede che uno come il leader della Lega Matteo Salvini, che anni fa girava con la maglietta “No euro”, adesso si dica convintamente europeista, certo per un’Europa dei popoli e delle nazioni, ma intanto è al Governo con Mario Draghi e sostiene un governo a trazione.

Succede anche che il segretario del Partito Democratico Enrico Letta, sentendo il bisogno di serrare le fila dell’elettorato, da una parte biasimi Salvini reo di pensare solo alla propaganda con polemiche su temi divisivi, dall’altra rilanci idee come lo ius soli e la dote ai 18enni con l’aumento delle tasse ai grandi patrimoni, che non sono esattamente delle battaglie universali e trasversali. Del resto anche il centrosinistra ha vissuto una spaccatura storica in Parlamento dopo l’addio di Matteo Renzi e la nascita di Italia Viva, che si è portata dietro quasi 50 fra deputati e senatori.

Succede anche che Forza Italia, per inseguire quel magma, perda le proprie posizioni liberali. Almeno questo è quello che pensa una come Michaela Biancofiore che, con la nuova maglia fucsia di Coraggio Italia, dice che il popolo di Brugnaro “è quello di Berlusconi e oltre”. Mentre in Fi c’è ancora Tajani che parla di donne che si realizzano attraverso la maternità e il ribelle deputato Elio Vito in prima linea per difendere a spada tratta il Ddl Zan, a difesa del popolo gay e transessuale.

Una legislatura così non ha precedenti. Tutti questi smottamenti interni, seguiti da costruzioni di nuove formazioni politiche non sono affatto un bel segnale, ma per nessuno. Infatti questo significa che chiunque, anche chi si candida a rappresentare il Paese, potrà anche dire di avere i numeri, ma c’è da chiedersi quanto siano numeri di persone convinte da veri progetti politici e concrete idee di società e quanto è determinato dall’ultimo tweet piazzato all’orario giusto per intercettare l’algoritmo del social network.

Se questo è il quadro, ne vedremo delle belle, prima alle amministrative, poi all’elezione del Presidente della Repubblica e poi alla partita delle elezioni politiche. Le grandi manovre sono già in essere con l’alleanza tra 5 Stelle e Pd in cantiere, dopo lo scettro rubato a Grillo da parte di Conte e l’ipotesi di una federazione di destra fra Lega e Forza Italia, con qualcuno che prima o poi dovrà anche colmare il vuoto cosmico al centro. Tutto può succedere a questo punto. Questa è davvero la Legislatura più pazza di sempre.   

Il check-up dei partiti politici: chi cresce e chi è in difficoltà, il punto

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