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Sabato, 20 Aprile 2024
Partito democratico

Il Partito democratico è morto: il decesso alle 18 del 19 aprile 2013

Il giorno del "tradimento" a Prodi verrà ricordato come il venerdì nero del centrosinistra. Il dover ricorrere a un Napolitano bis è il segno della fine di un percorso che ha portato a bruciare due padri fondatori di un partito che non c'è più

Nell’ordinamento italiano il processo è definito accusatorio. La prova della colpa o dell’innocenza deve essere formulata in sede di dibattimento. Ricalcando questa logica sistematica, e facendo del Parlamento un tribunale, il Pd in 48 ore è stato condannato. E questa è la lettura buona, quella che non mette il dito nella piaga. Poi c’è quella cattiva: la crono storia di un’autocondanna, di un giudice che manda al rogo se stesso. La sentenza ‘dell’udienza’ è stata eseguita da un centinaio di franchi tiratori decisi ad impallinare Romano Prodi. Caricare, puntare, fuoco. Ora del decesso, le 18 del 19 aprile 2013, il venerdì nero del centro-sinistra.

NAPOLITANO – Quest’oggi Giorgio Napolitano è stato riconfermato alla presidenza della Repubblica. Non per ragioni politiche, ma per senso di responsabilità. Il Pd, senza propulsione e senza guida, prosciugato da ogni opzione, è andato a trovar ristoro da chi al Colle ci ha già passato 7 anni. Il grosso della politica, nell’incapacità numerica, gli è andato dietro. Tutti escluso Grillo e Vendola.

"TUTTI DIMESSI, SI VA AL CONGRESSO"

SINISTRA – A vederla bene, la politica a sinistra, quella fin qui conosciuta, si è dissolta. È già storia. E neppure troppo lentamente: sono bastate appena 4 chiamate nell’aula di Montecitorio. Si è sciolto nel merito e nel metodo: nei nomi, anzi in un nome, e nei numeri, quelli che nel segreto dell’urna hanno pugnalato la sposa. Parliamoci chiaro, bocciare Romano Prodi, l’uomo che dalla riva sinistra del fiume ha portato l’Italia in Europa, il politico che con l’Ulivo ha fatto da padre putativo al Pd, chiude quell’esperienza politica inaugurata al Lingotto di Torino da Walter Veltroni. Questo per quel che riguarda il merito.

Il metodo ha solo certificato il dato politico. La stroncatura del Professore, infatti, racconta di una guerra atomica interna tradotta in cifre, quelle che si sono volatilizzate prima su Marini e poi sul due volte premier. Guardando nel retrobottega della vicenda c’è chi parla di un regolamento di conti tra le correnti. Di chi ha voluto farla pagare per il no all’ex presidente del Senato. Sbirciare nel dietro le quinte, tuttavia, oggi serve a poco, è roba da addetti ai lavori. Al grande pubblico è passata l’idea del fallimento. E di quel lavoro certosino fatto nell’ombra. Nemmeno troppo all’oscuro. Almeno per chi da dentro qualcosa aveva cominciato a capire sentendo il vento che tirava. Altrimenti perché i parlamentari di Sel hanno fatto in modo di rintracciare le schede firmandosi tutti R. Prodi? E perché Beppe Fioroni ha fotografato la sua scheda elettorale?

Giochi e giochini cha hanno affondato il barcone. “Per me è troppo” ha sottolineato Bersani nell’ora del passo indietro. Quattro parole chiare, come dire: abbiamo oltrepassato di diversi chilometri il livello di guardia. Da qui non si torna indietro. La sinistra va ricostruita. Per questo fatto il presidente, il Pd dovrà rifare se stesso. Partendo dal dopo Bersani.

LETTA – Enrico Letta farà da traghettatore. A lui il compito di organizzare le primarie per rintracciare la nuova guida del centrosinistra. Un nome che prima passerà per le urne e poi sarà proclamato dal congresso, in ottobre. Al segretario che verrà il compito di dare nuova forma e linfa al partito. Anche perché, come ribadito in mattinata dal sindaco di Firenze – che si è detto “pronto a dare una mano” – , il contenitore non è in discussione.

Lo è sicuramente la leadership: quale sarà il volto del dopo? Renzi o Barca? La via della nuova sinistra passa da qui. Fabrizio Barca e la sua svolta a sinistra a braccetto con Vendola, o la riforma 2.0 del ‘rottamatore’, pronto a far confluire attorno alla sua figura i delusi del berlusconismo? L’elezione di Napolitano, nei fatti, ha aperto il congresso. Con il sindaco a fare il tifo per Napolitano e il ministro per Rodotà. In questa differenza sta la dimensione della sfida.

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