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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Politica

Cosa succede dopo le dimissioni di Conte

Gli scenari possibili dopo l'uscita dell'avvocato da Palazzo Chigi: un nuovo incarico per il Conte-Ter, un altro premier con la stessa maggioranza o un cambio radicale con il centrodestra al potere. Oppure le elezioni

Domani mattina alle 9 il Consiglio dei Ministri è convocato con un unico punto all'ordine del giorno: le dimissioni di Giuseppe Conte. Il presidente del Consiglio salirà al Quirinale alle 11 per ufficializzare con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella il suo saluto a Palazzo Chigi. Che potrebbe essere un arrivederci o un addio. Vediamo quali scenari si aprono dopo le dimissioni e cosa succederà nelle prossime ore. 

Cosa succede dopo le dimissioni di Conte

Dopo aver ricevuto Conte al Colle il presidente della Repubblica deve aprire il rito delle consultazioni. Al Colle saliranno il presidente del Senato Elisabetta Casellati e quello della Camera Roberto Fico e poi, via via, sfileranno tutte le forze politiche rappresentate alla Camera e al Senato. L'obiettivo di Mattarella sarà trovare una maggioranza di governo pronta a votare la fiducia in entrambe le camere a un presidente del Consiglio. Gli scenari ad oggi sono sostanzialmente tre:

  • il primo è il Conte-Ter: il presidente del Consiglio è stato convinto a dare le dimissioni da una parte della sua maggioranza (il Partito Democratico in primis) perché il piano è quello di ripresentarsi con un nuovo incarico per dare vita a un altro governo con altre forze pronte a votare la fiducia e a sorreggerlo in parlamento;
  • il secondo è un altro presidente del consiglio: se il presidente della Repubblica lo ritenesse necessario, potrebbe dare l'incarico a un'altra persona che poi comincerebbe i suoi colloqui a Palazzo Chigi per cercare una maggioranza pronta ad appoggiare il suo governo;
  • il terzo scenario sono le elezioni: se Mattarella ritenesse impossibile trovare una maggioranza e un presidente del Consiglio pronto a rappresentarla potrebbe sciogliere le camere per ridare la parola agli italiani; una delle date considerate probabili per il voto è l'11 aprile.

Il primo scenario, ovvero la promessa di un Conte-Ter, è ciò che ha spinto il premier a dare le dimissioni. Nella giornata di oggi il Partito Democratico ha assicurato a Conte che farà il suo nome per il reincarico e lo ha convinto al passo decisivo, che comunque sarebbe stato rimandato soltanto di altre 72 ore al massimo, visto che il voto sulla relazione del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede avrebbe visto a Palazzo Madama la sconfitta del governo e la presa d'atto della mancanza di una maggioranza intorno all'esecutivo. Subito dopo l'annuncio della convocazione del consiglio dei ministri il MoVimento 5 Stelle, il Partito Democratico e Liberi e Uguali hanno annunciato sostegno a Conte "per un nuovo governo chiaramente europeista e sostenuto da una base parlamentare ampia, che garantisca credibilità e stabilità per affrontare le grandi sfide che l’Italia ha davanti", come ha scritto il segretario del Partito Democratico su Twitter.

Ora Conte ha paura

Il Conte-Ter o un nuovo presidente del Consiglio con il "governo di salvezza nazionale"

Il punto è che ad oggi quella maggioranza non si è ancora palesata e non ci sono i numeri per reggere. Fino a stamattina l'ipotesi che circolava dalle parti del Pd era quella di allargare la maggioranza consentendo il rientro di Italia Viva e, insieme, accogliendo "pezzi" di Forza Italia e delle forze centriste insieme a transfughi di altri partiti. Ma questo, a ben vedere, a parte Renzi era lo stesso piano che aveva il presidente del Consiglio, palesato nell'operazione Responsabili-Costruttori che nel frattempo è fallita. E se è fallita quiando Conte era a Palazzo Chigi perché dovrebbe riuscire oggi che non c'è più? Le altre opzioni sono queste:

  • costituire una nuova-vecchia maggioranza (ovvero con M5s, Pd, LeU, Italia Viva e altre piccole forze eventualmente riunite in un gruppo) con un altro presidente del Consiglio, che potrebbe essere espressione dei grillini, dei Dem oppure una personalità terza in grado di mettere tutti d'accordo;
  • costituire una maggioranza diversa coinvolgendo il centrodestra in un governo di salvezza nazionale, come è stato ribattezzato in queste ore, che potrebbe essere presieduto da una personalità super partes, come si dice in questi casi; i nomi che si sono fatti in questi giorni sono i soliti: quello di Mario Draghi e quello di Marta Cartabia; ma un governo del genere non avrebbe l'appoggio del M5s e forse nemmeno di Fratelli d'Italia mentre la Lega è parsa nei giorni scorsi più possibilista. In questo caso cosa farà il Pd?

Della seconda soluzione Salvini ha parlato a Palermo durante una riunione con gli eletti leghisti: "Bisogna impedire che questi restino al loro posto altri due anni. Devono andare a casa, per il bene del Paese. E questa volta se tutto va bene riescono a cadere da soli", ha detto il Capitano. gE la bomba è arrivata subito dopo: "Se davvero riescono a mettere da parte Conte e a non costruire una nuova maggioranza - sostiene lontano dalle telecamere il leader leghista - ci potrebbero essere le condizioni per un governo super partes. E a quel punto valuteremo il da farsi". E le idee di Salvini ormai coincidono con quelle di Giorgetti. "L’unico che può salvare il Paese in assenza di nuove elezioni è Mario Draghi". Che costituirebbe un governo super partes, con la Lega fuori ma avendo ministri d'area. 

L'ipotesi di nuove elezioni: cosa succede se si vota

Cosa succede invece se si vota? In base alla media dei sondaggi di oggi e a prescindere dalle possibili coalizioni pronte a presentarsi alle urne, la vittoria andrebbe al centrodestra. A confermarlo è una simulazione di Youtrend realizzata da Giovanni Forti e Alessio Vernetti e basata su 5 diversi scenari ipotetici. Un breve riepilogo delle regole del gioco. Il referendum costituzionale dello scorso 21 settembre ha ridotto il numero di deputato (da 630 a 400) e di senatori (da 315 a 200). La legge elettorale attualmente in vigore è il cosiddetto Rosatellum, che prevede un sistema misto tra proporzionale e maggioritario. Per ripartire i consensi, e quindi i seggi, è stata utilizzata l'ultima Supermedia Agi/Youtrend di dicembre. Ecco come potrebbe finire:

  • Il primo scenario prevede la riedizione degli schieramenti delle elezioni politiche 2008, con i tre poli in campo e quindi il MoVimento 5 Stelle e Liberi e Uguali che corrono da soli. In questo caso il centrodestra vincerebbe con un grande risultato: oltre il 60% dei seggi alla Camera e al Senato. 
  • Il secondo scenario invece vede l'alleanza di Partito Democratico, MoVimento 5 Stelle e Liberi e Uguali in quella che sarebbe, a parte Italia Viva, la riedizione della maggioranza che ha retto finora il governo Conte Bis. Anche qui vincerebbe il centrodestra ma con un margine minore. 
  • Il terzo scenario è quello che vede Forza Italia fuori dal centrodestra nell'ottica della formazione di un polo liberale con Italia Viva, Azione e +Europa: in questo caso, improbabile ad oggi, la coalizione Pd-M5s avrebbe una maggioranza relativa ma non sarebbe in grado di governare da sola. 
  • Il quarto scenario prevede invece Italia Viva alleata di Pd e M5s: anche in questo caso vincerebbe il centrodestra. 
  • Il quinto scenario invece è un inedito bipolarismo forzato: tutto il centrodestra unito contro tutto quello che è fuori del centrodestra unito, ovvero una Grande Coalizione che andrebbe dai grillini a Calenda passando per Renzi. Questo è l'unico caso in cui, numeri della simulazione alla mano, il centrodestra perderebbe e gli avversari otterrebbero una risicatissima vittoria.

La condizione migliore, per l’attuale opposizione, si avvererebbe se Pd e M5S rinunciassero al cantiere progressista e andassero separati come nelle elezioni del 2018: in questo caso il centrodestra otterrebbe 248 deputati su 400 e 124 senatori su 200, mentre nel caso di un’alleanza di tutti quelli che oggi stanno fuori dal centrodestra, ovvero Pd, M5S, Iv, Leu, Azione e +Europa, l'inedito Fronte Popolare prevarrebbe con 202 seggi a Montecitorio e 102 a Palazzo Madama. 

Un aspetto curioso di questa corsa al voto è quello sottolineato qualche giorno fa dall'agenzia di stampa Agi, partner di Youtrend.  Ad oggi, la Lega rappresenta la metà dei consensi complessivi attribuiti alla coalizione. Ma in caso di elezioni il Carroccio perderebbe parlamentari pure con una vittoria nettissima. "Se consideriamo lo scenario più favorevole al centrodestra (il primo) e ipotizziamo che i seggi della Lega siano la meta' di quelli attribuiti in totale alla coalizione, vediamo che alla Camera il Carroccio si fermerebbe a quota 124 seggi (-6 rispetto a oggi) mentre al Senato arriverebbe a un soffio dal riconfermare questa cifra (62)", spiega Youtrend.

Per quanto riguarda Forza Italia,le nuove elezioni costituirebbero un "bagno di sangue" dal punto di vista della rappresentanza parlamentare (visto il doppio effetto del minor numero di seggi in palio e del dimezzamento dei consensi al partito rispetto alle Politiche 2018). Il partito di Silvio Berlusconi avrebbe convenienza a tornare alle urne solo se queste restituissero uno scenario in cui FI giochi un ruolo "pivotale", cioè sia essenziale per la formazione di una maggioranza, anche di un monocolore di centrodestra. A conti fatti, l'unico partito che ha davvero convenienza a terminare il prima possibile questa legislatura, è Fratelli d'Italia: partito che oggi è all'opposizione con appena 33 deputati e 19 senatori, ma che in caso di nuove elezioni a breve potrebbe essere la seconda forza di una coalizione di Governo, addirittura triplicando il numero dei suoi eletti.

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