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Venerdì, 19 Aprile 2024
IL CASO

"Fassina chi?": il viceministro dell'Economia lascia il governo

Stefano Fassina, viceministro dell'Economia, ha presentato al premier Letta le sue dimissioni irrevocabili (ma rimane in Parlamento). Fatale l'ironia di Renzi sulla richiesta di un rimpasto di governo. Ecco chi lo sostituirà

ROMA - Renzi lo "sfotte", Fassina lascia e per Letta sono guai. Lo strappo tra il neo segretario democratico e uno dei responsabili del dicastero economico, il viceministro e bersaniano di ferro Stefano Fassina, si è consumato nel tardo pomeriggio di ieri. 

Ed è uno strappo che preoccupa Letta, anche se l'ipotesi di un rimpasto resta lontana e il premier non pensa per ora ad una sostituzione immediata: è possibile tuttavia che il nuovo vice di Saccomanni all'Economia, non certo un ruolo di secondo piano, venga "imposto" da Renzi, scelto tra i tre responsabili "economici" della nuova segreteria del Pd Filippo Taddei (economia), Davide Faraone (welfare) o Marianna Madia (lavoro). Su pressing del sindaco di Firenze, sarà presumibilmente un politico di fede renziana, dunque, ad affiancare il "tecnico" Saccomanni.

L'ADDIO DI FASSINA: PERCHE'? - Fassina aveva minacciato le proprie dimissioni già nell'ottobre scorso, quando aveva criticato l'impianto generale delle legge di stabilità. Ieri sono arrivate quelle "irrevocabili". Perché? Premesso che il bersaniano doc non ha mai lesinato le sue critiche ai compagni di partito, poche ore prima della sua decisione aveva esposto l'idea di un rimpasto di governo sottolineando la necessità di un cambio dei rappresentarti del Partito democratico per rendere la rappresentanza nell'esecutivo più coerente con il risultato delle primarie e l'elezione alla segretaria di Matteo Renzi.

IRONIA FATALE (GUARDA IL VIDEO) - Ma è stata proprio la stoccata riservatagli dal leader dem («Fassina chi?», aveva interrotto la domanda di un giornalista che gli stava chiedendo: «So che è allergico al termine rimpasto ma Fassina...») a spingerlo a rompere gli indugi: «Le parole del segretario Renzi su di me confermano la valutazione politica che ho proposto in questi giorni: la delegazione del Pd al governo va resa coerente con il risultato congressuale. Non c'è nulla di personale. E' questione politica. E' un dovere lasciare per chi, come me, ha sostenuto un'altra posizione».

FASSINA RIMANE IN PARLAMENTO - «E' responsabilità di Renzi, che ha ricevuto un così largo mandato, proporre uomini e donne sulla sua linea», ha continuato Fassina. Di conseguenza «restituisco irrevocabilmente il mio incarico al presidente Letta. Ringrazio il presidente Letta per la fiducia che mi ha concesso. Ringrazio anche il ministro Saccomanni per l'opportunità che mi ha dato per lavorare con lui. Ringrazio i colleghi, il viceministro Casero e i sottosegretari Giorgetti e Baretta per l'ottima intesa che abbiamo avuto». «Continuerò a dare il mio contributo al governo Letta dai banchi della Camera», ha quindi concluso.

CUPERLO: CI VUOLE RISPETTO - «Sono colpito per le dimissioni di Stefano Fassina - dice Gianni Cuperlo, che di Renzi è stato avversario alle primarie. - E ancor più dispiaciuto per l’episodio che le ha generate. In un partito servono le idee ma, assieme, serve il rispetto per le persone. Oggi la battuta del segretario del nostro partito non è stata una traduzione felice di questo spirito. Mi auguro si tratti di un incidente e nulla più». 

«Fassina chi?». Difficile pensare a un incidente. La frecciata di Renzi che torna inaspettatamente rottamatore, malinteso o voluta provocazione che sia, somiglia più alla classica goccia che ha fatto traboccare il vaso.

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