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Giovedì, 25 Aprile 2024
Politica

Fassina e Monti, il governo scricchiola

L'esponente democratico pronto a dimissioni per dissidi sulla manovra finanziaria, l'ex premier per quelli interni con la linea del ministro della Difesa Mario Mauro

ROMA - Si chiamano Mario Monti e Stefano Fassina le due grane per il governo di larghe intese. Il primo ha lasciato la presidenza di Scelta Civica accusando il ministro della Difesa Mario Mauro e altri undici senatori di voler cambiare la linea politica. Il secondo ha minacciato le dimissioni in polemica con il taglio dato alla legge di stabilità.

IL CASO MONTI - Si vuole "il superamento di Scelta Civica in un soggetto politico dai contorni indefiniti, ma aperto anche a forze caratterizzate da valori di governo inconciliabili con quelli per i quali è nata", scrive l'ex premier Monti, accusando il ministro Mauro e altri 11 senatori di voler cambiare la linea politica. La presidenza verrà assunta temporaneamente da Alberto Bombassei. "Sulla base degli elementi resi noti dal governo sul disegno di legge Stabilità approvato martedì sera, ho avuto scambi di opinioni all'interno di Scelta Civica, in particolare con i presidenti dei gruppi parlamentari al Senato e alla Camera, con i responsabili economici e con il portavoce politico", si legge in un comunicato, a firma dell'ex presidente del Consiglio, sul sito del partito. "Undici senatori appartenenti al gruppo di Scelta Civica - i senatori Albertini, Casini, De Poli, Di Biagio, Di Maggio, D'Onghia, Luigi Marino, Merloni, Olivero, Lucio Romano, Maurizio Rossi - hanno rilasciato una loro dichiarazione congiunta. E' difficile non convenire con il pochissimo che viene detto in ordine alla valutazione del ddl ('è un primo passo nella giusta direzione'). Ma vi è un quid specifico, di rilievo politico, che permea la dichiarazione, unisce le posizioni tenute di recente dagli undici firmatari e le connette ad un altro senatore di SC, che non è tra i firmatari in quanto fa parte del governo, il ministro della Difesa sen. Mauro", aggiunge Monti.

"In questi giorni il sen. Mauro, con dichiarazioni ed iniziative, è venuto preconizzando, da un lato, una linea di appoggio incondizionato al governo, ma che non è la linea di SC, linea definita dai suoi organi direttivi e confermata nella proposta del 'contratto di coalizione'; dall'altro, il superamento di SC in un soggetto politico dai contorni indefiniti ma, a quanto è dato capire, aperto anche a forze caratterizzate da valori, visioni e prassi di governo inconciliabili con i valori, la visione e lo stile di governo per i quali Scelta Civica è nata. Per i quali ho accettato di impegnarmi, di impegnare il mio nome e, con esso, di favorire l'ingresso o il ritorno in Parlamento di candidate e candidati che si sono formalmente impegnati a battersi per realizzare quella che essi stessi hanno chiamato 'Agenda Monti'", scrive il senatore. "Non posso non intendere la dichiarazione degli 'undici più uno' senatori come una mozione di sfiducia nei miei confronti. Ne prendo atto. Rassegno le dimissioni da presidente di Scelta Civica".

LA GRANA FASSINA - Per tutto il giorno, ieri, si sono rincorse voci di possibili dimissioni del viceministro dell'Economia Stefano Fassina, in polemica con il taglio dato alla legge di stabilità. Nessuna conferma ufficiale, ma di ora in ora il tam tam di Montecitorio dà per sempre più probabile l'uscita dell'esponente del Pd dal governo. Guglielmo Epifani, davanti alle telecamere del Tg5, fa capire che il problema esiste davvero. L'intervistatore rilancia l'indiscrezione secondo cui Fassina vuole dimettersi per dissensi sulla manovra. E il segretario del Pd commenta: "Non credo sia questo. Credo lamenti un difetto di collegialità. E credo abbia regione". Parole che suonano come un pieno sostegno al viceministro del Pd. A Palazzo Chigi sono in allerta per una defezione che potrebbe rompere gli equilibri su cui si regge l'esecutivo. Sul tavolo di Letta non e' ancora arrivato nulla di ufficiale. Anche se il premier, da Washington, ha tenuto i contatti con Roma anche in realazione al "caso Monti". Di certo c'è che Fassina vuole avere un chiarimento con il premier appena Letta sarà tornato dalla sua missione a Washington. Il malumore di Fassina si trascina da qualche giorno : alle sue riserve sulle larghe intese, il viceministro ha aggiunto negli ultimi giorni l'irritazione per essere stato tenuto fuori dalle riunioni operative in cui si scriveva la legge di stabilita'. A quelle riunioni, si è lamentato con chi gli ha parlato, partecipavano solo Letta, Alfano e Saccomanni.

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