"Tu quoque, Matteo!": Letta tradito dai "farisei"
Oggi l'ormai ex premier sale al Colle per rassegnare le dimissioni. La delusione di Letta: "I farisei mi hanno sfiduciato, ho capito che i mediatori mi avevano teso un tranello"
ROMA - Ore 15:30, Largo del Nazareno, Roma: "Enrico ti ringrazio per il lavoro svolto, ma per uscire dalla palude serve un nuovo esecutivo". Tra le righe: "Quell'esecutivo devo guidarlo io", firmato Matteo Renzi.
Ore 18:10, Roma, via Twitter: "A seguito delle decisioni assunte oggi dalla Direzione nazionale del Partito Democratico, ho informato il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, della mia volontà di recarmi domani al Quirinale per rassegnare le dimissioni da Presidente del consiglio dei ministri". Centoquaranta caratteri, o poco meno, amari e disincantati firmati Enrico Letta.
Il giorno delle dimissioni, la mattina dell'addio, è arrivato. Oggi l'ormai ex premier salirà al Colle per spiegare a Napolitano che non ci sono più le basi perché lui continui a guidare il governo. Sfiduciato dal suo stesso partito Letta non potrà che farsi da parte e lasciare strada al rottamatore Matteo. Non senza, però, una coda bella ricca di veleno. Perché in fondo Enrico alle parole del collega democratico c'aveva creduto. Solo qualche mese fa il segretario Pd si affannava a ripetere: "Il governo Letta durerà". Solo qualche giorno fa ribadiva: "Al governo senza voto, chi ce lo fa fare?".
Poi l'occasione ha fatto l'uomo ladro e le promesse sono svanite nel nulla. Per l'amarezza di Letta. "I farisei mi hanno sfiduciato - ha detto l'ex primo ministro - ho capito che i mediatori mi avevano teso un tranello". Un po' come le congiura dell'antica Roma.
Poi, lo scatto di dignità: "Non sarebbe dignitoso - ha spiegato ai suoi - accettare un qualche strapuntino". Anche perché, ne è convinto Letta, "vado via con il favore popolare, con la maggioranza degli italiani che non vede di buon occhio quanto successo. E' stata un'operazione sbagliata per il Paese". Forse anche l'ennesima sbagliata per il partito.